Nei giorni scorsi si è discussa una proposta di legge "rivolta ai pensionati che vogliono trasferirsi in Calabria", sulla scia di quanto fatto da altri paesi europei che da anni hanno attivato dei regimi fiscali agevolati per pensionati (prima) e nomadi digitali (poi). La poposta però viene presentata proprio mentre i vari paesi promotori stanno rivedendo le loro posizioni sul tema, arrivando persino ad eliminarle.
di Francesco Placco
Partiamo da due punti fermi: il primo, certificato da un primo rapporto sul finire del 2022 e riconfermato quest'anno da Il Sole 24 Ore (QUI), è che in Calabria ci sono più pensionati che lavoratori, circostanza che "manda in affanno" (per riprendere le parole del report) i conti pubblici di buona parte del meridione; il secondo, inoltre, è che in Calabria il 67% delle pensioni è al di sotto dei mille euro (QUI), con tutti i problemi che ne conseguono. In questo quadro - che è una plastica rappresentazione dello spopolamento che viviamo - potremmo aggiungere altri dettagli, spesso elencati in quelle classifiche in cui siano perennemente ultimi, che ci ricordano come la qualità della vita, sopratutto per i più anziani, è tra le peggiori in Italia.
Fatta questa doverosa premessa, qualche giorno fa abbiamo pubblicato una proposta di legge riguardo delle agevolazioni fiscali per i pensionati che vogliono trasferirsi in Calabria (LEGGI). La proposta è stata discussa in modo piuttosto approfondito: riguarderebbe tutti i pensionati - sia cittadini di altri paesi che italiani all'estero da almeno 5 anni, ma con pensione italiana - che godrebbero di un'imposta forfettaria del 7% in caso di trasferimento in un centro calabrese di più di 20 mila abitanti, o di un'esenzione totale in caso di trasferimento in centri più piccoli. Tale agevolazione/esenzione avrebbe la durata di 10 anni, ed è una modifica della legge già in vigore dal 2019 (QUI).
Senza entrare nel merito della questione fiscale, e senza voler valutare le scelte personali dei singoli pensionati che decidono di trascorrere la loro vita dove meglio ritengono, è difficile credere che tale idea possa essere una valida risposta allo spopolamento regionale, così come è difficile anche solo ipotizzare che tale misura possa "rappresentare una concreta possibilità per contribuire al rilancio della Calabria" come affermato dai promotori.
Proprio in questi giorni, il governo portoghese - nazione citata nella proposta calabrese - ha annunciato di voler sospendere questo tipo di agevolazioni dopo una lunga sperimentazione. In un'intervista alla CNN (QUI), oggi ripresa anche dal Post (QUI) e commentata da diverse altre testate, il primo ministro António Costa ha infatti ufficializzato lo stop all'agevolazione a partire dal prossimo gennaio, a seguito di diverse proteste: tale misura infatti avrebbe creato situazioni di disparità con i pensionati portoghesi e contribuito all'aumento del costo delle case.
Il dato che però ci interessa, è quello numerico: per la prima volta il governo portoghese da le stime sul numero di beneficiari delle agevolazioni. Complessivamente, ne hanno usufruito 89 mila persone in più di 10 anni. Un numero esiguo, bassissimo, che per altro si è concentrato nelle principali città del paese (sopratutto Lisbona e Porto) non avendo alcune ricaduta nelle aree più interne.
La misura ricorda un po' alcune iniziative passate, come le case in vendita ad un euro in vari borghi, o gli incentivi economici al trasferimento. Nessuna di queste misure ha funzionato, ed anzi, anno dopo anno continuano ad aumentare gli emigranti, non solo tra i calabresi ma anche tra gli stranieri che qui risiedono. Dati che andrebbero quanto meno presi in considerazione, prima di fare proposte.