Illegalità nel ciclo dei rifiuti. Lagambiente: Calabria al 2° posto in Italia
La Calabria è al secondo posto nella classifica nazionale dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti nel 2015 con 487 infrazioni accertate, 505 denunce, 177 sequestri e nessun arresto.
È questo il primo dato regionale del Rapporto Ecomafia 2016 che il direttore nazionale di Legambiente Stefano Ciafani ha fornito in anteprima, questo pomeriggio, nel corso del suo intervento a “Trame Festival”, a Lamezia Terme, per discutere degli effetti della nuova norma sugli ecoreati e dell’approvazione, in questi giorni, della legge sulle agenzie ambientali.
Il nuovo Rapporto Ecomafia sarà presentato a Roma il prossimo 5 luglio con tutti i dati dei reati ambientali che riguardano, oltre al ciclo rifiuti, anche l’abusivismo edilizio, i delitti contro gli animali e la fauna selvatica, le archeomafie, gli incendi, le agromafie e reati nel settore delle energie rinnovabili.
All’incontro con la stampa, coordinato dal giornalista dell’Avvenire Toni Mira, hanno preso parte anche il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho ed il vice presidente regionale di Legambiente Calabria Andrea Dominijanni.
I NUMERI DEL PROSSIMO RAPPORTO forniranno una fotografia più ampia delle illegalità ambientali nel nostro Paese, “ma i dati degli ecoreati accertati nei primi otto mesi dall’entrata in vigore della legge 68 del 19 maggio 2015, che ha introdotto nel nostro Codice penale il Titolo VI-bis dedicato ai delitti ambientali, stanno dimostrando tutta l'efficacia del nuovo sistema sanzionatorio - afferma Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente -. Per rendere ancora più efficace il contrasto agli ecocriminali è ora fondamentale attivare una grande opera di formazione per tutti gli attori della repressione dei reati ambientali, a partire dai magistrati e dalle forze dell'ordine, procedere rapidamente alla costituzione di una grande polizia ambientale partendo dalle migliori esperienze maturate dall'Arma dei carabinieri e dal Corpo forestale dello Stato, e approvare una norma per snellire le procedure per abbattere le costruzioni abusive che deturpano le splendide coste e le località dell’entroterra calabresi”.
Nel bilancio che Legambiente ha realizzato dal 19 maggio 2015 al 31 gennaio 2016, infatti, la Calabria era al secondo posto per maggior numero di beni sequestrati (25) e al tredicesimo posto tra le regioni in cui si è concentrato il più alto numero di contestazioni della legge 68 con 23 infrazioni accertate e 29 denunce per illeciti.
La legge sugli ecoreati ha fornito un valido strumento operativo alle forze dell'ordine e all'autorità giudiziaria per poter fermare gli eco criminali. Le novità importanti di questa legge sono diverse. I cinque nuovi ecoreati del codice penale sono: inquinamento, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento del controllo e omessa bonifica. Le pene sono molto importanti: si va dalla reclusione da 2 a 6 anni per il delitto di inquinamento a quella da 5 a 15 anni per chi commette un disastro ambientale. I tempi di prescrizione raddoppiano (il delitto di disastro ambientale si prescrive addirittura in 30 anni) ed è prevista una lunga serie di aggravanti, tra cui quelle per lesione, morte, ecomafia e corruzione, e si possono eseguire le confische dei beni (anche per equivalente) in caso di condanna.
La legge prevede anche sconti di pena per chi si adopera a bonificare in tempi certi (questo accelererà inevitabilmente il processo di risanamento in Italia) e un sistema di estinzione amministrativa dei reati minori se vengono rispettate in tempi certi le prescrizioni dettate dagli organi di controllo come l'Arpacal. Sono previste anche sanzioni severe come la responsabilità giuridica delle imprese. Sono nuovi delitti che non sostituiscono o abrogano le leggi precedenti (continuano a esistere i reati contravvenzionali), così come il nuovo disastro ambientale si aggiunge al vecchio disastro innominato (art. 434 del codice penale), utilizzato dai magistrati prima dell’approvazione della legge sugli ecoreati.
Si tratta di una riforma che è il frutto di un percorso tortuoso, lungo e faticoso, che ha visto Legambiente in prima linea sin dall'inizio di questa avventura iniziata nel 1994, dimostrando l'enorme importanza che la società civile può assumere per imporre l'interesse collettivo al centro dell'azione politica, al di là dei singoli schieramenti partitici.
Nell'occasione è stato presentato il libro "Ecogiustizia è fatta - Storia di una lunga marcia contro l'ecomafia in nome del popolo inquinato", a cura di Enrico Fontana, Stefano Ciafani e Peppe Ruggiero, con la prefazione di Roberto Saviano, che descrive in 128 pagine i 21 anni di lavoro di Legambiente per far approvare la legge dal Parlamento italiano.
Dopo la legge sugli ecoreati e il collegato ambientale, ieri il Parlamento italiano ha approvato la legge sulle agenzie ambientali. “Grazie a questa norma – ha spiegato Ciafani - si avranno controlli ambientali più omogenei, trasparenti ed efficaci su tutto il territorio nazionale e si potrà contrastare in maniera efficace l’inquinamento rafforzando allo stesso tempo l'applicazione della legge sugli ecoreati. Ora punteremo all’approvazione di altre riforme come, ad esempio, la legge sul consumo di suolo, quella sulle agromafie e i delitti contro gli animali, la norma per semplificare l’abbattimento degli ecomostri. Infine, il rapido recepimento del pacchetto sull'economia circolare in discussione al parlamento europeo che sarà approvato nei prossimi mesi”.
“Legambiente Calabria – ha affermato Andrea Dominijanni, vicepresidente regionale Legambiente - è convinta che con la legge sugli ecoreati e i nuovi provvedimenti in via di approvazione, possa aprirsi una nuova stagione di legalità per la riconversione ecologica del Paese. Un plauso per la loro opera meritoria va al Corpo forestale dello Stato, al Comando Tutela Ambiente dell'Arma dei Carabinieri - NOE, alla Guardia di Finanza e alle Capitanerie di porto. Auspichiamo che la norma sulle agenzie ambientali possa contribuire a migliorare l’azione dell’Arpacal, rendendo efficace uno strumento tecnico importante per la tutela ambientale nella nostra Regione”.
Nel corso dell’incontro, il direttore Ciafani ha lanciato la campagna per promuovere la Cooperativa WeForGreen che permette a cittadini e aziende di autoprodursi e consumare energia da fotovoltaico entrando a far parte dalle cooperative energetiche. Per questo Legambiente sostiene Tiberio Bentivoglio, imprenditore di Reggio Calabria che ha rotto il muro di omertà contro la 'ndrangheta. Testimone di giustizia, è stato vittima di numerosi attentati. Dopo ventiquattro anni di persecuzioni gli è stato riconosciuto l’affidamento di un bene confiscato alla mafia dove trasferire la sua attività, una sanitaria. Prima del trasferimento nel nuovo locale il magazzino e tutta la merce è stata incendiata, costringendo l’imprenditore, colpito per l’ennesima volta nonostante una scorta di terzo livello, a ricominciare da capo.
Con la raccolta fondi, lanciata sul proprio sito http://www.legambiente.it/contenuti/articoli/WeForGreen-autoproduci-energia-pulita, Legambiente vuole aiutare Tiberio Bentivoglio a rimettersi in piedi acquistando dalla cooperativa WeForGreen Sharing, le quote di energia solare necessarie per alimentare la sua sanitaria (Tutti i dettagli su http://www.weforgreen.it/)
È stato proiettato anche il video della campagna “UnSaccoGiusto”, lo spot interpretato da Fortunato Cerlino, l’attore che interpreta Pietro Savastano nel telefilm “Gomorra”. Dietro una busta per la spesa potrebbe nascondersi la criminalità organizzata, che in Italia controlla gran parte del mercato dei sacchetti di plastica bio, non soltanto al Sud, e impone ai commercianti l’acquisto e la distribuzione di prodotti illegali non compostabili. Metà dei sacchetti in circolazione in Italia sono illegali, il valore perso dalla filiera legale è di circa 160 milioni di euro, a cui si devono aggiungere 30 milioni di euro di evasione fiscale e 50 milioni di euro per lo smaltimento delle buste fuori legge.