Mario Vallone (Anpi) su giornata della memoria
"Con il 2016, fra pochi giorni, entreremo nella sedicesima celebrazione del Giorno della Memoria. Molto è stato fatto in effetti sul piano della Memoria, forse un po’ meno su quello della Storia. Il 27 Gennaio è entrato a far parte di quelle date istituzionali che consentono almeno per un giorno di fare una riflessione sul nostro passato."Lo dichiara in una nota Mario Vallone Presidente Comitato Provinciale ANPI.
"Ma è proprio qui - aggiunge ancora - che bisogna intervenire per evitare di trasformare una data importante in una scadenza burocratica nella quale - in una logica “una tantum” - ci si mette la coscienza a posto per qualche ora lasciando poi tutto a continuare come sempre. Più volte abbiamo ripetuto che il 27 gennaio non è il giorno dei morti, non è la data in cui si rende omaggio alle vittime – tra l’altro nemmeno e non sempre a tutte a dire il vero – per fare questo c’è già il 2 novembre.
Il Giorno della Memoria deve diventare sempre più la presa di coscienza definitiva delle immense atrocità commesse dagli uomini e sull’attualità del Male ancora vivo e vegeto nelle nostre democratiche società. Subito dopo bisogna, non solo affermare “Mai più o Per non dimenticare”, ma impegnarsi attivamente e collettivamente per trasformare i buoni propositi in realtà. Dopo settant’anni siamo ancora nella civilissima Europa a discutere di Muri e fili spinati. Campagne di odio sempre in movimento contro immigrati, popolo rom e sinti; omofobia dilagante, antisemitismo sempre in agguato. E poi smettiamola di saltare per convenienza il capitolo sulle responsabilità italiane. Si nota in maniera a volte velata, a volte più evidente, l’idea di ricondurre tutto il male al nazismo insistendo sul mito, per la verità smontato dagli storici, degli italiani “brava gente”. Leggi razziali, confino, persecuzioni, stragi e morti portano il segno indelebile del fascismo tutto italiano. Si deve ricordare il male nelle sue estreme efferatezze e conoscerlo bene anche quando si presenta in forme apparentemente innocue: quando si pensa che uno straniero, o uno diverso da noi, è un nemico si pongono le premesse di una catena al cui termine, scrive Primo Levi c’è il Lager, il campo di sterminio.
Ecco, siamo sicuri di aver compreso la lezione e l’ammonimento dello scrittore deportato? Non ha forse qualche ragione Elena Loewenthal quando si chiede e ci chiede cosa sta diventando questo Giorno della Memoria? “Una cerimonia stanca, un contenitore vuoto, un momento di finta riflessione che parte da premesse sbagliate per approdare a uno sterile rituale dove le vittime vengono esibite con un intento che sembra di commiserazione, di incongruo risarcimento”. Non serve inventarsi ogni anno effetti speciali, e tanto meno insistere sul versante emozionale.
Riflessioni a tutto campo; ragionamenti e approfondimenti sulla storia passata e recente devono costituire il fulcro di ogni nostra iniziativa. Vale la pena ricordare a noi tutti quanto scriveva il grande narratore e testimone Mario Rigoni Stern: «La memoria è determinante. È determinante perché io sono ricco di memorie e l’uomo che non ha memoria è un pover’uomo, perché essa dovrebbe arricchire la vita, dar diritto, far fare dei confronti, dar la possibilità di pensare ad errori o cose giuste fatte. Non si tratta di un esame di coscienza,- conclude Vallone - ma di qualche cosa che va al di là, perché con la memoria si possono fare dei bilanci, delle considerazioni, delle scelte, perché credo che uno scrittore, un poeta, uno scienziato, un lettore, un agricoltore, un uomo, uno che non ha memoria è un pover’uomo. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla vita». Il Comitato Provinciale dell’ANPI di Catanzaro come di consuetudine sarà presente con un impegnativo programma di incontri.