Il presidente Ciacco consegna stanze rinnovate ai gruppi consiliari
Non è una grandiosa opera pubblica quella inaugurata oggi pomeriggio al terzo piano di Palazzo dei Bruzi: solo la ristrutturazione dei vecchi locali per meglio ospitare i gruppi consiliari. Ma il significato della realizzazione è importante perché vuole indicare la giusta attenzione verso gli eletti del popolo e, quindi, dimostrare rispetto per le loro persone e idee, per la loro funzione democratica e, in definitiva, per i cittadini di Cosenza che li hanno votati a rappresentarli nella massima assemblea cittadina. E così Antonio Ciacco, dopo aver deciso di procedere ai lavori a spese sue devolvendo la propria indennità di Presidente del Consiglio, ha anche voluto rimarcare il momento e l’evento con una cerimonia alla quale hanno presenziato assessori, consiglieri, dirigenti, funzionari e, in prima fila, il Sindaco Salvatore Perugini. “Oggi – ha detto il Presidente Ciacco- non è un pomeriggio speciale. Non celebriamo un evento straordinario. Oggi, assai, semplicemente inauguriamo, nella più normale ordinarietà, gli uffici dei gruppi consiliari, opportunamente ristrutturati. Pitturati da cima a fondo. Arredati con nuove suppellettili. Adeguatamente attrezzati. E la cerimonia di battesimo, senza essere solenne, è convenientemente sobria. Ispirata alla giusta austerità. Per rimarcare al serietà dei gesti istituzionali. Che debbono, sempre obbedire al rigore dell’etica della Politica. Come segno distintivo di un modo di essere. Del modo di essere, di quelle classi dirigenti, che – coerentemente – esaltano e valorizzano la sacralità della funzione di rappresentanza popolare. Ancorando, quella sacralità, al dignitoso decoro degli spazi fisici dentro i quali la funzione di rappresentanza popolare, quotidianamente, si esercita. E oggi restituiremo dignitoso decoro agli spazi fisici. E, tuttavia, io non voglio essere ringraziato per quello che ho fatto. Perchè ho fatto solo quello che dovevo fare. Anzi sono io a dover dire grazie e chiedere scusa a ciascun collega consigliere. Per aver, ciascun collega consigliere, sopportato, per 4 anni e mezzo, con composta pazienza, la non esaltante condizione di abitabilità istituzionale. Alla quale era, dunque, giusto porvi rimedio. Senza sfoggio di sfarzi, ma con parca oculatezza. Evitando, nell’attuale complessa e difficile congiuntura economica, di gravare sulle già tanto afflitte finanze municipali. Cosicché non un solo centesimo è stato attinto dalle casse comunali. Ho impegnato, devolvendola sino alla concorrenza dell’integrale copertura della spesa, la mia indennità di Presidente del Consiglio comunale. Nella granitica consapevolezza e nella profonda convinzione che l’indennità economica non deve essere – e non è – un sordido privilegio per il Presidente del Consiglio, ma deve essere – ed è – un segno distintivo dell’unità istituzionale e, come tale, ogni qualvolta se ne profila l’esigenza, è conveniente, senza indugio, metterla, in una cornice e con spirito di solidale coesione, a disposizione dell’unità istituzionale. E io questo ho fatto. Sapendo, memore, fra l’altro, di aver orgogliosamente interpretato per circa 10 anni, l’esaltante ruolo di consigliere manovale, sapendo, dicevo, di non aver compiuto nessun atto eroico. Ho adempiuto a un mio inderogabile obbligo funzionale. Confortato dalla fervida collaborazione e dalla partecipata condivisione di una equipe di dipendenti, ai quali non mi stancherò mai di tributare, con affetto sincero, il mio omaggio di ammirata gratitudine.” Antonio Ciacco ha quindi ringraziato solennemente i suoi più stretti collaboratori ma anche molti altri dipendenti del Comune nei quali ha trovato qualificato sostegno nell’esercizio della sua funzione. E il Presidente non ha mancato di soffermarsi sulla novità della diretta televisiva, che si inaugura stasera e ben si inquadra in questa giornata particolare. “Quando da qui a poco, stasera, celebreremo al seduta del Consiglio comunale, l’inedita diretta televisiva occorrerà assumerla – e sono certo che nessuno di noi così la assumerà – non come vetrina per una effimera ostentazione, bensì come qualificante e qualificato strumento per riaffermare il valore irrinunciabile della coesione sociale. Della quale coesione sociale l’alta carica di Consigliere comunale è, al tempo stesso, emblema e nutrimento. Ed è questa la preminente ragione per la quale le guarentigie connesse alla carica di Consigliere comunale sono assolutamente inviolabili. E, di queste guarentigie, da Presidente del Consiglio comunale, ne sarò strenuo difensore. Le difenderò e tutelerò, sempre, a spada tratta. Solo in un caso non le difenderò a spada tratta. Anzi non le difenderò per nulla. Quando esse saranno strumentalmente piegate a un uso perverso tale da mettere in sofferenza il dizionario e gli utensili della civiltà delle relazioni. Il che può capitare. E, quando capita, occorre, con solerte sollecitudine, adoperarsi affinché il vulnus così arrecato non produca un irreparabile corto circuito. Deleterio per la credibilità stessa della titolarità funzionale a sovranità popolare. Perché – evidentemente – la titolarità ella funzione di rappresentanza popolare, certamente, si incastona in un articolato e protetto reticoli di diritti. Di diritti pluralmente intesi. Non c’è che dire. E’ così. Ed è giusto che sia così. Epperò la titolarità della rappresentanza popolare si incastona anche nell’osservanza di un imprescindibile obbligo, di un imprescindibile dovere. Che, per essere uno solo, non è, però, meno pregnante e meno cogente, della pluralità dei diritti. Anzi tutt’altro. E’ il dovere della responsabilità. Della responsabilità nell’esercizio della funzione. Il dovere del senso di responsabilità. Dal quale nessuno di noi può e deve deflettere.” Quindi, una sottolineatura dei diritti dei consiglieri, primo fra tutti quello di presentare interrogazioni ed avere risposte sollecite. “Nessuno di noi può e deve deflettere dalla sacrosanta rivendicazione del riconoscimento dei propri diritti. Delle proprie prerogative. E un diritto intangibile del Consigliere comunale è la facoltà di efficacemente interrogare. Cosicché, in questi due mesi, avvalendomi della proficua e operosa interlocuzione con gli Assessori, ho impegnato molto del mio tempo alle interrogazioni consiliari. E a oggi, tutte le interrogazioni da question time – ed erano 48, quando io mi sono insediato, sono state evase. Tutte hanno ricevuto risposta. Per le circa 40 interrogazioni a risposta scritta, che io ho trovato inevase, alla data odierna, 30 di esse sono state, già, corredate dalla relativa risposta. Declino questi numeri non con spocchioso trionfalismo, ma con il sentito compiacimento per aver non già reso un favore ai colleghi consiglieri, bensì per aver dato sostanza e concreta attuazione a un loro diritto. A un loro intangibile diritto. Ed è un ulteriore intangibile diritto dei Consiglieri quello di ricevere il pagamento degli emolumenti connessi alla carica senza doverlo elemosinare. Partendo dal presupposto che quel denaro non è né inutile, né sprecato.” “E’ un ulteriore intangibile diritto dei consiglieri - e rimarco: diritto e non dovere – quello di stare in aula. Vivendo la seduta consiliare dal primo all’ultimo minuto. E’ un ulteriore intangibile diritto dei consiglieri - e rimarco: diritto e non dovere – quello di stare in aula e pretendere che in aula si discuta. Perché l’aula consiliare è il luogo per antonomasia per il dibattito. Per la circolazione e la elaborazione delle idee. Ed un ulteriore intangibile diritto dei consiglieri è quello di fruire di spazi che, quantomeno, possano avvalersi del sigillo della decenza.” Infine, una sottolineatura dei rapporti del Consiglio con l’esecutivo ed il Sindaco. “Un ultimo intangibile diritto dei consiglieri è quello di costruire un rapporto di feconda intermediazione con l’esecutivo municipale. Senza atteggiamenti pregiudizialmente antagonisti. Ma mettendo in campo, nel rigoroso rispetto dei reciproci ruoli e, ciascun consigliere, nel rigoroso rispetto della propria identità e della propria collocazione, mettendo in campo, dicevo, virtuosi processi di fattivo dialogo funzionali a contribuire a che l’azione di governo, senza indebite ingerenze, possa, comunque, essere largamente e diffusamente partecipata. E io penso che la presenza degli assessori, anche a questa manifestazione stasera, dia la cifra di come anche a questo intangibile diritto non sia riservata denegata attuazione. Una cifra, definitivamente, convalidata dalla presenza del Sindaco. Che è qui, certamente e senz’altro, per rendere onore alla caratura della cerimonia. Che è qui anche per testimoniare come l’organo esecutivo e l’’organo assembleare, pur nella necessaria e gelosa conservazione della diversità delle funzioni, non sono fra loro 2 monadi senza finestre. Ma il Sindaco è qui anche – e ne sono certo – per rinnovellare, come al solito, il fraterno affetto che ci lega. E io la mio Sindaco dico grazie. Dico grazie a Salvatore Perugini che è il mio sindaco oggi, che è il mio sindaco domani. Perché è giusto - la grammatica istituzionale questo insegna – stare al fianco di Salvatore Perugini con intransigente e inflessibile lealtà. Ben sapendo, ovviamente, che la lealtà non è un farmaco che si acquista in farmacia e che si somministra, rapidamente, per via endovenosa. La lealtà è un valore. Un grande valore. Che va saputo coltivare e alimentare. E Salvatore Perugini merita la lealtà di tutti noi. Anzi mi correggo: la lealtà di molti di noi. Certamente merita la mia affettuosa lealtà”.