Per fare turismo in Calabria bisogna conoscerne la storia e formare una cultura d’impresa

18 giugno 2023, 12:46 Opinioni&Contributi

In base ad alcune statistiche nell’ultimo decennio del 700 la seta era prodotta in numerosi comuni della Provincia di Cosenza. I primi cinque comuni per produzione risultano quello di Cosenza, seguito a distanza da Rovito, Figline, Castiglione Cosentino, Bisignano. A fine 800 secondo alcuni esperti risultano oltre 30 opifici che trasformavano la seta, ma anche circa 750 mulini, circa 650 frantoi e circa 10 importanti centri di produzione di liquirizia.


di Vincenzo Gallo*

Se l’energia elettrica si è diffusa nella prima metà del 900 è evidente che nell’800 gli opifici erano localizzati lungo i fiumi per sfruttare l’energia idraulica.

Anche la diffusione delle automobili è avvenuta nel 900, per cui precedentemente soprattutto le vie interne pubbliche erano mulattiere. Il tracciato delle attuali strade asfaltate solo in parte è sovrapponibile alle vie preesistenti, come emerge anche dalla cartografia di fine 800.

Questo patrimonio storico-culturale può essere individuato, in parte recuperato e promosso e costituisce una ulteriore risorsa che si potrebbe facilmente aggiungere al già importante patrimonio esistente.

Secondo l’ultimo piano turistico della Calabria nella regione esistono 57 siti archeologici, 105 siti archeologici subacquei, 282 istituti museali, un patrimonio architettonico civile e religioso di oltre 1500 edifici, un patrimonio architettonico militare censito di oltre 260 (castelli fortificazioni, torri costiere), numerosi centri storici e piccoli borghi di pregio.

Se si aggiunge che in Calabria sono stati istituiti tre grandi parchi nazionali sul Pollino, in Sila e in Aspromonte, alcuni parchi regionali, aree protette e parchi marini e che ci sono oltre 700 km di coste, le potenzialità di sviluppo turistico sono notevoli.

È assurdo che il nostro PIL turistico pro capite nel 2019 rappresenti solo il 62% di quello medio nazionale e meno della metà di quello delle regioni che attraggono più flussi turistici. Soprattutto l’area di Tropea riesce ad attrarre grandi flussi turistici anche dall’estero, per cui molto ancora si può fare.

L’attenzione e il dibattito pubblico sui temi dello sviluppo territoriale e sull’economia regionale è carente, nonostante l’esistenza di più università nella nostra regione.

Per far crescere la consapevolezza delle nostre risorse, ma anche la capacità di valorizzarle potrebbe essere utile diffondere anche nelle scuole superiori la conoscenza della nostra storia e introdurre materie per far crescere la cultura d’impresa.

Bisognerebbe potenziare, inoltre, le scuole in direzione aziendale, così come sarebbe utile elaborare piani di sviluppo ad ogni livello dopo aver monitorato anche la “concorrenza” e l’organizzazione esistente nelle aree più competitive e dinamiche a livello internazionale.

Oltre a far aumentare e qualificare l’offerta esistente, c’è necessità inoltre di attrarre investimenti di grandi gruppi e tour operator anche nel settore turistico.

*Architetto