E’ sulla pagina ufficiale del Governo Italiano-Presidenza del Consiglio dei Ministri che l’importante appuntamento internazionale viene riportato in calendario con prosa asciutta ed essenziale:“il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, mercoledì 29 e giovedì 30 giugno partecipa al Vertice Nato a Madrid.” Stop. Per noi il punto è questo: se l’Alleanza Atlantica, chiamata a varare la sua nuova Bussola Strategica, avanzerà la richiesta di dislocare nuove basi militari in Italia per rafforzare il fianco sud dell’Europa Mediterranea, su quale sito (il comune di Isola Capo Rizzuto?) e localizzazione (la Regione Calabria?) il nostro capo del Governo farà convergere la sua decisione, dopo aver comparato e valutato con il ministro della Difesa Guerini, tutte le possibili opzioni, e tra gli altri potenziali ‘competitor’, Comiso, provincia di Ragusa, Sigonella, municipio di Lentini, provincia di Siracusa, entrambi in Sicilia e Gioia del Colle, provincia di Bari in Puglia?
di Vito Barresi
Non c’è dubbio che è questo, non altro, il tempo propizio per un buon marketing territoriale che rialzi la dignità di Crotone ormai da tempo accasciata all’ultimo posto in classifica nazionale per riportare l’orgoglio della città jonica, almeno in testa sulla cartina rovente della geopolitica mondiale, in questi mesi di guerra aperta tra Russia e Nato sullo scenario regionale ucraino.
Potrebbe, infatti toccare a Isola Capo Rizzuto, comune in provincia di Crotone, trovarsi nella lista dei candidati più forti, in qualità di territorio insediativo ottimale per dislocare una nuove basi che la Nato sta per mettere in cantiere per affrontare la difficile emergenza venuta in primo piano con la guerra ucraina.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi potrebbe avere già in mano i dossier sulle caratteristiche geo militari, socio economiche, dei possibili luoghi interessati.
Con quello di Isola che, forse, più degli altri, ha nel proprio profilo quei ‘titoli’ internazionali necessari alla candidatura, essendo da oltre trenta anni il più grande presidio europeo nel mediterraneo nell’accoglienza degli stranieri, spesso provenienti da aree di guerra e carestia, un comune che è stato la porta d’ingresso dei giganteschi flussi migratori da Asia e Africa, che ha visto transitare nel crotonese, tra sbarchi clandestini e altro, oltre un milione di migranti.
Crotone si può per questo, a giusta ragione, definire come un territorio che ha fin qui aiutato l’Europa ad affrontare la questione migratoria e ora attende di avere qualcosa in cambio per affrontare la gravissima crisi economica locale che perdura ormai da molti decenni e la disgregazione della coesione sociale dovuta anche a questa usurante destinazione d’uso del territorio. La base potrebbe essere l'ultima buona occasione per uscire dal tunnel di una marginalità che si va sempre di più profilandosi di lunga, lunghissima durata.
Fin qui la ‘parte motiva’ di quelle tanto attese delibere quadro, gli atti amministrativi propedeutici di esortazione che i sindaci dovrebbero inviare subito al Governo Draghi e che la cittadinanza crotonese si attende dalle varie istituzioni locali, Comuni, Provincia e Regione, come pure dai ben quattro parlamentari che rappresentano le popolazioni del collegio elettorale, non sappiamo quanto utilmente.
La novità evidente, dopo lo scoppio dello scontro tra Nato e Russia, è rappresentata dal fatto che l’Unione Europea sta per abbandonare definitivamente il sogno lungamente accarezzato di una autonomia strategica e indipendenza militare, in breve di una difesa comune a stemma Ue, per aggregarsi definitivamente sotto le insegne e le bandiere della NATO, optando definitivamente per un modello ‘contractor’ con il principale framework di riferimento per la sicurezza euro-atlantica cioè la NATO.
La sfida russa all’egemonia globalista anglo-americana ha accelerato i tempi del cambiamento tanto che il nuovo Concetto Strategico, frutto della riflessione avviata a suo tempo, con il titolo NATO 2030 dal segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg, è sulla pista di decollo della prossima conferenza di Madrid, dove si approveranno le linee operative del futuro dell’Alleanza con l’obiettivo prioritario di rafforzare l’apparato della NATO in Europa – sia in ambito militare che politico – per affrontare gli scalpitanti big player di un nuovo ordine mondiale non più americano-centrico ma basato sul nuovo protagonismo planetario della colossale catena che unisce Asia-Medio Oriente-Africa- Mediterraneo.
La paura dell’isolamento terrestre da parte occidentale si fa sempre più evidente e tale da suscitare febbrili attese di giganteschi stravolgimenti dei vecchi schemi bellici, superando i logori e consuti quadranti delle elites militari del vecchio continente.
Con la guerra ucraina l’attualità della difesa in area euro mediterranea è tornata impellente per costruire una plausibile strategia di sicurezza da parte dell’Unione Europea nel Mediterraneo, un mare sempre più assediato non solo dalla pressione migrante di enormi masse di uomini e donne in fuga dal sottosviluppo, ma sempre più incandescente con lo scoppio di crisi del tipo medio-orientale, irakeno, afgano e ora in ultimo ucraina.