Sviluppo? Il futuro di Crotone si gioca su Pnrr, investimenti strategici e infrastrutture. Ma bisogna avere idee

20 giugno 2023, 07:55 Opinioni&Contributi
Pasquale Criscuolo

Visto il particolare momento storico, in cui le possibilità di rilancio di interi territori possono trovare concretezza grazie alla messa in campo, a livello comunitario e nazionale, di ingenti finanziamenti e alla messa a disposizione di rilevanti strumenti di sviluppo, si ritiene doveroso puntare l’attenzione su quella che potrebbe rappresentare per Crotone e provincia un’occasione unica per il rilancio del porto, dell'aeroporto, delle aree retroportuali e dell’imponente agglomerato industriale, ovverosia puntare agli enormi benefici connessi all'avvenuta inclusione di parti strategiche del territorio cittadino nelle cosiddette Zone economiche speciali (Zes).


di Pasquale Criscuolo*

Grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sono stati destinati sinora 630 milioni di euro per investimenti infrastrutturali volti ad assicurare un adeguato sviluppo dei collegamenti delle aree rientranti nelle Zone Economiche Speciali con la rete nazionale dei trasporti, in particolare con le reti Trans Europee (TEN-T), al fine di rendere efficace l’attuazione delle Zone Economiche Speciali.

A queste risorse, si aggiungono ulteriori 1,2 miliardi di euro che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza riserva a interventi sui principali porti del Mezzogiorno. E ulteriori 250 milioni sulla programmazione 2021 -2027 del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, dedicati ad appositi Contratti di Sviluppo destinati a semplificare e a ridurre i tempi degli interventi previsti.

Nell’ambito dei Piani Strategici di Sviluppo delle ZES coinvolte a livello nazionale, sono previste diverse progettualità infrastrutturali tra le quali la realizzazione di collegamenti cosiddetto “ultimo miglio” per realizzare efficaci collegamenti tra le aree industriali e la rete SNIT, sistema nazionale integrato dei trasporti, e TEN-T, trans-european transport network, principalmente ferroviari, che consentano ai distretti produttivi tempi e costi ridotti nella logistica; di urbanizzazioni primarie, anche grazie all’intervento di soggetti privati (come già accaduto in alcune aree produttive che hanno registrato l’interesse di operatori economici pronti ad investire, che pongono però come condizione la dotazione di infrastrutture delle aree individuate ); di reti di trasporto resilienti ed efficienti, con interventi locali mirati a rafforzare il livello di sicurezza delle opere serventi, spesso vetuste, relativamente all’accesso alle strutture principali, porti, aeroporti, aree produttive, e comunque in linea con le regole dettate dalle vigenti normative tecniche (NTC18) e linee guida dedicate.

Tra le aree ZES previste in Italia, vi sono quelle individuate nell’ambito della Regione Calabria nei porti di Gioia Tauro, Reggio Calabria, Villa San Giovanni, Crotone, Vibo Valentia, Corigliano/Rossano, negli aeroporti di Lamezia Terme , Reggio Calabria e Crotone, nelle aree retro-portuali di Gioia Tauro, San Ferdinando e Rosarno, Crotone, Porto Salvo, Vibo Valentia, Schiavonea Corigliano/Rossano e negli agglomerati industriali di Crotone, Gioia Tauro, Vibo Valentia, Corigliano/Rossano e Lamezia Terme.


L’Area di Crisi Industriale

con il più alto tasso

di disoccupazione


Il territorio di Crotone, come si può evincere dalla lettura del Piano di Sviluppo Strategico della zona Economica Speciale della Calabria, risulta essere l’unico territorio in cui insistono contestualmente due infrastrutture strategiche (il porto e l’aeroporto), un’area retro-portuale e un agglomerato industriale di 380 ettari, il più grande della Calabria.

Territorio, quello crotonese, che risulta essere anche Area di Crisi Industriale non complessa, con il più alto tasso di disoccupazione in Italia, e tra i più alti d’Europa.

Area che potrebbe essere riconosciuta come Area di crisi industriale complessa, per essere stata individuata Sito d’Interesse Nazionale “in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell’impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali. (Art. 252, comma 1 del D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.)”.

Territorio che risulta, altresì, essere Zona Franca Urbana come da decreto interministeriale del 10 aprile 2013 modificato e integrato dal decreto interministeriale del 5 giugno 2017 e che risulta essere destinatario dei benefici economici derivanti dai Contratti di Sviluppo che sostengono progetti di grandi dimensioni in ambito industriale, turistico e ambientale e la cui normativa principale è costituita dal decreto ministeriale del 9 dicembre 2014 per i contratti industriali e turistici e per i contratti per la tutela ambientale dal decreto ministeriale del 7 dicembre 2016.

Tutti questi interventi sono previsti nell’ambito di un quadro generale in cui, grazie all’impegno del precedente Ministro del Sud e della Coesione Territoriale, si era passati da una impostazione del PNRR che non contemplava alcun riferimento alle aree ZES, ad una nuova versione e, quindi, una nuova visione, in forza della quale sono state introdotti investimenti e Riforme a favore di queste Aree.


Una leva per lo sviluppo

del Mezzogiorno,

della Calabria e

dell’intera fascia jonica


Tra queste, quelle che prevedono interventi finalizzati a rendere non solo più conveniente, ma anche più semplice e veloce investire per gli operatori economici. Ciò, nell’ottica di far divenire queste Aree una leva preziosissima soprattutto per lo sviluppo del Mezzogiorno, e quindi per lo sviluppo della Calabria e dell’intera fascia jonica calabrese.

Quali sono i finanziamenti riconosciuti a favore del Territorio crotonese? Quali le azioni e progettualità intraprese dalle Istituzioni competenti? Qual è la visione di Città futura, alla quale ogni progettualità di rilievo dovrebbe essere sottesa?

La disponibilità di risorse finanziarie comunitarie e nazionali rappresentano un’occasione da non perdere, e da non disperdere, e per la quale è necessario che tutte le Istituzioni del territorio operino alacremente con capacità propositive e progettuali di ampio respiro.

Urge non solo avere idee ma soprattutto identificare soggetti in grado di progettare interventi ed opere necessarie per la realizzazione di questa visione ambiziosa.

Lo sviluppo economico di un territorio e, quindi, la capacità di attrarre investimenti privati, con ricadute a favore dell'economia reale complessiva, e conseguentemente dell'incremento dei livelli occupazionali, non può prescindere dalla dotazione di infrastrutture, che possono diventare ancora più strategiche se in grado di garantire intermodalità. Scegliere se investire risorse economiche in un territorio piuttosto che in un altro dipende prevalentemente da questo.

Mai come oggi occorre capacità di intercettare finanziamenti che siano in grado di lasciare il segno, con effetto moltiplicatore, anche attraverso un’azione corale che veda fortemente impegnati Istituzioni e Territorio, in grado di creare le condizioni di un quadro economico territoriale solido e duraturo.

*Avvocato, Direttore Generale del Comune di Parma ed ex Direttore Generale del Comune di Genova