Amato e quel collegamento tra Ustica e Castelsilano. Ne parliamo con Arcangelo Badolati, autore de “Il mig delle bugie”

12 settembre 2023, 11:00 Imbichi

Giuliano Amato, con le sue dichiarazioni, ha riacceso un dibattito sopito da tempo: quello sulla strage di Ustica, sul missile lanciato da "forze alleate" e sullo scenario di guerra che imperversava sui nostri cieli. Scenario nel quale, ancora una volta, è tornato in primo piano il ritrovamento del mig libico a Castelsilano.


di Francesco Placco

Proprio del mig libico rinvenuto alle pendici della Sila ci eravamo occupati qualche anno fa, in occasione del quarantennale della strage, quando cercai delle testimonianze sul posto (LEGGI). Nell'intervista, Amato - che al tempo della stage non aveva ancora incarichi istituzionali ma solo politici all'interno del Partito Socialista Italiano - ha riportato elementi per lo più già ipotizzati, come un presunto abbattimento del DC9 da parte di forze alleate, ossia "dell'areonautica francese, con la complicità degli americani", avvenuto per errore: il vero obiettivo sarebbe stato Muhammar Gheddafi, in volo anche lui quella sera ed "avvertito" del pericolo direttamente da Bettino Craxi.

Sul tema le parole e le ipotesi si sprecano. Il dettaglio che ci interessa è più specifico, e riguarda proprio il mig libico rinvenuto il 18 luglio del 1980 a Castelsilano, sul quale Amato fornisce una versione ben precisa: "Avendo intuito il pericolo di tutto quel movimento in cielo, il pilota del Mig s’era nascosto vicino al Dc9 per non essere colpito. Ma tutte le evoluzioni aeree impreviste provocarono l’esaurimento del carburante, per cui il velivolo cadde sulla Sila per mancanza di cherosene". Gli eventi sarebbero dunque collegati.

Sulla questione abbiamo deciso di interpellare chi già aveva messo insieme tutti gli elementi del caso: Arcangelo Badolati, giornalista ed autore del volume Il Mig delle bugie - segreti di stato e verità nascoste (QUI) pubblicato nel 2004. Un libro che racchiude il lavoro di un altro giornalista calabrese, Pantaleone Sergi, che proprio sulla strage di Ustica raccolse importanti testimonianze poi confluite nell'indagine. Alla domanda secca su un commento alle dichiarazioni di Amato, la risposta è altrettanto netta:

"La caduta del Dc9 Itavia è certamente riconducibile a uno scenario internazionale di guerra non dichiarata. L'ipotesi fatta da Giuliano Amato che è stato anche Presidente del Consiglio ed ha quindi avuto accesso nel tempo ai dossier riservati dei nostri servizi di intelligence appare plausibile".

Sono infatti diverse le ipotesi e le ricostruzioni sull'accaduto, ma tutte concordano su di un punto: quel mig avrebbe sfruttato l'aereo di linea per non farsi rilevare dai radar, viaggiando molto vicino o addirittura al di sotto di esso.

"La pista dell'abbattimento è stata peraltro seguita e denunciata dal giudice istruttore di Roma Rosario Priore che si occupò dei fatti. L'ipotesi mai processualmente dimostrata è che il caccia occidentale entrato in azione volesse colpire l'aereo su cui volava Gheddafi e che quest'ultimo possa aver fatto nascondere il velivolo su cui viaggiava, vicino all'seromobile civile poi colpito. Il Dc 9 potrebbe aver fatto da schermo".

La domanda cruciale però riguarda il collegamento tra i due eventi, tra Ustica e Castelsilano. Al tempo l'allora ministro Giovanni Spadolini ebbe a dire che chi avesse risolto il giallo del mig avrebbe potuto capire la strage di Ustica, ed oggi come non mai sembra sempre più evidente che si tratta di una tesi ancora in piedi.

"Alla vicenda è collegabile il ritrovamento di un Mig libico il 18 luglio di quello stesso anno in Sila. Il pilota del caccia era in avanzato stato di decomposizione come precisarono i medici legali di Crotone: la loro nota di precisazione venne fatta sparire dagli uffici giudiziari pitagorici. I due consulenti facevano risalire la morte del pilota ad almeno 20 giorni prima del ritrovamento ufficiale. Se Gheddafi la sera del 27 giugno era in volo non poteva che essere scortato da uno dei suoi mig".

A supporto di tale tesi, infatti, non ci sono solo le testimonianze di decine di calabresi certi di aver assistito ad una "guerriglia aerea" la notte della strage.

Ma anche testimonianze di Carabinieri, Militari e membri dell'Aeronautica - nei giorni scorsi è stata ripresa la testimonianza dell'ex maresciallo Giulio Linguati (QUI) - che fortunatamente sono ancora in vita. Molti dei testimoni diretti sono deceduti nel frattempo, spesso a seguito di improvvisi suicidi ancora oggi non del tutto chiariti.

"Alla strage di Ustica sono collegabili una serie di morti sospette riguardanti militari in servizio in postazioni di controllo la sera della tragedia".

Continua però ad essere difficile stabilire una verità definitiva. Forse è ancora troppo presto, e saranno necessari altri decenni prima di poter mettere la parola fine ad una delle stragi più gravi della nostra storia recente.

"Prima di Giuliano Amato era stato l'ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, a parlare di un missile francese usato per abbattere il Dc9 Itavia. Qualcuno conosce da decenni la verità e non ha mai inteso rivelarla: solo piccoli accenni come si conviene di fronte a segreti inconfessabili".