Di cosa ha bisogno la Calabria? Una chiacchierata con Cagliostro
Sulla scia della curiosità e necessità di approfondimenti che possono generare articoli di stampa di notabili del mondo della Cultura e delle Università calabresi ho voluto questa volta “stuzzicare” con un’intervista Marisa Cagliostro. Già Docente dell’Università Mediterranea è intervenuta nei giorni scorsi sul giornale online Il Dispaccio ponendosi la domanda “Di cosa ha bisogno la Calabria?” La sua risposta deriva da una lunga carriera di ricerche a carattere nazionale sul territorio calabrese nel settore del patrimonio culturale e museale e sulla sua valorizzazione, ma soprattutto dalla sua esperienza sul territorio regionale che si è materializzata con la elaborazione di progetti europei o regionali concretamente realizzati con associazioni di comuni, dall’area grecanica al crotonese, o con il primo censimento scientifico dei musei in Calabria o con l’esito della decennale ricerca nazionale sul Barocco e la pubblicazione del volume calabrese della collana nazionale, che avrebbe dovuto aprire nuovi scenari per il turismo culturale ma è rimasto nel cassetto dei vari Assessori alla cultura.
A questo si aggiunge la partecipazione a Consulte regionali della cultura, a commissioni di valutazione su progetti POR, a incarichi ministeriali di consulenza, alla quasi decennale conduzione del CERERE, una Società consortile tra Università e Regione, che tanti progetti e consulenze ha fornito agli enti locali per valorizzare il loro patrimonio architettonico e urbano e senza costi di personale in quanto si avvaleva di laureati e ricercatori universitari con contratti a progetto.
Oggi una fitta agenda di impegni di studio e consulenza ma soprattutto di volontariato culturale con l’associazione Ulysses di cui è V.Presidente e a fianco della Soprintendenza per il rispetto delle leggi di tutela e per la qualità dei progetti che ricadono sulla riqualificazione dei centri storici. La creazione di una vera rete museale e di un autentico superamento dei deficit del settore che potrebbe dare opportunità di lavoro ai tanti laureati delle nostre Università e poi l’attuale battaglia che conduce con la costituzione del Coordinamento calabrese ICOM (International Council of Museums) di cui è una storica socia, per avvalersi della sinergia della qualificata organizzazione internazionale sui Musei.
Professoressa, “offerte generose e competenze profonde” recita il titolo di un suo articolo pubblicato su Il Dispaccio giorni fa … Volendosi soffermare soltanto su questa tranche di frase, moltissimi calabresi, e non soltanto, conoscono benissimo le sue competenze ad ogni latitudine ed in ogni ambito. Cosa offrirebbe alla nostra Calabria?
La mia sintetica risposta è la stessa che lei ha citato dal titolo all’articolo che è nato sulla provocazione del collega Aiello che ha provato generosamente ad offrire la sua esperienza in maniera inusuale e nella convinzione, che mi vede perfettamente d’accordo, che per la Calabria, per il governo di una regione che ha ancora tutto da fare per il suo sviluppo, non servano nomine fatte con il bilancino delle correnti o con le appartenenze a lobby e gruppi di potere né tanto meno a pressioni amicali o parentali. Tutto questo ha portato la Calabria ad essere fanalino di coda anche del meridione, pur avendo un enorme patrimonio di risorse naturali e paesaggistiche, umane e professionali. E queste ultime restano lontane dalle modalità drogate delle scelte politiche e gli esiti e le esperienze maturate in ambito universitario e professionale non riescono ad essere conosciute o riconosciute dalla classe politica che sino a ieri ha occupato posti di governo lasciando lo sfacelo cui assistiamo, comprese le cattive pratiche che rasentano l’illegalità e richiedono addirittura l’intervento pesante della magistratura. Quindi la scommessa della nuova Giunta regionale dovrebbe essere finalmente quella di accogliere le esperienze profonde e le offerte generose di far parte di un team che si riconosca nella qualità e lavori in sinergia, fuori da debiti di riconoscenza che si sono spesso trasformati in deviazione di fondi pubblici verso progetti non prioritari e ininfluenti sulla economia depressa della regione.
In un passato non tanto remoto abbiamo avuto in Italia il Governo dei Professori e anni fa in Calabria un movimento politico che ha portato alla nomina dell’ex Rettore della Mediterranea Bianchi a Ministro dell’ultimo Governo Prodi. Con il prof. Francesco Aiello dell’Unical pensa di instaurare qualche sinergia?
Qui non si tratta di valorizzare i “professori” tout court bensì di poter avviare il giorno dopo le nomine un tavolo di coordinamento, non chiamiamola task forse, definizione spesso male interpretata, che conosca già a fondo situazioni e soluzioni e concordi le priorità e su quali gambe di una burocrazia regionale competente, che c’è, debbano velocemente camminare. Quello che serve è una operatività rapida e incisiva che non è certo prerogativa di tutti i “professori” ma di alcuni forse rari personaggi che hanno fatto del loro mestiere e dei loro studi una generosa trasposizione sul territorio sporcandosi le scarpe e riempiendosi gli occhi di una bellezza e una potenzialità che sono rimaste in ombra a causa di incapacità gestionali e carenza di progetto. Credo che uno di questi sia il prof. Aiello che ho conosciuto dopo il suo articolo e in cui ritrovo facilmente modalità di azione condivisibili. L’esperienza di consulenza a fianco del Ministro Bianchi ad esempio mi ha portata ad allargare gli orizzonti sulle strutture ministeriali, le grandi società di servizi, la partecipazione e la presa d’atto delle direttive europee, il ruolo del turismo e anche la vetustà della macchina burocratica del nostro paese.
Professoressa, recentemente è stata a Messina a rappresentare la Provincia di Reggio Calabria per l’iniziativa “Stati Generali della Cultura”. In ambito culturale, come in altri ahimè, la Sicilia vanta a pieno titolo “un suo perché”. Cosa ci vorrebbe affinché la Calabria possa rivestire il ruolo che storicamente gli spetta facendo emergere le sue sconfinate risorse paesaggistiche, culturali e architettoniche?
Gli Stati Generali della Cultura 2015, promossi dall’Assessorato provinciale alla cultura e legalità sono stati e sono una risposta alla sua domanda: 97 Comuni e centinaia di associazioni e istituzioni culturali che, correttamente e attivamente contattati, motivati, hanno realizzato centinaia di manifestazioni di alto profilo senza alcun finanziamento mi pare quasi un miracolo che nelle stesse modalità non si potrebbe ripetere ma che ha dimostrato come, nella cultura e penso anche in altri settori occorre sapere quello che serve, comunicarlo con semplicità e rimboccarsi le maniche, suscitando un sano spirito di emulazione e di partecipazione cui non siamo stati abituati. Ecco che la mia totale collaborazione a questa iniziativa con alcune altre poche persone con cui condividiamo competenza e passione,hanno prodotto una risposta che dovrebbe essere costante e che cercheremo di far restare viva e vitale. Messina è stata coinvolta in questa manifestazione, con la sua amministrazione e il suo assessore alla Cultura, reggino ma docente nell’Università di Messina, esempio di naturale integrazione tra le due città con la cultura come trait d’union naturale.
Lei approva questa nuova “trovata” renziana che l’Ateneo da cui ogni laureato proviene influirebbe sui suoi criteri di valutazione?
Purtroppo forse l’inesperienza della giovane età può dare spazio, per fortuna di breve durata, a sortite che nessuno di noi si sognerebbe di fare. Questa poi creerebbe inutili e dannose discriminazioni di colpe che risalgono comunque al Governo centrale, disparità che non dovrebbero esistere nella formazione universitaria statale. Cultura e Università con la Scuola restano fenomeni misconosciuti, salvo a riempirsi la bocca di frasi fatte!
I musei in Calabria, ci sono. Come sono organizzati o “non organizzati? Il Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria tanto una perla rara quanto una spina nel fianco per chi di Turismo vive. Stravolto, restaurato, i suoi gioielli più preziosi i Bronzi di Riace ricoverati per lunghissimo tempo in una sala del Consiglio regionale. Adesso ci sono, ma …
Discorsi che si sarebbero evitati con scelte diverse e metodi di lavoro e responsabilità adeguate, che sono mancate. E qui mi fermo perché i discorsi sarebbero lunghi e anche dolorosi, per me.