Tanti sorrisi e pacche sulle spalle all'inaugurazione del nuovo polo universitario di Crotone, evento definito a più riprese "storico" e addirittura "epocale", nonchè come un traguardo "meritato" che la città aspettava da tempo. Giusto, se non fosse che Crotone ha già ospitato una sede universitaria distaccata, che chiuse i battenti al termine delle convenzioni. Un episodio di storia recente passato in secondo piano, in questi giorni, ma dal quale bisogna prendere spunto per non commettere gli stessi errori.
di Francesco Placco
È infatti la seconda volta, nella mia breve vita, che mi trovo di fronte alla stessa "giornata storica": l'apertura di un plesso universitario in città. Ieri pomeriggio hanno preso il via le lezioni del corso distaccato in medicina e chirurgia - tecnologie digitali (LEGGI) con i primi 35 studenti, che saliranno, scorrendo l'apposita graduatoria, ad un totale di 84, il numero stabilito dalla convenzione che ha messo d'accordo l'Università della Calabria (Cosenza) e l'Università della Magna Græcia (Catanzaro) a portare questo corso a metà strada (Crotone).
Cercare necessariamente una polemica sarebbe ingiusto, ma a lasciarsi inebriare dalle citazioni storiche e dall'entusiasmo saremmo ingenui. Il traguardo, l'obiettivo a lungo termine, è quello di mantenere - e possibilmente ampliare - il polo distaccato: ambire ad avere un polo universitario a se stante è impensabile, e quindi bisognerà lavorare per dimostrare - realmente, numeri alla mano - che il polo distaccato di Crotone serve.
Il rischio, altrimenti, è che tutto si concluda come nel novembre del 2010, quando a chiudere i battenti fù il plesso universitario di Via Saffo, distante a poco più di un chilometro e mezzo dall'odierno edificio di Via dei Japigi. Sono passati 14 anni quasi esatti dall'ultima seduta di laurea che formò 17 dottori in città, eppure sembra un'epoca lontana, un ricordo sbiadito, che ha comunque tante similitudini con quello che stiamo vivendo in queste ore.
Anche il plesso universitario ribattezzato "di Tufolo", infatti, si reggeva grazie ai corsi di laurea distaccati dell'Università Magna Græcia e dell'Università della Calabria. E già al tempo venne definita una convenzione che non si riuscì a rendere strutturale, nonostante le timide proteste e chissà quanti convegni e dibattiti sul tema (di alcuni si trova ancora traccia, persino sul sito del Comune (QUI)). Negli anni successivi il dibattito sull'università in città si è progressivamente affievolito, e tante (troppe?) università private/telematiche hanno preso il posto di quello che poteva (doveva?) essere pubblico.
Ma questa è un'altra storia. E non vorremmo dar ragione a chi diceva che la storia si ripete sempre due volte: prima come farsa, poi come tragedia. Nè vorremmo dar ragione a chi sostiene che l'apertura del plesso universitario sia più una questione politica che di rilancio del territorio. Spettro che già aleggiava nel 2010, e che pende oggi sugli stessi attori di allora. Ma i tempi sono cambiati, e non possiamo che gioire del nuovo, importante presidio inaugurato in città.
Augurandoci, però, che sia la volta buona.