PFAS, la Calabria tra le regioni meno inquinate d’Europa: serve estendere i monitoraggi?

25 settembre 2023, 19:00 Imbichi
Campionamento PFAS (Fonte: EGLE)

Nel corso degli anni abbiamo letto e visto di tutto, per quanto riguarda l'inquinamento in Calabria. In un certo senso siamo rassegnati all'idea di essere una terra irrimediabilmente inquinata, circostanza non sempre vera anche nei casi più gravi. Nel mentre scopriamo di essere una delle realtà più virtuose per quanto riguarda i PFAS, sebbene siano necessari ulteriori indagini per fugare ogni dubbio.


di Francesco Placco

Iniziamo con il farla semplice come piace a noi: i PFAS sono delle sostanze chimiche che rientrano nella macrocategoria dei fluorosurfattanti, ossia a base di fluoro. Esistono migliaia (forse milioni) di composti di questo tipo, e sono tutti accomunati da una spiccata pericolosità per l'essere umano e per la natura. Prodotti sin dagli anni '40, oggi sono ritenuti potenzialmente cangerogeni, ma sopratutto, se sversati in maniera incontrollata, sono degli inquinanti "eterni", impossibili da bonificare.

Su cosa siano nel dettaglio questi inquinanti, e sui vari prodotti di uso domestico (e non solo) che li compongono, vi consiglio di effettuare qualche ricerca online. Per comodità, lascio un collegamento con la Fondazione Umberto Veronesi (QUI) che di certo non si potrà etichettare come "di parte" e che anzi spiega chiaramente le implicazioni di questi composti.

Proprio da questo dettaglio è nato il Forever Pollution Project (QUI), che si prefissa l'ambizioso scopo di individuare tutti i punti in Europa notoriamente inquinati dai vari PFAS. La mappa - realizzata dal quotidiano francese Le Monde (QUI) e non ancora "tradotta" dalla stampa nazionale - raccoglie oltre 17 mila siti inquinati, molti dei quali si trovano nel nord Italia.

Sappiamo da anni, ad esempio, che la situazione più critica si registra in Veneto, dove molti campionamenti delle acque (sia superficiali che profonde) hanno permesso di trovare elevati quantitativi di questi composti. Ma lo stesso vale per alcune aree della Lombardia, del Piemonte e della Toscana. Mentre per il Mezzogiorno la "maglia nera" va alla Basilicata, dove sono registrati una quarantina di siti certamente inquinati.

E la Calabria? Sorprendentemente, la regione si presenta come un foglio bianco. Nel report sono individuati solo 5 punti presumibilmente inquinati (3 in provincia di Catanzaro, 1 in provincia di Crotone ed 1 in provincia di Reggio Calabria): tre riguardano i rispettivi aeroporti, mentre gli altri due interessano degli impianti di smaltimento e depurazione nel lametino.

Questi dati sono suffragati dai monitoraggi svolti dall'ISPRA, che ha stabilito un protocollo nazionale attivo dal 2018 (QUI) e dal SNPA, che svolge annualmente dei controlli sulle acque (QUI). Tale monitoraggio ovviamente viene eseguito anche in Calabria, e riguarda quasi un centinaio di campionamenti tra acque superficiali e sotterranee: in nessun caso sono stati rilevati PFAS, il che ovviamente è una buona notizia.

A fronte di un ecosistema apparentemente sano, resta però il dubbio della reale diffusione di questi elementi anche in Calabria. L'esistenza di cinque presunti siti inquinati dovrebbe spingere a svolgere dei controlli mirati verso le zone individuate, e sopratutto dovrebbe portare ad una serie di test per delineare il livello di questi composti nel sangue dei calabresi, che di certo non sono immuni.