Quanta superficialità. Non ha limiti la miseria umana scaturita dall’ultimo Consiglio Comunale, il cui numero legale è stato garantito alla maggioranza, che di fatto non esiste più, prima dalla consigliera Marrelli e poi dal consigliere Antonio Megna, due componenti della fantomatica opposizione.
di Ilario Sorgiovanni*
Il teatrino messo in scena durante la trattazione del 5° punto all’ordine del giorno, riguardante il riconoscimento del debito fuori bilancio ad Akrea, per il servizio di smaltimento e valorizzazione della frazione differenziata, annualità 2021/2022, assegnato dal Settore Ambiente, come attestato dal Collegio dei Revisori senza le corrette procedure di affidamento, è stato imbarazzante e desolante sia per i contenuti proposti che per la forma espressa; addirittura il consigliere di maggioranza Ernesto Ioppoli, denunciando tutta l’insipienza e l’analfabetismo istituzionale, ha definito i principi e le norme giuscontabili di un Ente Pubblico “mere alchimie procedurali”.
Non di meno, hanno manifestato inadeguatezza e pavidità il Presidente del Consiglio ed il Sindaco, che hanno scaricato tutte le responsabilità sui funzionari, sollevando gli organi di Governo da ogni competenza di indirizzo e di controllo che il TUEL gli attribuisce, ma nel contempo hanno imposto ai consiglieri di maggioranza, in modo contraddittorio e artificioso e strumentalizzando l’istituto del Controllo analogo, l’approvazione di un debito fuori bilancio che non ha nulla dei caratteri tipici di imprevedibilità e straordinarietà previsti dalle norme contabili, art. 191 e ss.mm.ii.
A questo deserto istituzionale, quotidianamente si aggiungono gli squilli di tromba trionfalistici e i reframe ripetuti ossessivamente da alcuni assessori, come l’ultimo dell’assessore all’Urbanistica, ing. Greco, ex Presidente del Consiglio Comunale, costretto alle dimissioni, che dopo quasi tre anni dall’insediamento di questa amministrazione, annuncia in maniera mirabolica la costituzione del “fantasmagorico” Ufficio Piani.
Si rammentano le dichiarazioni, di qualche settimana fa, dello stesso assessore, che ottimisticamente affermava che il PSC, in itinere dal 2008, in breve tempo sarebbe stato ripreso e portato a termine, ignorando completamente le linee d’indirizzo del programma elettorale, le rilevanti criticità sulle procedure tecnico-amministrative seguite nel 2018 per l’adozione del documento preliminare, le numerose note prescrittive della Regione e quelle degli Ordini professionali.
Tra le innumerevoli incongruenze presenti nel documento preliminare si rileva che: il quadro conoscitivo è carente dell’analisi del contesto edilizio esistente ed infrastrutturale; la relazione preliminare al PSC manca di una riflessione costruttiva sulle difficoltà incontrate nel realizzare i progetti previsti e di una ricognizione sugli effetti che gli interventi eseguiti hanno avuto in questi 15 anni (PRU di Fondo Gesù, Urban 2, PISU ecc.).
Il fascicolo della partecipazione, ai sensi dell’art. 11 della L.U.R 19/2002, allegato al documento preliminare, elemento fondamentale della pianificazione urbanistica moderna, risale al 2010 e non è stato minimamente aggiornato al nuovo contesto, ma nel frattempo si sono succeduti quattro progettisti e quattro consigliature;
Le oltre 400 istanze di osservazioni dei cittadini non sono state minimamente valutate; la cartografia tecnica e la relazione geologica non sono conformi a quella regionale; le dotazioni territoriali pubbliche devono essere aumentate ai sensi dellart.45 del R.E.U e dell’art 16 del QTRP IV tomo; non sono state stralciati gli ambiti di trasformazione ricadenti in zone di colture di pregio, percorse dal fuoco e soggette a rischio idrogeologico;
Le aree di particolare significato strategico ed ambientale (Centro Storico, Area Portuale, Quartiere Marinella, Antica Kroton, Vrica, Capocolonna, Papanice, Area Sin, Foce dell’Esaro, Foce del Neto) non sono state adeguatamente attenzionate né oggetto della Concertazione Istituzionale con MIBAC, Syndial, Ferrovie dello Stato, Anas, Corap, Autorità Portuale, Enti territoriali ed economici, Ordini professionali, Associazioni culturali ed ambientali presenti sul territorio, ai sensi dell’art.12 della L.R.U;
Manca il rapporto ambientale definitivo; manca il piano spiagge , art. 24 lettera f della L.U.R., da allegare al PSC; nel litorale sud, zona Cimitero-Irto, non c’è omogeneità nell’individuazione degli ambiti di valorizzazione costiera esterni al Piano Spiagge ed inoltre non è ben definita la linea SID; mancano le norme sul risparmio energetico nel REU, che devono essere conformi al PEAR e all’ art. 15 del QTRP.
I nuclei abusivi non sono stati perimetrati, come previsto dall’art. 20 lettera “O” della L.R.U. e art. 11 del QTRP, ai fini del loro recupero urbanistico e questo consente all’abusivismo di mimetizzarsi nell’urbanizzato e nell’urbanizzabile; non c’è nessuna menzione significativa sulle periferie, sugli interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana, sul piano ordinatorio del verde; sono pochi ed insufficienti i cenni al sistema della mobilità sostenibile (piste ciclabili, percorsi pedonali protetti, mobilità elettrica, aree perimetrali di parcheggio) e al Piano Energetico Comunale.
Non sono chiari e motivati i criteri con cui sono state determinate le aree in riduzione rispetto al PRG vigente per un ammontare di 13.971.456 mq. La mancata concertazione e condivisione di una procedura che se pur condivisibile nei principi del consumo di suolo zero (art. 27 quater della L.U.R.) può generare numerosi contenziosi tra gli stakeholder e l’amministrazione comunale.
La presenza di tenorm in molte parti della città, impone una mappatura di tutto il territorio per poi procedere alla bonifica dei siti risultati inquinati; l’area ZPS e l’area SIC della foce del Neto n. IT9320095, aree ad alto pregio culturale e paesaggistico, sono state destinate dal PSC preliminare ad attrezzature e servizi per la valorizzazione costiera, destinazione che, nell’ambiguità della definizione, lascia aperta la possibilità ad ulteriori interventi edilizi di cementificazione del territorio.
Le strutture ed i servizi per la valorizzazione della costa all’interno del parco “Foce di Neto” sono incompatibili con l’esistenza di un’oasi di protezione della fauna, zona umida, luogo di passo migratorio dall’Africa di specie protette internazionalmente. Ad esempio, anche per un semplice campo da golf si dovrebbero prevedere costruzioni, parcheggi per auto, pullman, bar, ecc…, inconciliabili con la natura dei luoghi.
Fare rispettare l’area protetta “Foce del fiume Neto” è sempre stato il problema delle associazioni ambientaliste ed animaliste, perché il controllo da parte delle Istituzioni preposte non c’è mai stato.
Inoltre, si rammenta che l’area, estesa 1500 ettari, è stata dichiarata “Oasi di protezione della selvaggina” con decreto regionale n.2022 del 15 settembre 1976.
Nell’approvare la variante al PRG di Crotone, nei provvedimenti nn. 2269 e 2530 del 1982, lo stesso Ente Regionale prescriveva che l’Oasi venisse considerata Area protetta e Parco Naturale.
Il Q.T.R.P. prevede di tutelare e recuperare habitat protetti come questo, anche attraverso il minor consumo del territorio che, se rurale, diventa presidio ambientale (art. 8 bis legge 19/2002).
Nella fascia dei 500 metri dalla linea demaniale marittima, limite stabilito dal QTRP, c’è il serio rischio che gli interventi nascano non coordinati e armonizzati dal punto di vista paesaggistico, impattando con le esigenze di un paesaggio attualmente a vocazione rurale (si tratta della parte più fertile del territorio di Crotone).
Il PSC dovrebbe prestare più attenzione al settore agricolo, che resta ad oggi uno dei comparti economici più significativi e promettenti, specialmente nel settore nord di Crotone;
Nell’ambito urbanizzato da consolidare, zone Margherita-Gabella, il PSC prevede “la possibilità di completare i nuclei già edificati senza ricorrere necessariamente a strumentazione urbanistica attuativa o a meccanismi perequativi”.
Non è chiaro se gli interventi possibili siano diretti (cioè basta che il privato chieda un permesso a costruire) oppure oggetto di pianificazione pubblico-privato, di ambito generale.
Tenendo conto che nell’area insistono gravi problemi infrastrutturali ed idraulici, in assenza di convenzioni tra Comune e privati, per esempio in caso di inondazioni che coinvolgano strutture realizzate, si potrebbero generare costi ingiustificati a carico delle casse comunali, cioè a carico delle tasche dei cittadini, già abbondantemente vessati;
Negli ambiti ricettivi a nord del centro abitato, superficie minima d’intervento 5000 mq, a fronte di una generica riduzione di edificabilità, tra la linea di costa e quella ferroviaria, sono previste strutture turistiche.
Il rischio concreto è che continui l’attuale promiscuità e caos costruttivo. Chi volesse costruire una struttura ricettiva a 300 metri dalla linea del Demanio marittimo, non potrebbe accedere al mare, visto che attualmente solo chi possiede terreni confinanti con la spiaggia può garantire l’accesso al mare; muri interminabili di cemento, decine di cancelli, canaloni agricoli ridotti a fogne maleodoranti, di fatto, sequestrano la spiaggia e ne impediscono l’accesso.
Prima di ogni possibile destinazione si tratta di un ambito da “bonificare”, da rendere appunto “ricettivo”, ripensando la mobilità e prevedendo ordinati accessi al mare e specificando se e quando sono privati e/o pubblici;
La messa in sicurezza permanente di gran parte dell’area SIN dell’ex sito delle fabbriche, come prevista dal POB fase 2, non consentirà, al contrario di quanto riportato dal documento preliminare del PSC, nessuna riconversione funzionale. Per tali aree vigeranno le norme di sorveglianza e monitoraggio dettate per le discariche di rifiuti speciali e pericolosi in cui l’accesso è consentito solo al personale autorizzato;
L’area del quartiere Marinella, compresa tra l’asse stradale di via M. Nicoletta e la linea del demanio del bacino del porto nuovo riveste per la sua posizione strategica un ruolo di fondamentale importanza per il futuro assetto urbanistico e sviluppo economico della città di Crotone.
Attualmente nel suo tessuto urbano coesistono in modo promiscuo attività residenziali, commerciali ed artigianali in un reticolo edilizio disomogeneo e poco organico.
Il dedalo di viuzze non assolve al ruolo di cerniera naturale tra il tessuto urbano consolidato della città e la nuova area portuale. Nel documento preliminare l’area viene semplicemente destinata a un generico ambito di riconversione funzionale e a un’ipotetica azione di estensione del verde pubblico dalla villa comunale fino alla zona della foce del fiume Esaro, senza specificare la sua natura funzionale, la tipologia edilizia ed il futuro assetto viario di collegamento con la maglia del centro città.
Un’adeguata e funzionale configurazione del tessuto urbano prospiciente le aree dei diversi bacini portuali non può prescindere dall’adozione del Piano Regolatore del Porto ancora non approvato, da definire in un contesto territoriale integrato e coordinato con l’ambito portuale di Corigliano.
Il centro storico è completamente trascurato, non sono indicate le linee d’indirizzo per il recupero né la messa in sicurezza del patrimonio architettonico presente. Dal documento preliminare del PSC non emerge alcuna politica di vantaggio e di incentivazione fiscale per gli esercenti commerciali e artigianali che decidano di insediarsi nei numerosi locali chiusi ubicati a piano terreno;
Il promontorio di Capocolonna deve essere particolarmente tutelato proprio perché conservi la valenza straordinaria ambientale, paesaggistica e culturale, messa costantemente in pericolo.
Già a partire dal ’68 la costa sud della città, dal molo Sanità fino al canalone di Alfieri, comprendendo i calanchi, è stata dichiarata di notevole interesse paesaggistico e pertanto qualunque costruzione doveva essere autorizzata dalla Soprintendenza. Negli anni molto territorio è stato cementificato, la salvaguardia del promontorio disattesa e le norme di tutela raggirate.
Il documento preliminare del PSC, recependo il Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico, ha escluso la possibilità di realizzare l’insediamento ricettivo-alberghiero sul mare perché ricadente nella fascia dei 500 metri dalla linea di costa, che era previsto in precedenza, ma, contraddicendo il principio del “consumo zero del suolo”, ne prevede un altro più all’interno, oltre i 500 metri dalla costa, lungo la strada per Salica, in una zona che presenta delle rilevanti criticità.
In quell’area insiste il vincolo idrogeologico perché soggetta a frane; l’insediamento ricettivo nasconderebbe irrimediabilmente il paesaggio per un lungo tratto della strada panoramica, compromettendo il cono visuale dell’intero promontorio di Capocolonna; è una zona frequentemente percorsa dal fuoco pertanto inedificabile per un lungo periodo.
Il PSC nel pianoro di Capocolonna prevede la possibilità di insediare strutture e servizi per la valorizzazione costiera (sportive, ricreative, percorsi ippici, strutture golfistiche, ecc…), che rischierebbero di trasformare radicalmente la natura dei luoghi.
Già il PRG aveva scelto per Capocolonna un turismo diffuso e non impattante, permettendo esclusivamente attività agro-turistiche a supporto delle aziende agricole presenti, che le norme attuative del PSC dovrebbero ancor meglio esplicitare e regolamentare, secondo quanto previsto dalla legge regionale, onde evitare vere e proprie lottizzazioni come il Marine Park Village.
È auspicabile che sul promontorio sia mantenuto il carattere agricolo, e si possano tracciare percorsi pedonali e ciclabili per un turismo sensibile al rispetto dell’ambiente e amante della cultura.
*Ex Assessore all’Urbanistica del Comune di Crotone