Prc Gullo-Mazzotta su privatizzazione cimitero comunale Cosenza

Cosenza Politica

"Solo qualche anno fa il 54% degli italiani votava un referendum sulla ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali. Il governo Italiano ha ignorato l’esito del referendum anzi, grazie al taglio feroce dei trasferimenti agli enti locali e alla mannaia del patto di stabilità, ha spinto alla privatizzazione gli stessi enti locali.

Non tutti però hanno chinato la testa ed alcuni, grandi e piccoli, comuni (Napoli, Saracena) hanno saputo resistere e rilanciare dimostrando che nonostante le difficoltà si possono trovare le forme giuridiche per garantire la gestione pubblica dei servizi e, soprattutto, la loro efficienza. A Cosenza invece si va nella direzione opposta". E' quanto si legge in una nota di Francesco Campolongo, segretario Circolo “Gullo Mazzotta” - Partito della Rifondazione Comunista Cosenza.

"L’atavica problematica del cimitero continua la nota - dovrebbe essere risolta grazie alla messa a bando del servizio che garantirà per 25 anni guadagni facili a chi se lo aggiudicherà. Si potrebbe facilmente obiettare sulla malsana idea, che non trova nessun riscontro empirico, che il privato sappia gestire fisiologicamente meglio i servizi perché costretto dal mercato ad essere più “competitivo” visto che, a meno che non ci saranno più cimiteri con vari gestori, saremo in un regime di monopolio (come per l’acqua, i trasporti,ecc). La Sorical che gestisce l’acqua in Calabria ha già dimostrato come un privato possa aggiudicarsi un servizio garantendo investimenti senza poi farli, garantendo alcuni limiti alle tariffe (per poi non rispettarli) e peggiorando il servizio.

Nonostante questa bugia diventata ormai senso comune (del privato buono contro il pubblico cattivo) e l’improbabile salto di qualità del servizio, a fronte di un sicuro business per qualche “prenditore” ci sono cose ancora più preoccupanti. La cosa che più sconcerta è che un sindaco e la sua giunta possano ritenere migliore l’affidamento ad un privato piuttosto che la loro stessa gestione, ammettendo implicitamente la propria incapacità.

Se un servizio non funziona chi dovrebbe garantirne l’efficienza avrà o meno qualche responsabilità? Il problema è la natura pubblica del servizio o l’incapacità degli amministratori che fino ad ora l’hanno gestita? Ci si dirà che il problema è l’assenza di fondi necessari per efficientare il servizio e che questa non è responsabilità del Comune di Cosenza. Per rispondere a questa obiezione intanto vorrei chiedere come gli investimenti del privato, visto che a logica non mi risulta che il servizio sarà aggiudicato da qualche generoso benefattore, saranno resi “produttivi” e quindi come produrranno profitti per i privato stesso.

Visto che a differenza del pubblico il privato non deve solo ripagare il costo di un servizio ma anche farci del profitto dovrà necessariamente alzare le tariffe rispetto a quelle che avrebbe garantito il pubblico oltre ad abbassare lo stipendio dei lavoratori (che non ci risulta già sia faraonico) o addirittura diminuire la forza lavoro (licenziare). La prospettiva di tariffe più alte, tagli sul lavoro (licenziamenti e stipendi più bassi) e sugli investimenti (sulla manutenzione) è migliorativa e auspicabile?

L’ultima cosa, la più inquietante, è la logica sottesa alla scelta di rivolgersi al privato in assenza di fondi pubblici. Questo ormai è un copione costante che grazie allo sforzo congiunto del governo centrale e di amministratori compiacenti elimina l’orizzonte della politica e della scelta dagli enti locali facendo passare per “tecnica” e “necessaria” la privatizzazione. Una svendita silenziosa e costante dei nostri servizi a cui ogni amante della democrazia, ogni buon amministratore dovrebbe opporsi rivendicando con forza la possibilità di scelta ad ogni livello per il cittadino e ingaggiando una battaglia feroce contro la logica del “patto di stabilità” che antepone l’austerità ai diritti dei cittadini.

Un buon sindaco oggi denuncerebbe i tagli selvaggi e chiamerebbe i suoi cittadini a manifestare sotto la prefettura per chiedere fondi straordinari per efficientare il servizio, perché domani non debba toccare ad altri servizi. L’assenza di fondi non è un evento meteorologico ma una scelta politica del governo centrale a cui non si risponde regalando il pubblico a qualche potentato locale".