Le emergenze ambientali hanno trasformato il modo di lavorare

22 aprile 2024, 11:35 Opinioni&Contributi

Esiste ormai dal dopo pandemia una riflessione profonda su che cos'è in realtà il lavoro, perché cambia e in che modo, e soprattutto come vogliamo lavorare in futuro? Tutti noi, ma soprattutto i bambini e giovani sono circondati dal lavoro nella loro vita quotidiana, vivendo, forse senza accorgersene, la “trasformazione del lavoro”.


di Salvatore Sasà Barresi*

Quello della “trasformazione del lavoro” è un argomento che dovrebbe far riflettere soprattutto le persone in formazione sul significato di lavoro - da un punto di vista locale, globale e storico - e su come sarà il mondo del lavoro in futuro o ancora su come potrebbe essere nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.

La trasformazione del mondo del lavoro non è dettata solo dalle innovazioni tecnologiche o dalle sfide economiche. Noi esseri umani contribuiamo a decidere come produrre, consumare, lavorare e vivere.

Anche le persone in formazione, gli studenti, in particolare, in quanto parte integrante della società, possono influenzare questa trasformazione. Per questo si deve partire dalle istituzioni scolastiche; infatti, le discussioni e le visioni sul tema della trasformazione del lavoro a scuola creano in questo senso una base orientata al futuro.

È dalla scuola che dobbiamo partire perché le persone in formazione del giorno d'oggi sono confrontate con cambiamenti più rapidi e radicali di quelli vissuti dalla generazione precedente. Gli insegnanti possono e devono preparare bambini e giovani a questi cambiamenti: l'insegnamento dovrebbe offrire loro l’opportunità di sperimentare cose nuove, di gestire i processi di conciliazione e di prendere decisioni insieme, sviluppando competenze.

Infatti, nell'affrontare la questione di un mondo del lavoro più sostenibile, le persone in formazione ampliano e allenano numerose competenze, focalizzando il confronto costruttivo e dialettico con le opinioni proprie e quelle altrui, tale da migliorare la loro capacità di pensare in modo interconnesso.

Ritornare alle radici scoprendo mentre si apprende; il metodo è, per esempio, discutere con l’urbanista sulle idee e sullo sviluppo sostenibile nell'ambito della pianificazione urbana.

Oppure si può visitare un'azienda agricola e avere uno scambio con un agricoltore su come si sta evolvendo la sua professione, il suo prodotto, l’ambiente organizzativo etc.

Consapevoli che il mondo del lavoro è in continua evoluzione, è fondamentale per una realtà in crisi come la Calabria, ricominciare dal basso utilizzando il tema della “trasformazione del lavoro" come tema da trattare a scuola e nell'insegnamento.

Se non si riparte dal comprendere e analizzare i diversi fattori che sono alla base di questa trasformazione: il mutamento climatico, la digitalizzazione, il cambiamento dei valori e delle norme sociali, le innovazioni tecnologiche e le pandemie, non si potrà costruire il futuro.

Non possiamo rimanere ancorati alla sola salvaguardia dell’esistente, perché le emergenze ecologiche e sociali ci stanno conducendo verso una nuova fase di sviluppo con la possibilità di introdurre innovazioni a favore di un'economia più sostenibile.

È quindi presente una complessa interazione. Dobbiamo, come società locale, subito interrogarci su: “in che modo le emergenze ambientali e sociali influenzano il mondo del lavoro nella nostra realtà locale regionale calabrese?”; “Quali sono e come utilizzare le positività che derivano dagli influssi sul mondo del lavoro: digitalizzazione, valori e norme?”.

Ci vuole una riflessione profonda sulla “modalità di produzione e sul consumo che contribuisce alle emergenze ambientali e sociali”. La domanda delle domande ai giovani di questa realtà potrebbe essere: “è possibile pensare al lavoro che si vuole svolgere un giorno e come vorrebbero lavorare?”.

Ormai, in Calabria, siamo al 76% della forza lavoro - dati Istat -, soprattutto giovani scolarizzati, che abbandona la propria terra per emigrare dove c’è lavoro e dove ci sono spazi per realizzarsi. Urge porsi la domanda: “come sarebbe una vita o una società senza il lavoro?", si può favorire uno scambio creativo su questo tema.

*Sociologo economista