Il termine di 'guerra metafisica’, con cui il Patriarca di Mosca ha definito la guerra ucraina si affianca, nella vastissima antologia di una ‘teologia della guerra’, a quella di Papa Francesco che già nel 2014 avvertiva il dipanarsi impressionante di una "Terza guerra mondiale ma a pezzi” in ogni parte del pianeta. Il parallelismo tra queste due interpretazioni sullo stato reale in cui si trova il mondo del primo secolo del Duemila, potrebbe essere un buon laboratorio per mettere alla prova strumenti e chiavi di lettura, più che mai necessari per comprendere il significato e il senso di questa guerra, individuandone le radici culturali proprio negli strati materiali profondi, dove oltre all’astio e all’avversione ideologica e propagandistica, giocano un ruolo importante anche i motivi che uniscono e non solo quelli che dividono.
di Vito Barresi*
Affermare che le guerre, anche quelle dichiarate per difendere il libero mercato economico e il format post moderno di una democrazia 'amorale' e radicale, un sistema politico scevro e senza dogmi, senza alcuna fede di qualsiasi tipo, si possano vincere senza una religione, sarebbe negare lo svolgimento caotico, ma poi con un suo sottile 'ordine' non casuale, della storia stessa, proprio perchè le guerre sono sempre state, mai come adesso, il più potente mezzo di comunicazione, il fattore propulsivo del rimescolamento culturale, addirittura dell’ibridazione di genere tra etnie e antropologie, conquistate e sottomesse dai quasi sempre soliti vincitori dell’ultima battaglia.
L’elenco è davvero lungo, se solo a partire dalle Crociate si va fino all’impatto titanico tra l’Islam e gli Stati Uniti, alla sterminante campagna irachena e all’esecuzione di Saddam Hussein, al pervicace odio di Bin Laden e all'attacco delle Torri Gemelle, all’implacabile accusa dell’ayatollah Khomeini che chiama l’America impero del Grande Satana.
A riguardo la definizione di 'guerra metafisica’ sembra forbita eloquenza da educande.
E ciò dovrebbe farci riflettere, molto meno grossolanamente di quanto avviene sui media 'embedded' del regime Nato, sul fascino straordinario della spiritualità russa, a memoria di quanto scriveva lo storico Sergej Averincev, allorquando avvisava che le due visioni teologiche del Cristianesimo (anche se poi è con i due polmoni che l’anima religiosa vive e respira sulla Terra) se non si contrappongono, sicuramente, divaricano a proposito della mediazione tra Luce e Tenebre, soprannaturale e infernale, dove per i teologi cattolici esiste un dimensione del 'naturale', poi sociale, politico, giuridico ed economico, governata, almeno fino ad un certo limite, da leggi proprie.
Per gli Ortodossi di Mosca questo luogo intermedio non esiste. E ciò perché, molto spesso nella storia umana, Cristo e Anticristo si scontrano e si toccano, come accade nella Leggenda del Grande Inquisitore di Dostoevskij.
Cioè può avvenire che la più semplice umiltà, la più docile sottomissione, viene a tramutarsi all’improvviso, in un disastroso capovolgimento, nella rottura tellurica di ogni equilibrio e fortezza, in una violentissima esplosione di rabbia, odio, battaglia, così da passare da un estremo all’altro, quasi a conferma della storia russa in questi ultimi anni.
Ecco perchè occorre fare chiarezza, laddove regna una confusione fitta, sulle origini socio-politiche di questa guerra, chiamando tutti a una conoscenza non mistificata dei nuovi termini di uno scontro molto ma molto realisticamente spirituale tra Occidente e Oriente.
Laddove con l’interruzione di ogni dialogo e confronto, con sanzioni, anatemi, propaganda, accuse, manipolazione narrativa offensiva, si pone in evidenza la sempre più marcata asimmetria e incompatibilità tra le post religioni dominanti ed egemoni nell’occidente, tutte racchiuse nella crisi mondana del ‘modello protestante' euro-anglo-americano, e il corrispondente 'modello religioso asiatico' basato sulla crescita di massa di una nuova e pluralista religiosità, frutto di una ridefinizione storica dei ceppi millenari ebraico-islamico-buddista-induista e cristiano ortodosso.
Certo siamo lontani dagli anni in cui si costruivano strade di pace e distensione, i leggendari anni ’60, i movimenti anti guerra e Peace&Love, in cui veniva messo in atto dalla diplomazia vaticana un poderoso sforzo per avviare il disgelo tra Usa e Urss, i due poli dell’Occidente e dell’Oriente.
Erano giorni e vie nuove quelli di Giovanni XIII, tra tutti il 7 marzo 1963, quando il papa riceveva in udienza privata Rada e Aleksej Adzubej, rispettivamente figlia e genero di Nikita Krusciov (Adzubej era il direttore della ''Izvestija'', organo ufficiale del governo sovietico), un momento che lo stesso pontefice commentava con un ‘'può essere una delusione, oppure un filo misterioso della Provvidenza che io non ho il diritto di rompere’’.
Ma è pur vero che per superare la trincea di questa che non è neanche la prima guerra metafisica avvenuta nella storia universale, c’è bisogno non della geometria dell’imperialismo protestante euro-anglo-americano, ma della laboriosa premura della diplomazia vaticana e ortodossa, il richiamo francescano alla preghiera e alla riflessione comune, premessa indispensabile per far tornare a respirare il mondo intero a pieni polmoni.
*storico sociale e delle identità culturali