Prossima Base Nato a Crotone? A 35 anni dagli F-16 la guerra in Ucraina riapre le speranze di una città in fuga da sé stessa

29 maggio 2022, 21:00 100inWeb | di Vito Barresi
Vito Barresi

“L'Italia avrà un ruolo importante nel quadrante sud orientale della Nato”. Con questa dichiarazione l'ambasciatore italiano alla Nato Francesco Maria Talò, che in un’intervista alla principale agenzia di stampa nazionale ha prospettato i cambiamenti previsti al fianco est mediterraneo scaturiti dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, riapre una finestra di possibilità per il 'ritorno' di una base Nato a Crotone. In altre parole si tratterebbe di riaggiornare un progetto insediativo militare, naufragato con la fine della Guerra Fredda tra Usa e Urss e il crollo del muro di Berlino negli ormai lontani anni ’90.


di Vito Barresi

Quale sarà il destino di Crotone nelle nuove mappe Nato del Meditterraneo? Non solo una domanda ma necessariamente uno sforzo a ridefinirsi, a riscoprire una vocazione strategica nel centro del Mediterraneo e un ruolo molto probabilmente sprecato in questi ultimi decenni.

A guardarla in questi giorni di guerra, dal porto abbandonato passato sotto il “controllo” dei ras portuali di Gioia Tauro, il braccio industriale dove sbarcava il grano dell'Ucraina e attraccavano le navi salpate da Odessa, Crotone sembra una fortezza abbandonata, caduta in catalessi economica e sociale, sprofondata in un vuoto di potere e di produttività che la colloca agli ultimi posti in Italia e in Europa come città peggiore in termini di sicurezza, reddito, qualità della vita, la fogna e la discarica del Paese.

Infatti tutti la schifano. Dopo la fine dell’era industriale, colpita da una fortissima emigrazione e dalla fuga dal territorio, ora il Comune è, di volta in volta, in mano a svariate cricche, e bande amministrative locali senza bandiere di partito, frattaglie e fragaglie di ceti parassitari, professori in disuso, avvocati “prenditori”, figli di famiglia con l'eredità dei paparini rossi, agenti immobiliari prestati al populismo, esclusivamente interessati ai loro affari personali, un posto abbandonato del sud in Calabria, senza collegamenti validi né ferroviari né aerei, che potrebbe di nuovo ricadere nella diatriba e nella spaccatura collettiva, con fronti contrapposti di pro e contro.

D'altra parte era già accaduto, a partire dal 1988, fino a quando un memorandum dell’agosto 1993, stipulato tra lo Stato maggiore italiano e il Comando Usa in Europa, stabilì lo stanziamento in Italia del 401mo stormo americano in precedenza in Spagna e con un altro memorandum del 30 novembre 1993 e accordo tecnico del 1994 si decideva lo schieramento ad Aviano, dopo che inizialmente si era disposto di spostare gli aerei nella base di S. Anna a Crotone.

Senonché, proprio quando già erano stati acquistati i terreni, il Congresso americano – in tempi di riduzione delle spese per gli armamenti dopo la guerra fredda – decise di non finanziare la spesa.

Adesso siamo di nuovo di fronte a un fatto straordinariamente imprevedibile, lo stesso che pone all’Unione Europea di fronte alla necessità di trovare un modo diverso di impostare le relazioni con la Russia e più complessivamente con il resto del mondo mediterraneo, africano e specialmente asiatico.

La grande occasione storica sprecata di diventare la più importante piattaforma aerea dell’Alleanza Atlantica nel Mediterraneo, il fallito insediamento della base F16 a Isola Capo Rizzato, la decisione di collocare in Calabria la Base Nato più moderna d’Europa, caldeggiata e spinta dall’allora potentissimo ministro Misasi, potrebbe tornare inaspettatamente sul tavolo del governo Draghi.

D'altra parte, la spinta a ridisegnare le linee di difesa della riva sud mediterranea è tutta dettata dall’urgenza imposta da esigenze strategiche inaspettate e assolutamente sorprendenti insorte dallo scontro frontale e violento tra la Nato e la Russia nella guerra Ucraina.

Comunque tali da richiede in tempi rapidissimi l’adeguamento, il miglioramento e il potenziamento dell'assetto militare esistente in quasi tutta la filiera logista europea.

Per cui si apprende che la definizione del nuovo volto ‘mediterraneo’ di quest'ultima versione di una Nato che guarda il mondo dalla Riva Sud italiana, sarà oggetto di decisioni al summit di Madrid di fine giugno, dove si raduneranno i leader per lanciare il Concetto Strategico” - il documento-bussola della Nato - e per approfondire le manovre in corso sulla guerra in Ucraina:

“Quello di Madrid - precisa l’ambasciatore Talò - sarà il Concetto Strategico che porterà la Nato nel 21esimo secolo, dopo un periodo di transizione. Correggeremo il tiro sulla Russia, che nell'ultimo documento era considerata come un partner, inseriremo la Cina, sinora assente, tratteremo in modo articolato le sfide di oggi: il cyber, l'ibrido, le tecnologie emergenti, il cambiamento climatico.”

La Nato, evidentemente, fa punto sulle preoccupazioni ormai dilaganti tra i tanti governi dell’Unione Europea, persino angosce e paure, che sono emerse in modo dirompente con l’invasione russa che ha raso al suolo tutte le reti infrastrutturali civili e urbane dell’Ucraina e dimezzato il territorio nazionale.

La guerra putiniana, ormai quasi vinta sul campo, ha messo in moto una reazione a catena nelle cancellerie europee con atteggiamenti talvolta fino al limite dell’isteria, un allarmismo incontrollato che, ovviamente, favorisce i propositi della Nato, un ente inutile dopo la Guerra Fredda che ora si ripropone come surrogato della mancata formazione di una difesa europea autonoma e non eterodiretta, che sta investendo politicamente su un partito unico continentale, lo stesso che fa leva sui temi della sicurezza, non tanto per dar luogo a una maggiore assunzione di responsabilità dell'Unione nel campo della propria tutela, quanto di usare l’Alleanza Atlantica come una sorta di super stato militarizzato.