La guerra ucraina si sta svelando, ogni giorno in più è sempre troppo, una pericolosa tagliola per l’Unione Europea, una trappola mortale per le nazioni che ne fanno parte storicamente e di recente. Non aver saputo gestire, praticamente a nessun livello, né economico, né politico, né tanto meno culturale e cooperante, la fine della Guerra Fredda, potrebbe oggi avere un prezzo persino più alto della nefasta dissoluzione della Jugoslavia, con la conseguente Guerra nei Balcani e il bombardamento Nato, denominato operazione Allied Force, una brutale campagna di attacchi aerei durata oltre due mesi su Belgrado.
di Vito Barresi*
La domanda che si è aperta con l’invasione distruttiva e devastante della Russia è questa: la Nato rimarrà legata alla strategia militare consolidata, quella di una risposta flessibile e della difesa avanzata, la cui validità è stata fortemente compromessa da un evento militare che ha scosso e definitivamente infranto il vecchio quadro dei rapporti di forza tra le superpotenze, sia a livello europeo che globale?
Appare evidente che questa prima e insidiosa crisi nei rapporti tra Est e Ovest si gioca attorno al focus dell’espansione della Nato tra il Sud e il Nord, tra l’Africa e l’Artide, al centro del pianeta, e non invece sul tema dell’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea che ne era una surrettizia scorciatoia.
Al centro di questa ‘trappola’ micidiale la posta in gioco è molto alta, ovvero il presente e il futuro della Nato che cerca adesso, dopo aver fatto cilecca sul primo colpo messo a segno dalla Russia, una rivincita, una motivazione e un rilancio, puntando con una certa ambigua e confusa determinazione addirittura al conseguimento di una vittoria sul campo.
Mai come adesso l’Alleanza Atlantica sembra trovarsi di fronte ad un aut-aut: andare avanti o fermarsi come un relitto nello scenario scaturito, vinca o non vinca la campagna ucraina, dalla svolta putiniana, la stessa che ha liquidato la convenzionale ‘coesistenza’ tra Est e Ovest.
Andare avanti significherebbe in sostanza fare accettare agli stati membri della coalizione occidentale, dunque all’Unione Europea prevalentemente, un vasto piano di riordino strategico e di riarmo pluriennale che potrebbe comportare anche l’opzione di armi nucleari, in situazioni che renderebbero persino giustificabile minacciare il loro uso ma anche utilizzarle in teatri locali per fini di polizia e sicurezza internazionale.
Tuttavia la Nato continua a giocare di rimessa tenendo il governo ucraino nella posizione di ‘bomber’, evitando di allestire qualsiasi iniziativa di uscita dal conflitto, rifiutando ogni trattativa proficua per risolvere una crisi regionale e aprire un confronto utile sugli asseti strategici globali, allestendo un tavolo con l’ex superpotenza bipolare, propagandisticamente ancora additata come il diabolico ‘nemico’ sovietico.
All’amministrazione Biden, insieme al governo del monarchico britannico Johnson, poco o nulla importa delle sofferenze umane che questo scontro sta infliggendo alla parte più debole, povera e vulnerabile della popolazione ucraina, a quelle classi più svantaggiate che pagano il più alto costo della guerra sporca e interposta, quel resto del popolo rimasto a piangere nelle case distrutte, nelle industrie smantellate, gettato nel dolore per il proprio paese devastato, mentre su treni riscaldati e pullman gran turismo (che i nostri media ‘embedded’ hanno accuratamente evitato di inquadrare in primo piano) i ceti più agiati e abbienti, cioè la piccola e media borghesia ricca hanno cavalcato e scelto la fuga dal loro inferno, imboccando la strada dell’abbandono e dell’emigrazione, attratti dalle baluginanti offerte di lusso che le nazioni del vecchio continente, l'America e un po’ meno la Brexit, hanno loro immediatamente prospettato, e non sappiamo quanto materialmente assicurato.
Ancora non è possibile fare alcun bilancio di questa ennesima e brutta guerra in territorio europeo. Guerra in qualche modo simmetrica e speculare a quella serbo-bosniaca.
Questo perché non se ne conoscono con precisione quali siano realmente gli obiettivi veri, anche se molti eventi del più recente passato ora si vanno disvelando in una luce diversa, spronano i governi europei, prima di tutto l’Italia, a nuove analisi sul ruolo e gli interessi dei vari attori attualmente in armi.
*storico sociale e delle identità culturali