Cantiere Laboratorio, non dimenticare il genocidio del popolo cristiano-armeno
Una stupenda cornice di pubblico, numeroso ed interessato, ha partecipato al convegno sul centenario del “Genocidio del popolo Armeno”, organizzato da Cantiere Laboratorio e la sua organizzazione giovanile, Gioventù Controcorrente, con la collaborazione di Identità Tradizionale e Gioventù Nazionale e che si è svolto giovedì 19 novembre presso la Sala “Studio Meeting”, a Lamezia Terme.
Ettore Scaramuzzino, responsabile di Gioventù Controcorrente, nell’introdurre il tema, citando la frase di George Orwell “In tempi di menzogne universali, dire la verità è un atto rivoluzionario”, ha voluto mettere in evidenza come sia fondamentale la conoscenza del passato nella sua verità storica e come, attraverso questa, risvegliare le coscienze, ponendo come condizione imprescindibile la formazione di uomini che abbiano il senso dell’appartenenza ad una “Comunità” che poggia su valori condivisi e lontana da logiche di interessi economici e personali.
Simone Grisolia, di Identità Tradizionale, riconoscendo l’importanza di questi appuntamenti e dell’identità di vedute con Cantiere Laboratorio, ha spiegato come “dimenticare” significhi “tacere”, nascondere gli avvenimenti storici nella loro realtà, e come sia importante la riscoperta dei valori tradizionali della Fede per la quale battersi e, se necessario, anche morire. Ha anche colto l’occasione di presentare la sua associazione e l’impegno sociale e militante della stessa, al servizio del prossimo più bisognoso e del bene comune.
Domenico Mercurio, di Gioventù Nazionale, ha ricordato come questo appuntamento si inserisca nel quadro di attività che l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia intende svolgere in collaborazione con Cantiere Laboratorio. Ha posto l’accento su come, ancora oggi, la posizione della Turchia, di fronte agli avvenimenti del 1915, non sia cambiata e, a tal proposito, ha ricordato come, durante il viaggio dell’aprile di quest’anno di Papa Francesco in Turchia, sia bastato un semplice accenno al genocidio armeno per irritare le autorità turche che hanno ammonito il Papa ed hanno parlato di “calunnie” verso la Turchia. Ha infine ricordato tutte le vittime del terrorismo e non solo quelle francesi .
Vittorio Gigliotti, Presidente di Cantiere Laboratorio e Membro Nazionale dell’ “Osservatorio sulle Comunità Cristiane in Medio Oriente”, ha tracciato sinteticamente i passi salienti della storia del popolo armeno, il primo a dichiarare il cristianesimo religione del Paese, nel 301. “La storia degli armeni è una storia di fede e martirio, come quello subito sotto il regno ottomano a cavallo del 1915/1916, quando, salito al governo il movimento laicista e massonico dei “Giovani Turchi”, impregnato di nazionalismo, iniziò una spietata persecuzione che ben presto si trasformò in un vero e proprio genocidio pianificato e perpetrato dalle autorità turche contro la comunità armena. Tra il 23 e il 24 aprile 1915, prima fecero arrestare gli intellettuali e la classe dirigente e pensante di Costantinopoli e la gioventù armena, successivamente, nell’autunno del 1915, il Ministro degli Interni pianificò lo sterminio di donne, bambini e tutti gli adulti superiori a 45 anni. Torture di ogni genere, apertura di campi di concentramento, deportazioni verso i deserti della Mesopotamia attraverso vere e proprie marce della morte di donne, vecchi e bambini lasciati morire di stenti e di fame, eliminazioni di massa.
Un dispaccio, inviato dall’allora Ministro Taalat Pascià al Governatore turco di Aleppo, il 15 settembre 1915, descrive la brutalità del progettodi annientamento di una comunità per il solo fatto di essere cristiana:
“Siete già stato informato del fatto che il governo ha deciso di sterminare l’intera popolazione armena. Occorre la vostra massima collaborazione [...]. Non sia usata pietà per nessuno, tantomeno per le donne, i bambini e gli invalidi. [...] Per quanto tragici possano sembrare i metodi di questo sterminio, occorre agire senza alcuno scrupolo di coscienza e con la massima celerità ed efficacia.”.
L’obiettivo del Governo turco era quello di cancellare un popolo dal punto di vista fisico, etnico-religioso, culturale e storico. Il bilancio di questo vero e proprio olocausto è di oltre 1 milione e mezzo di morti che oggi noi, con questo incontro, vogliamo ricordare e ai quali vogliamo rendere onore. Ancora oggi, la Turchia di Erdogan nega che si sia trattato di genocidio e chiunque affermi il contrario è punito con la reclusione fino a tre anni”.”
Padre Karem Boghos, armeno-siriano di Aleppo, con la sua testimonianza, ha parlato della sua infanzia, delle sue origini, della scoperta che suo nonno era stato ucciso dai turchi, dei suoi studi, degli anni da evangelizzatore proprio in Turchia. Ha messo in risalto il legame indissolubile tra gli armeni e il cristianesimo, ha ricordato le attuali sofferenze del popolo siriano e quelle della sua comunità di Aleppo che, a cento anni dal genocidio, sono costretti a lasciare le loro case, la loro terra a causa della guerra. Ha auspicato che l’Europa riscopra le sue radici cristiane, la sua identità, la sua tradizione, che si faccia pressione sui politici italiani ed europei affinché non passino le leggi liberticide contro l’uomo e la famiglia. Ha avuto parole dure per quanti si postrano al servizio di “mammona”, impegnati a costruire una società nella quale l’economia ha il primato su tutto. Ha concluso ricordando che non bisogna disperare, ma impegnarsi, abbracciare la fede “perché - ha concluso - la fede è uno scudo che non si può distruggere.”.
Alla fine dell’incontro, i relatori hanno risposto alle domande dei presenti e ne è scaturito un interessante dibattito.