Periodicamente, ritorna d’attualità a Crotone il termine subsidenza, legato alle estrazioni del gas metano da parte dell’Eni. E si tratta di un fenomeno consistente, considerato che al largo di Crotone attualmente le piattaforme dell'Eni estraggono circa il 15% del consumo nazionale di metano, sia per uso civile che industriale.
Iniziamo con l’inquadrare il fenomeno. La subsidenza è un lento movimento di abbassamento della crosta terrestre che si verifica in determinate zone ed è attribuito al peso dei sedimenti che si accumulano.
Pur essendo il fenomeno di tipo naturale, alcuni aspetti dell’attività antropica possono influenzare in modo considerevole il fenomeno o addirittura determinarne l’innesco. Uno di questi è proprio causato dall’estrazione di gas, anche se sul fenomeno in questione, ci sono ancora delle visioni contrastanti.
Sugli effetti provocati da questa attività, infatti, si discute da tempo, anche perché significativi riscontri non sono mai stati prodotti. Tuttavia si ritiene che l’estrazione del gas dal sottosuolo possa provocare la compressione dei sedimenti degli strati sovrastanti e di quelli sottostanti la zona produttiva.
L’estrazione del gas metano da giacimenti ubicati in prossimità della costa determina abbassamenti significativi del suolo in aree più estese della proiezione in superficie dei perimetri degli stessi giacimenti. Gli studi effettuati sulla dinamica negli ultimi 100 anni del fenomeno mostrano chiaramente la correlazione fra interventi dell’uomo e cambiamenti nelle tendenze della subsidenza.
Sul tema abbiamo sentito il presidente dell’ordine degli architetti di Crotone, Antonio Amodeo e non dissimili le posizioni espresse in merito dal presidente regionale dell’ordine dei geologi, Franco Violo.
Intanto, a scanso di equivoci, a fine agosto l’Eni realizzerà un impianto off shore per aumentare la produttività dei pozzi metaniferi, con buona pace dei pescatori della zona, che vedranno altri ostacoli alla loro attività ed ai rischi di subsidenza.