La strada del Petilino, il Vietnam ed il sogno di arrivare prima a Crotone

5 settembre 2011, 14:45 Il Fatto

La strada del Petilino, detta anche strada del mare, è un sogno di ormai diverse generazioni di automobilisti e cittadini di questo lembo del Marchesato Crotonese, con un bacino di oltre 20 mila abitanti, che, attualmente, per raggiungere Crotone impiegano circa un’ora, con un percorso che riserva loro 206 curve, una ogni 5 secondi di media, e non pochi pericoli. La strada, però, ha vissuto negli anni tanti e tali vicissitudini che l’utilizzo di termini di guerra per descriverla, non appare, poi, così strano, così come ha fatto recentemente in consiglio provinciale l’assessore alla viabilità della giunta Zurlo, Marcello Praticò. Questi nel descrivere la situazione della strada in questione disse: “E’ un Vietnam in cui la precedente amministrazione non ne è uscita ed anche noi non so se ne usciremo”.

E allora, benvenuti in questo Vietnam in salsa crotonese.

Con i suoi 13 milioni di euro di spesa originaria prevista, si tratta della più grande opera mai realizzata dalla Provincia di Crotone; i tempi di arrivo nel Capoluogo dovrebbero essere quasi dimezzati. Il progetto, approvato e finanziato dalla Provincia di Crotone il 20 settembre del 2004, con determina 1.592 prevedeva la realizzazione di un tracciato lungo 12 km con carreggiate larghe 8,5 metri; previsto, inoltre, le cunette percorribili ed una pendenza non superiore al 6%. Il progetto è stato curato da uno studio di Perugia, ma già dall’inizio ha visto sorgere qualche perplessità, anche da parte delle Cmp, prima ditta incaricata dei lavori, che fece eseguire dei sondaggi supplementari che evidenziarono il dissesto idrogeologico. Era l’anno 2005. Nel novembre dello stesso anno, arrivò il primo contrattempo. Il contratto di appalto è stato revocato per il mancato rilascio della certificazione antimafia all’azienda del gruppo Ciampà; l’incidente di percorso, tra l'altro, provocò anche l'insediamento della "Commissione d'accesso antimafia" nell'ente intermedio.

L’appalto venne assegnato al secondo classificato nella gara; arrivò, però, una comunicazione della Prefettura che una delle aziende che faceva parte dell'associazione temporanea d'impresa non era in possesso del certificato antimafia. L'azienda capofila dell'Ati ha dovuto farne a meno ricercando un nuovo partner. L’impresa che la sostituì nell’agosto del 2007, la Crotonscavi, ha proseguito i lavori in base al progetto approvato, senza tener conto delle segnalazioni del pericolo di dissesto idro geologico. Che le segnalazioni non fossero campate in aria lo dimostrò il fatto che la strada è franata in diverse parti, tra fine 2008 ed inizio 2009; la zona maggiormente interessata è in località ‘Acqua delle querce’, a pochi chilometri dall’inizio del tracciato sul versante della statale106, per un tratto di circa 900 metri. Altra frana, anche se di impatto minore, anche nel versante petilino.

Le cause? Il tracciato della strada è stato progettato su un’area formata da sabbie alluvionali poggiate su argille di base inclinate, cioè, le condizioni ideali per far si che la strada scivoli a valle, come se fosse adagiata su dei cuscinetti. Ma questi rischi non devono essere scongiurati con le perizie che si fanno in sede di progettazione? Queste le risposte del neo dei lavori, ingegnere Giuseppe Germinara. L’opera ha, in questi anni, diversi annunci di prossima apertura ma il termine fissato, poi, è sempre slittato. Ma la situazione, ad oggi, qual è? Il percorso dovrebbe terminare ad ottobre, mentre per le rifiniture, ci vorrà l’estate. Almeno è quanto sperano i cittadini del Petilino.