La partenza e la fine della bonifica, per il riavvio e il rilancio di Crotone

26 aprile 2024, 11:00 Opinioni&Contributi

Sempre più spesso a Crotone si affrontano le tematiche e le problematiche riguardanti la città e il territorio più o meno importanti lasciandosi travolgere “dal sentito dire”. Limitandosi a ripetere cose lette e, il più delle volte, sentite e accettate senza batter ciglio, quasi fossero verità assolute. Insomma si parla e si discute di tutto come se si fosse perennemente seduti al Bar dello Sport, davanti ad un caffè o ad un aperitivo. Porto un esempio di quanto da me affermato. La bonifica del Sito d’Interesse Nazionale.


di Giovanni Lentini

Di esempi ne avrei potuto e ne potrei portare altri ma, almeno per il momento, mi limiterò a questo. La maggior parte di quelli che parlano e, ancor meglio per le cose che dirò, straparlano di bonifica il più delle volte fanno riferimento ad una sentenza del Tribunale di Milano del 2012, che vide il suo inizio nel lontano 2004, in cui gli attori presenti erano la regione Calabria e la Presidenza del Consiglio dei Ministri e, naturalmente, l’Eni.

Anche lo scrivente nel tempo, almeno sino a qualche settimana fa, ha fatto più volte riferimento a quella sentenza senza averla mai letta e rifacendosi solo a cose lette o scritte da altri. “De relato”. Dopo un'attenta e scrupolosa analisi dell’intricata e complicata vicenda della bonifica mi sono convinto che era giusto partire ( quasi) dall’inizio della “vexata questio” e che era, quindi, opportuno leggere e approfondire quella sentenza.

Cosa che ho fatto anche se la lettura non è stata agevole. Lettura dalla quale, nonostante tante difficoltà, ho tratto alcuni punti di assoluta rilevanza, almeno per lo scrivente. Due in particolare Le somme richieste dalla presidenza del Consiglio dei Ministri. E quelle effettivamente erogate a seguito della sentenza.

Le richieste della Presidenza del Consiglio dei Ministri: "Condannare conseguentemente la convenuta Syndial Spa al risarcimento a favore della presidenza del consiglio dei ministri ....... per i fatti di cui è causa nonchè al rimborso a favore dei suddetti, degli oneri per la bonifica e il ripristino ambientale per l’importo complessivo di euro 1.900.008990,88” ( unmiliardonovecentonto8990,88)" La soluzione prospettata in sentenza: “In conclusione la Syndial va condannata a pagare alla presidenza del consiglio dei ministri ,.......la somma di euro 56.200.000,00 ( cinquantaseimilioni200mila) …“.

Si tengano a mente queste due cifre. Quasi due miliardi contro cinquantasei milioni. In tutto questo senza trascurare l’accenno, da parte del consulente tecnico di parte, ad un impianto tecnologico che utilizza la torcia al plasma per ottenere il risanamento ambientale dell’area oggetto della discussione.

Senza entrare nei tecnicismi, cosa mi ha permesso di capire la lettura di questa sentenza. Da una parte la forza e il potere contrattuale di Eni con lo stravolgimento della cifra richiesta dalla presidenza del consiglio dei ministri, divenuta, alla fine del contraddittorio, una cifra di poco conto, quasi irrisoria.

E dall’altra parte l’individuazione di una soluzione per la bonifica delle ex aree industriali, l’impianto della torcia al plasma, che dalle cose che ho letto sembra ottimale e che invece, nel tempo, si è persa nei meandri delle mille difficoltà e delle mille contrarietà poste in essere da Eni. Tecnica, quella della torcia al plasma, che in un primo momento avevo sottovalutato ritenendola una tecnica ormai obsoleta e sorpassata. E invece non è così, almeno dalle cose che ho letto e approfondito. Ha un solo “difetto”, se così si può dire, almeno agli occhi di Eni.

È costosissima, e il suo utilizzo richiederebbe da parte della multinazionale quotata in borsa l’inserimento in bilancio di cifre imponentissime con la difficoltà di motivare quest’impegno straordinario agli investitori.

Cosa non facile, senza l’intervento autorevole del governo italiano. Da tutte queste considerazioni vi è una riflessione ulteriore da fare e da porre sul tavolo delle discussioni. Con Eni, e lo dico per il prossimo futuro, va utilizzato un atteggiamento e un modello di comportamento che per comodità esemplifico con la metafora machievelliana della volpe e del leone. Nel nostro caso più della volpe che del leone.

Eni va considerata "obtorto collo" un nostro partner pur consapevoli che è un partner inaffidabile e cinico e pericoloso ma del quale, purtroppo, non possiamo e non potremmo fare a meno, tranne non continuare a tenerci i rifiuti “in situ” che poi è chiaramente il malcelato sogno di Eni, al quale nel recente passato molti dei “tupamaros dell’ambiente a trucco” dell’ultima ora, hanno dato sponda e forza a quel sogno prefigurando la cosiddetta piramide dei veleni all’interno del sito di Pertusola.

In tutti i casi e al di là di tutti questi personaggi d’avanspettacolo Eni è un partner con il quale va condotta e conclusa la complessa e complicata trattativa avendo al proprio fianco tutte le istituzioni, e tutte le loro strutture burocratiche, con in testa la presidenza del consiglio dei ministri, ancor meglio con il presidente del consiglio dei ministri.

Altre soluzioni non ne intravedo e tutte quelle praticabili e praticate, così come capitato sino ad oggi, sono destinate al fallimento o, peggio, al mercanteggiamento, in cui Eni è scaltrissima e abilissima aiutata in questo caso da piccole prede unicellulari autoctone , senza testa e senza cuore, necrofaghe e voracissime. Dalla lettura di questa sentenza ho rafforzato il mio convincimento iniziale.

È urgente, in special modo nei rapporti con Eni, bandire l’etica delle intenzioni e dei principi che pervade e prevale in tutti i nostri ragionamenti e sostituirla con l’etica della responsabilità e della realtà. E bisogna fare tutto questo per passare da quella che appare ormai una nostra abitudine consolidata, la riduzione della realtà a semplicità, a quella che è e dovrebbe essere invece la cultura della complessità.

E dovremmo fare tutto questo e accettare queste sfide della complessità nell’esclusivo interesse delle prossime generazioni, alle quali non possiamo e non dobbiamo lasciare la parte più bella e preziosa ed esclusiva di Crotone occupata e invasa da rifiuti pericolosi e nocivi, un vero buco nero che si sta mangiando quotidianamente una parte del nostro e del loro futuro.