Emergenza incendi. Agronomi: parola d’ordine è “prevenzione”
Uno scempio che si sta perpetrando ai danni del patrimonio boschivo dell’Italia centro meridionale: così l’Ordine degli agronomi e dottori forestali del cosentino definisce l’emergenza incendi che sta devastando il territorio calabrese ricordando tra l’altro le parole scritte più di un secolo fa dallo scrittore Norman Douglas nel libro “Old Calabria”: “È triste pensare che entro pochi anni quasi tutti questi boschi saranno scomparsi; la prossima generazione stenterà a riconoscere i luoghi in cui essi sorgevano”.
Suonano l’allarme, dunque, gli agronomi calabresi che fanno notare anche come attribuire le cause di tutto ciò alla sola dismissione del Corpo Forestale - per quanto negli anni passati abbia svolto un ruolo fondamentale nelle azioni di spegnimento attraverso il coordinamento del cosiddetto Dos, la “Direzione delle Operazioni di Spegnimento”, “ci porterebbe - sostengono - ad analizzare un solo aspetto del problema degli incendi ossia appunto lo spegnimento”, ovvero la fase in cui già il bosco brucia e si deve limitare il danno; “ma è noto che se si vogliono evitare le calamità, e gli incendi sono una vera e propria calamità, bisogna agire in primis nella fase della prevenzione”.
“Prevenire un incendio boschivo si deve e si può fare con una nuova e più illuminata gestione del bosco che in Italia ed in particolare in Calabria rappresenta un vero patrimonio naturalistico ed ambientale oltre che rappresentare una risorsa economica rilevante - afferma Francesco Cufari, Presidente dell'Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali di Cosenza - La gestione selvicolturale delle aree silvo-pastorali che interessa in maniera esclusiva e diretta la nostra categoria di Dottori Agronomi e Dottori Forestali riveste quindi un ruolo importante nella prevenzione e previsione del fenomeno degli incendi boschivi.”
Prevenzione e previsione, in termini selvicolturali, significa pianificare e gestire le aree boscate; la manutenzione delle piste forestali, gli interventi colturali sui soprassuoli forestali (ripuliture, sfolli, spalcature, fasce parafuoco, ecc.), sono tutte operazioni che negli ultimi decenni, per una serie di motivazioni, si attuano sempre meno.
Per affrontare il problema in termini di prevenzione, spiegano ancora dall’ordine, ci aiuta un dato di fatto: gli incendi colpiscono, ciclicamente, sempre le stesse zone e probabilmente ad incendiare sono sempre le stesse persone. Questi territori boschivi, più soggetti al fenomeno, sono in prevalenza superfici investite a macchia mediterranea spesso ridotta a vegetazione cespugliosa ed arbustiva per il susseguirsi nel tempo degli incendi con cadenza quasi annuale.
Qui gli incendiari, o che siano mossi da vere e proprie patologie o da vari interessi, trovano terreno fertile o meglio bosco fertile, per mettere in atto i loro propositi criminali; quindi agiscono non a caso ma dove, per una situazione oggettiva determinata dalle condizioni del bosco favorevole all’innescarsi dell’incendio, possono avere più probabilità di portare a termine il compito.
Gli agronomi fanno così notare che la mappatura di queste zone è di facile individuazione e rappresenta una superficie non molto vasta dove la prevenzione degli incendi può essere attuata efficacemente con vari strumenti. “Si potrebbe proporre agli agricoltori, possessori di queste superfici – proseguono - di adottare dei piani di gestione mirati alla prevenzione degli incendi; si potrebbe prevedere un obbligo aggiuntivo sulla condizionalità, ad esempio sulla misura dell’indennità compensativa, riconoscendo adeguati incentivi, sul contributo a superficie, nel caso di attuazione di piani di gestione ordinaria finalizzati alla prevenzione degli incendi”.
"Insomma occorre fare qualcosa nella prevenzione attraverso in primo luogo i soggetti che presidiano e controllano il territorio da secoli, siano essi enti pubblici o privati, - sottolinea Pietro Palazzo, dottore Agronomo - incentivando gli stessi a programmare ed attuare azioni di manutenzione ordinaria delle superfici boschive più soggette agli incendi”.
Ad oggi gli unici interventi mirati che si possono attuare, sia per i proprietari pubblici che privati, sono quelli che fanno riferimento ai fondi di finanziamento comunitario del Psr Calabria 2014-2020 e in particolare alla Misura 8 relativa gli investimenti nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste.
E anche per questi motivi che, l’Ordine territoriale insieme a tutta la Federazione, per di più in qualità di portavoce del territorio rurale - conclude Andrea Bellusci, Dottore Forestale e Coordinatore della Commissione Sistemi Montani e Foreste – “ha ritenuto indispensabile e fondamentale richiedere al Dipartimento Agricoltura una doverosa, necessaria e congrua proroga della scadenza del Bando relativo alla misura in oggetto fino al superamento del periodo di più elevato rischio, anche perché in diverse aree in cui erano stati previsti interventi di prevenzione, questi eventi calamitosi hanno modificato lo stato dei luoghi.”