Per ogni coscienza ecopacifista la pace non è una ‘doxa’ ma la sola alternativa possibile. Una scelta di vita che nel corso di questa prima epoca di globalizzazione è apparsa ‘affievolita' ma che ora torna urgente, enormemente ‘arricchita' dal pensiero del Santo Padre, lucidamente contenuto nell’Enciclica 'Laudato sì’.
di Vito Barresi*
Analisi, convincimenti, motivazioni, ispirazioni per promuovere la pace in modo innovativo e originale, in quanto presupposto di una nuova ecologia umana, nutrita da un'antropologia sensibile e complessa che, come in questi ultimi mesi, sono l’ago della bussola per navigare nella tempesta della guerra, laddove l’agire dei popoli non può che segnare, ora e sempre, il primario e irrinunciabile valore supremo della pace nel mondo, baluardo in difesa del Creato, pace ‘locale' che sta accanto a quella climatica ‘globale'.
Da questi presidi di alta conoscenza, con stile semplice e saggio, Francesco esorta tutti noi a reagire di fronte al 'sacrilegio' della guerra, a riattivare la partecipazione popolare con realismo e pacatezza, senza estremismi nè faziosità propagandistiche, per salvare la terra dalla catastrofe, per abolire le guerre, rifiutare la violenza e il sopruso, attraverso l’affermazione del diritto internazionale comune, unica soluzione pacifica di ogni controversia a livello planetario.
Tra la guerra e la pace è quest'ultima la strada maestra che bisogna imboccare e percorrere, a partire da questo primo dopoguerra del 2000, rimboccandosi le maniche e abbassando i toni, per edificare e costruire un nuovo assetto mondiale, meno spietato, diseguale, anacronistico, disumano, tanto più necessario dopo il terribile ‘biennio nero’ della pandemia.
Ecco perchè, nonostante sembra quasi 'indicibile' affermare le ragioni 'epistemologiche' del pacifismo cristiano, bisogna tornare a spronare i movimenti ecclesiali, giovanili, studenteschi, il mondo intellettuale e più ampiamente la cultura italiana, per spegnere immediatamente il fuoco della guerra.
Smorzare la fiamma che rischia di bruciare l'intera umanità, richiede essenzialmente battersi affinchè quella striscia continentale, l’immenso granaio ucraino, dove pane e pace si confrontano violentemente con guerra e disperazione, esilio forzato e fuga delle popolazioni dalla propria 'heimat', non sia relegata a mera ’servitù di passaggio’ del risiko energetico, né tanto meno tramutarsi in una minacciosa roccaforte militare di demarcazione tra Oriente e Occidente.
Essere per il dialogo, per il confronto tra Est e Ovest non significa retrocedere in una vieta suggestione ‘vintage’ della Ostpolitik di Willy Brandt, ma ritrovarsi nel campo delle ragioni che uniscono Oriente e Occidente, ancora i ‘due polmoni’ di un mondo che vuole tornare, al più presto, dopo la pesante 'frattura pandemica’, a respirare aria libera e pulita, non inquinata dalla paura e dalle minacce nucleari.
Per questo c’è bisogno di una vasta e ampia azione di rilancio culturale, di una educazione mondiale aperta e solidale protesa, come disse Giovanni Paolo II, “a realizzare una civiltà dell’amore, dove ogni uomo e ogni donna possa esprimere effettivamente la propria parte di responsabilità nella costruzione di una vera pace nell’ambiente in cui vive”.
D’altronde, se è statisticamente ‘certificato’ che si ‘bruciano' circa 2 trilioni di dollari all'anno per sostenere finanziariamente le attività militari e le armi, vale allora la pena di riflettere attentamente anche sul pericolo di un possibile stravolgimento degli stessi fondi dei vari Recovery europei, che potrebbero essere incanalati in destinazioni diverse e divergenti da quelle previste per la ripresa economica del post pandemia,
Fermare la corsa agli armamenti è sempre più prioritario per destinare risorse pubbliche e finanziarie alla lotta per la pace climatica, per favorire la transizione ecologica, progetti altrimenti bloccati se prevarrà il loro vistoso ridimensionamento a favore delle spese militari, infrangendo il sogno di una Europa libera dal carbone, il sogno che dovrebbe prendere forma e consistenza con i programmi eco-sostenibili del Green New Deal e di Next Generation UE.
Da questa prospettiva appare evidente che il confronto dialettico, anche aspro e serrato, che sta per aprirsi, si concentrerà sulle priorità tematiche che qualificano l’agenda pubblica e politica europea, temi e problematiche tutte ormai convergenti e interdipendenti su sicurezza sanitaria, difesa militare e questione climatica, incardinate sullo sfondo strategico in cui Pace e Ambiente, logica del militarismo e danno ambientale, sono destinati a misurarsi.
E’ questa la cruna in cui passa il rilancio dell’eco-pacifismo europeo di ispirazione cattolica, quello stesso che nella propria storia ha grandi tradizioni e illustri personalità.
* storico sociale e delle identità culturali