Grande partecipazione alla presentazione del libro di Capicotto
“Una passeggiata salutare” ha fatto tappa al “K di Cuori”. Dopo il debutto alla sala consiliare della Provincia di Catanzaro, l’autobiografia di Francesco Capicotto (edizione Kimera Onlus) proseguirà in un viaggio itinerante tra librerie e auditorium della provincia, portando una testimonianza di amore, fede, di vita. Proprio di amicizia, solidarietà e fiducia nel prossimo, si è parlato ieri, dalle 18.30, presso il “K di Cuori – Music Club” di via Menniti Ippolito (nel cuore del centro), accompagnati dall’autore che ha dialogato con la giornalista Rosita Mercatante, moderatrice dell’evento, argomentando come meglio non si potrebbe il significato di quei valori che ognuno porta con sé in teoria, pur commettendo l’errore marchiano di darli per scontati: la vera pace interiore può essere raggiunta solo nel rapportarsi costantemente con il prossimo, attraverso una parola, una carezza, un sorriso, rendendo grazie all’Assoluto per ciò che ci ha concesso, secondo la Sua volontà.
Non è un discorso prettamente a sfondo cattolico: siamo dotati di libero arbitrio e decidiamo noi a cosa credere o non; tuttavia, dobbiamo renderci conto che “dare” vale più che “ricevere” e Francesco Capicotto, impegnato nel sociale tutti i giorni anche prima di aver sconfitto la leucemia, ci insegna questo. Altro preconcetto da sfatare definitivamente, è il coraggio (o forse la semplicità) di guardare in faccia il mostro, chiamandolo per nome: leucemia, cancro, tumore… non bisogna aver paura, anzi “pudore”, nell’adoperare questa terminologia.
Esistono, ma esiste la via per vincere, pur avendo “incassato qualche gol” (adoperando il gergo calcistico tanto caro all’autore, che sugli spalti del “Ceravolo” ha passato quasi tutta la vita, incluso il periodo della malattia): “Conta il risultato finale”, dice Capicotto, il quale ha avuto modo di esprimere anche la delusione verso coloro che, millantando aiuto e sostegno sono poi venuti meno, mancando di rispetto a quel senso di solidarietà che troppo spesso ostentiamo, senza possederlo in verità. “Per alcuni sono ‘morto’, ma ringrazio chi mi è stato realmente vicino”, ammette l’autore, ripercorrendo i tratti di quel periodo terribile, nella relazione con la famiglia, i “camice” dei medici di Catanzaro e Reggio Calabria – divenuti poi suoi amici- e, soprattutto, la relazione con Dio, portata avanti nel tempo non senza “discussioni accese”, perché è normale sentirsi abbandonati nel momento terribile in cui si scopre la malattia.
Francesco Capicotto non si è lasciato prevaricare e ha vinto, grazie a suo figlio Ferdinando (co-protagonista della narrazione), il donatore del midollo, che ha compiuto un gesto di estrema generosità verso quel padre al quale deve dire “grazie” per averlo reso uomo, perché “hanno vinto insieme”. Amicizia, amore, aiuto, Dio: sono state queste le parole ricorrenti nel dialogo tra Capicotto e la giornalista Rosita Mercatante, durante un incontro che ha assunto il connotato informale del ritrovo tra vecchi amici al Caffè, davanti al delizioso aperitivo predisposto dal “K di Cuori”. A fare da prologo, il sentito intervento dell’editore Luigi Conforto, presidente dell’associazione Kimera, che ha voluto rivolgere il suo ringraziamento a chi ha presenziato, passando in rassegna brevemente l’amicizia epocale che lo lega all’autore, Francesco, una persona “straordinariamente semplice”, che ha condotto una battaglia come fosse “una passeggiata salutare” fino al traguardo. Appuntamento al prossimo incontro.