Ho accolto con stupito interesse la notizia apparsa l’altro ieri sulla stampa locale del Magna Graecia Park, progetto seducente e di amplissimo respiro, percorso da varie intenzioni ed allocato in 160 ettari di terreno, già interessati da un precedente progetto abortito: Europaradiso. Ma non vuol dire.
di Diderotto
Quel che mi ha provocato immediato entusiasmo sono le cifre faraoniche dell’intervento complessivo, non usuali per una zona di scarso peculio, che oltretutto da tempo subisce l’accanimento desertificante non solo della ricchezza ma anche delle migliori e più scolarizzate intelligenze.
Ipotizzare 1.200 milioni, foss’anche in 20 anni, dà sempre e comunque la bella cifra di 60 milioni annui di media, e già parlarne a noi pezzenti accende l’allegria, come tutti i discorsi sui soldi.
Non conosco le persone cui fanno cenno i cronisti, tranne una, ma deve trattarsi certamente di persone positive e capaci di inseguire ancora i sogni, anche quelli preclusi ai più, ma due aspetti mi spingono ancor di più ad azzardare una speranza: la partecipazione e l’impulso, fra gli esploratori della fattibilità, di Raffaele Vrenna, il visionario principe fra gli imprenditori locali, e la presenza e l’interesse necessitato per Crotone di Eni ed A2A, sicuramente molto più dotati di fortune rispetto a qualunque imprenditore del luogo.
Ora, se costoro concorressero all’attuazione del progetto, che magari preveda pure un dissalatore (per far cosa? Ma va bene!) ed una bioraffineria polirigenerativa che “possa servire altre strutture” (non capisco esattamente, ma va bene lo stesso!), ma che al contempo ospiti una Facoltà di Archeologia, terrestre e marina, ed una di Bioingegneria, oltre ad una versione decente della Facoltà di Medicina, da poco poggiata in formato tascabile e con tutte le limitazioni possibili a Crotone, beh, allora il tutto potrebbe essere benedetto, quantomeno con beneficio d’inventario e salvo errori ed omissioni.
Anche per aspirare a produrre non solo camerieri e manovali, ma pure laureati di un qualche livello.
