Regione replica a Coldiretti: “nessuna disattenzione su certificazione olio calabrese”
Il Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari della Regione Calabria, in risposta a Coldiretti sulla questione dell’imbottigliamento dell’Igp Olio di Calabria anche fuori i confini regionali, chiede innanzitutto alla stessa organizzazione dove si trovasse il 20 agosto 2016, giorno della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (C 305/08) della domanda definitiva di registrazione dell’Indicazione Geografica Protetta all’olio extravergine d’oliva calabrese.
“Il modus operandi di Coldiretti - afferma, in una nota, il Dipartimento Agricoltura - è, come sempre, quello della polemica sterile e della strumentalizzazione. Si ricorda, infatti, che dal 20 agosto 2016, c’erano novanta giorni di tempo, per presentare osservazioni a riguardo. Osservazioni che non sono pervenute da parte di Coldiretti. Nessuna disattenzione o superficialità ha caratterizzato il lavoro del Dipartimento e della Regione in generale, che ha perseguito con grande determinazione l’obiettivo della certificazione europea per l’olio calabrese, immenso patrimonio del territorio. Anzi, la Regione ha sempre inteso valorizzare le enormi potenzialità dell’oro di Calabria, sostenendo i produttori olivicoli regionali e puntando a creare valore aggiunto al comparto e alla produzione. Il disciplinare di produzione dell’Igp Olio di Calabria non prevede che l’imbottigliamento dell’olio debba avvenire solo nella Regione Calabria, per indicazione della Comunità Europea, e perché vige il mercato di libera concorrenza. La Toscana, dovrebbe sapere Coldiretti, è stata la prima regione ad ottenere il riconoscimento comunitario per l’olio, con molta facilità, in un momento nel quale non esistevano ancora regolamenti precisi, né restrizioni, quindi senza un’istruttoria pertinente, né controlli di sorta. Diversa la situazione della Sicilia che, in quanto isola, beneficia di regolamenti diversi che le permettono di imbottigliare la produzione all’interno dei confini regionali. Coldiretti stessa sottolinea che la Puglia “in modo accorto e responsabile non ha accettato le condizioni capestro dell’Unione Europea”, tanto che non ha ancora ottenuto il riconoscimento Igp”.
“Con l’ottenimento del riconoscimento Igp, invece, checché ne dica Coldiretti, - prosegue la nota - la Calabria è riuscita a sostenere e tutelare gli agricoltori, gli olivicoltori, i produttori calabresi ed il territorio, facendo inoltre in modo che la produzione extravergine Igp calabrese fosse conosciuta ed apprezzata maggiormente e che per questa si aprissero nuovi mercati, fortemente indirizzati ai marchi comunitari. Sono numerosi, infatti, ora, gli imbottigliatori che vengono in Calabria per chiedere il nostro olio e che muovono eccome l’economia calabrese, in quanto la produzione di olio acquistata ed imbottigliata fuori regione viene pagata con il valore aggiunto del marchio Igp. Non solo. Tutta la produzione Igp che esce fuori dai confini regionali cammina con la sua certificazione e quindi la sua tracciabilità, accompagnata da rigidi controlli, elementi che escludono ogni tipo di frode. Si ricorda, infatti, a Coldiretti, che i confezionatori hanno l’obbligo di chiedere l’autorizzazione al Consorzio ed all’ente di certificazione, anche solo per il numero di bottiglie da poter produrre”.
“Il riconoscimento Igp - conclude il Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari della Regione Calabria - è stato un primo grande passo, dovrebbe riconoscere Coldiretti, che ha premiato l’impegno e la serietà degli agricoltori calabresi, nonché tutelato l’olio extravergine d’oliva di qualità prodotto nei nostri territori. Tra due anni sarà possibile chiedere delle modifiche al Disciplinare e inserire quindi tutto ciò che si ritiene migliorativo per il comparto. Quest’ennesima freccia scagliata da Coldiretti, però, sembra celare dell’altro, tanto che in chiusura si afferma che “il Dipartimento Agricoltura deve essere riorganizzato e questa vicenda ne è l’ulteriore dimostrazione”, nonché che “al Dipartimento si sta solo giocando con i Fondi Comunitari”. Al Dipartimento Agricoltura non si gioca affatto con i fondi comunitari e a dirlo sono i risultati, tanto che con un anno di anticipo si è scongiurato il rischio di disimpegno automatico degli stessi”.