Rapporto Ecomafia, la Calabria registra lieve calo di illeciti ambientali
Lieve flessione dei reati con una regione che per numero di illeciti ambientali, passa dal secondo al quarto posto. Sono i dati della Calabria nel Rapporto Ecomafia 2017, presentato a Roma alla camera dei deputati questa mattina.
Se nel resto del paese i reati ambientali sono diminuiti, è tuttavia aumentato il numero degli arresti 225 (contro i 188 del 2015), delle denunce 28.818 (a fronte delle 24.623 della precedente edizione del rapporto) e dei sequestri 7.277 (nel 2015 erano stati 7.055).
Nel 2016 il fatturato delle ecomafie scende a 13 miliardi registrando un -32% rispetto allo scorso anno, calo dovuto soprattutto alla riduzione della spesa pubblica per opere infrastrutturali nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Sicilia, Calabria, Campania e Puglia) e al lento ridimensionamento del mercato illegale.
In Calabria si assiste invece a un lieve calo dei reati nel cemento. Perché nel ciclo incriminato sono state 411 le infrazioni accertate rispetto alle 593 dello scorso anno; 450 le denunce; un arresto e 151 sequestri.
Nella classifica divisa per province, al primo posto Cosenza con 148 infrazioni, 151 denunce, nessun arresto e 52 sequestri; segue Reggio Calabria con 119 infrazioni, 141 denunce, un arresto e 53 sequestri; Crotone con 77 infrazioni, 65 denunce, nessun arresto, 21 sequestri; Vibo Valentia con 38 infrazioni, 49 denunce, nessun arresto e 14 sequestri. Chiude la classifica Catanzaro con 27 infrazioni, 40 denunce, nessun arresto e 10 sequestri. (In questa classifica provinciale sono esclusi i dati dei Carabinieri Tutela Ambiente).
Nel ciclo illegale dei rifiuti, sono state 429 le infrazioni accertate rispetto alle 487 dello scorso anno, 445 le persone denunciate, 8 gli arresti e 186 sequestri. Su scala provinciale: al primo posto Reggio Calabria con 216 infrazioni, 202 denunce, 2 arresti e 106 sequestri; segue Cosenza con 88 infrazioni, 89 denunce, 6 arresti e 42 sequestri; Vibo Valentia con 43 infrazioni, 49 denunce, nessun arresto e 14 sequestri; Crotone con 21 infrazioni, 19 denunce, nessun arresto e 8 sequestri; Catanzaro 16 infrazioni, 13 denunce, nessun arresto e 9 sequestri. (In questa classifica provinciale sono esclusi i dati dei Carabinieri Tutela Ambiente).
La corruzione in materia ambientale continua ad essere un fenomeno dilagante in tutta Italia. La Calabria è al quinto posto nella classifica regionale con 31 inchieste, 475 arresti, 360 denunce e 67 sequestri avvenuti dal 2010 al 31 maggio 2017.
Nel racket degli animali la Calabria è al quarto posto con 530 infrazioni, 516 denunce, 2 arresti e 188 sequestri. Primo posto in classifica per gli incendi dolosi e colposi con 848 infrazioni, 25 denunce, 2 arresti e 4 sequestri. Nella classifica delle archeomafie, la regione è al sedicesimo posto con 3 furti d’arte.
“Quest’anno il Rapporto Ecomafia - dichiara Rossella Muroni, Presidente nazionale di Legambiente – ci restituisce una fotografia che non ha solo tinte fosche, come nelle scorse edizioni, ma anche colori di speranza grazie anche alla legge che ha introdotto nel codice penale i delitti ambientali e che ha contributo a renderci un paese normale, dove chi inquina finalmente paga per quello che ha fatto. Ora è importante proseguire su questa strada non fermandosi ai primi risultati ottenuti, ma andando avanti investendo maggiori risorse soprattutto sulla formazione degli operatori proposti ai controlli e dando gambe forti alle Agenzie regionale di protezione ambientale, che stanno ancora aspettando l’approvazione dei decreti attuativi, previsti dalla recente riforma del sistema delle Agenzie, da parte del ministero dell’Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei ministri”.
“Per contrastare le illegalità ambientali - dichiara Stefano Ciafani, Direttore generale di Legambiente - è fondamentale che siano approvate quelle norme che mancano ancora all’appello a partire da una legge che semplifichi l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive. Servono anche norme che prevedano i delitti contro la flora e la fauna protette, pene più severe contro le archeomafie e anche l’accesso gratuito alla giustizia alle associazioni. L’Italia dimostri con fatti concreti di voler investire e puntare davvero sull’economia circolare e civile, due strumenti fondamentali per contrastare l’economia ecocriminale e per promuovere un’economia sostenibile e innovativa fondata sul pieno rispetto della legalità, sui principi della solidarietà, capace di creare lavoro e contribuire alla custodia dei patrimoni del nostro Paese”.