Dal Santuario della Madonna di Polsi parte una sfida alla ‘ndrangheta
Si è svolto oggi nel Santuario della Madonna di Polsi a San Luca l’incontro sul tema “Madonna di Polsi: la simbologia del Santuario tra sacro e legalità” promosso dal Prefetto, Michele di Bari e dal Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, Monsignor Francesco Oliva.
All’incontro ha partecipato il Ministro dell’Interno, Marco Minniti, e le più alte Autorità civili, militari e religiose tra cui il sen D’Ascola, il sen Morra, il Presidente della Regione Calabria, il Presidente del Consiglio regionale, il Sindaco Metropolitano, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, il Presidente della Corte d’Appello, il Procuratore Generale della Corte d’Appello, il Procuratore Distrettuale Antimafia, i vertici delle Forze di Polizia, il Rettore dell’Università Mediterranea, il Presidente dell’Ente Nazionale Parco Aspromonte e il Presidente della Conferenza Episcopale calabrese.
In apertura il Coro dell’Unione dei Cori parrocchiali della Diocesi di Locri- Gerace ha intonato un’antologia di rosari che, secondo la tradizione, accompagnano nelle loro preghiere i pellegrini in visita al Santuario.
Sono seguiti gli interventi del Rettore del Santuario, don Tonino Saraco, del Presidente della Regione, On.le Mario Oliviero, del Sindaco Metropolitano, avv. Giuseppe Falcomatà e del Presidente della Conferenza Episcopale Calabrese, Mons. Vincenzo Bertolone che ha evidenziato l’importanza dell’iniziativa in quanto rappresenta un ulteriore segno dell’attenzione dello Stato verso il territorio della Locride, dopo la visita del Capo dello Stato a Locri, in occasione della XXII Giornata della memoria e dell’impegno.
“L’evento – ha affermato il presule -, dal valore fortemente simbolico, deve, tuttavia, tradursi in un’azione formativa rivolta soprattutto ai giovani per indirizzarli verso la legalità e sviluppare in loro una coscienza civica, facendo sì che si sentano un tutt’uno con lo Stato, parte integrante di esso. Il Comandante Generale dei Carabinieri ha confermato l’impegno e la determinazione dell’Arma nel combattere la mafia, non solo in Calabria ma in ogni luogo essa alligni. Allo stesso modo il Procuratore Distrettuale Antimafia ha rimarcato la volontà dello Stato di combattere la ‘ndrangheta inviando in questa terra, e nei territori “duri”, i suoi uomini migliori. E ancora - “E’ un luogo comune affermare che la ‘ndrangheta fondi il suo potere sul consenso sociale in quanto offre lavoro: in realtà chi lavora con la ‘ndrangheta ne diventa schiavo”.
Mons. Oliva ha ringraziato, in particolare, il Ministro dell’Interno e le Autorità presenti per l’attenzione riservata al Santuario e alla gente della Locride, soprattutto perché la loro presenza incoraggia e rafforza l’opera intrapresa dalla Chiesa per riportare l’immagine del Santuario a luogo di culto e di preghiera, evidenziando, altresì, “la volontà del Clero calabrese di mettere al primo posto i fedeli e di avviare un’azione pastorale di coinvolgimento nella lotta al fenomeno mafioso con processi di rinnovamento che traggano ispirazione dal Vangelo”.
Nel suo intervento il Prefetto ha ripercorso la storia del Santuario che è stato il centro spirituale della cristianità calabrese. Ha ricordato che il rapporto tra sacro e legalità trae origine dall’Episcopato calabro e in particolare da Monsignor Lanza, Vescovo di Reggio Calabria, che è stato l’inventore delle settimane sociali. “Essere presenti qui, oggi- ha detto di Bari – è il segnale che lo Stato vuole riappropriarsi di questo luogo emblematico. Ringrazio, per questo, la Squadra Stato e, soprattutto, il Signor Ministro dell’Interno che con la sua presenza ha dato ulteriore lustro all’incontro”.
Il Ministro, nel concludere il convegno, ha affermato: “Oggi è avvenuta una cosa straordinaria di cui abbiamo avuto immediata consapevolezza. Ho provato una grande emozione nell’entrare nel Santuario: l’esperienza odierna rimarrà nel mio patrimonio sentimentale per le parole di straordinaria potenza pronunciate in particolare dagli uomini di fede”.
Ha, inoltre, ribadito che definire questo luogo il Santuario della mafia è una contraddizione in termini ed è “la cosa più iconoclasta che ci sia”. “Nel nome di Dio non si può giustificare la guerra e la violenza in quanto Dio le esclude entrambe. La partita contro la mafia si vince non solo con la prevenzione e la repressione, ma anche combattendo contro l’uso distorto dei simboli religiosi. La ‘ndrangheta viola la fede e cancella l’onore ed è, inoltre, il nemico mortale di una società che si definisce libera. Così come nel Faust di Goethe il diavolo prende l’anima al giovine, allo stesso modo la‘ndrangheta ruba l’anima e la vita a quanti ne fanno il loro punto di riferimento… Sconfiggeremo la ‘ndrangheta quando conquisteremo il cuore e la mente dei calabresi e degli italiani e oggi con la nostra premessa abbiamo posto una pietra miliare per conquistare il cuore dei calabresi”.