Templari federiciani ai giovani: relazionarsi con i non cristiani attraverso la preghiera
“L’amore e l’interesse degli educatori verso i loro allievi deve essere testimoniato dalla loro capacità di stimolare non solo l’esercizio della mente, ma del cuore e dello spirito, attraverso la “preghiera”, la vera palestra della vita”. E’ quanto dichiara in una nota Filomena Falsetta, della Confraternita dei Templari Federiciani.
“In questo avverso momento storico – si legge nella nota - ai giovani è affidato un compito delicatissimo: diventare protagonisti generosi di un cambiamento, che segni il futuro loro, della società, del mondo intero; la loro manforte è la preghiera, che li aiuterà a maturare la consapevolezza della loro missione.
Soltanto attraverso la preghiera, che è la prima e più eccellente forma di vita interiore, essi potranno prendere coscienza di ciò che effettivamente sono, ossia risorse preziose da investire per il bene dell’umanità, di tutta l’umanità, e, quindi, anche per il bene di migranti, rifugiati e sfollati, che hanno, naturalmente, un’appartenenza culturale e religiosa diversa dalla nostra.
“Ciò significa che i giovani cristiani, affinchè possano adempiere pienamente al proprio mandato di riscatto sociale, è indispensabile che diano, a se stessi e agli altri, un’indispensabile e chiara testimonianza della propria fede. La preghiera è l’unica via maestra da percorrere per dialogare in modo autentico con chi cristiano non è.
“Ogni giorno – osserva - in tante parti del mondo, migranti, rifugiati e sfollati si rivolgono a parrocchie ed organizzazioni cattoliche in cerca di sostegno, dalle quali sono accolti senza che si tenga conto della loro appartenenza culturale e religiosa, ma, anzi, rispettandola.
“Tuttavia ciò non basta, in quanto è la preghiera il più grande laboratorio di civile convivenza. Insegnando ai giovani ad essere animati da questo spirito, verranno a crearsi provvidenziali possibilità di interazione feconda, nella quale non sarà mai smentita la centralità della persona, qualunque sia la sua estrazione culturale e religiosa.
“Pertanto – conclude -, l’invito è rivolto ai Vescovi e al Provveditorato agli Studi della Calabria, affinchè esortino gli insegnanti ad unirsi, con i loro discepoli, in momenti di preghiera (prima delle lezioni, durante la ricreazione o alla fine dell’orario scolastico) perché è proprio in quei momenti che i giovani captano, nella loro profondità interiore, il valore e la responsabilità della consegna che gli è stata data; è proprio in quei momenti che acquistano la forza di non cadere vittime della loro umana debolezza; è proprio in quei momenti che si riscoprono testimoni di fede e di speranza nel mondo”.