Archeologia. Area funeraria portata alla luce nel lametino
Una tomba è stata rivenuta durante i lavori di realizzazione di un metanodotto in contrada S. Sidero di Lamezia Terme tra giugno e novembre 2010. la scoperta sarà illustrata giovedì 23 dicembre alle ore 10, nel museo archeologico lametino nel complesso monumentale del San Domenico, durante una conferenza stampa alla presenza del sindaco Gianni Speranza, di Simonetta Bonomi e Roberto Spadea per la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Regione, Giovanna De Sensi Sestito, delegata del sindaco ai Beni Culturali. Nel pomeriggio dalle ore 17 la tomba sarà aperta al pubblico e saranno presenti gli archeologi e i tecnici che hanno curato lo scavo e l'allestimento. Gli scavi diretti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria hanno scoperto un piccolo sepolcreto da collegare ad una delle necropoli di Terina, colonia di Crotone, oggi identificata con i resti che emergono nella non lontana contrada Iardini di Renda presso S.Eufemia Vetere. La scoperta del sito arricchisce - spiega una nota del Comune - notevolmente il panorama delle aree funerarie dislocate intorno alla città antica, per la quale erano già noti altri resti tombali, come quelli segnalati da Paolo Orsi nelle vicine Contrade Gelsito, Paracocchio e Palazzi, la cui esistenza è stata recentemente confermata dalle attività di ricognizione svolte nel territorio dall'Associazione Archeologica Lametina. Il nucleo ristretto di sepolture ha permesso di verificare la coesistenza di vari riti di sepoltura in un limitato spazio di tempo, in cui accanto alla presenza di gente greca si affianca gente osco- italica, i Brettii, che, dalla meta' del IV secolo a.C., prendono Terina, inserendosi e bene amalgamandosi nel tessuto sociale e politico della citta'. La qualita' delle tombe scoperte e particolarmente quella in lastre di pietra e copertura a doppio spiovente e contrassegnate da lettere dell'alfabeto greco, che è stata portata e ricostruita nel Museo Archeologico Lametino, attestano un buon momento di agio attraversato dalla città nel corso del III secolo a.C. La tipologia delle sepolture e particolarmente di quella a cassa dimostrano come Terina fosse bene inserita nel circuito culturale ed artistico che caratterizza la koiné ellenistica magno greca, con diffusione di modelli che interessano tutti i settori del vivere quotidiano, dall'architettura (lo dimostra la tomba) alle produzioni, fra le quali spiccano quelle in ceramica, particolarmente quella a vernice nera, al metallo ed alle oreficerie. Gli scavi e l'allestimento sono stati diretti e coordinati da Roberto Spadea, responsabile dell'Ufficio territoriale del Lametino e Catanzarese della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, con la collaborazione di Giovanna Verbicaro che ha seguito il cantiere. Altre collaborazioni quelle di Lucia Bianchi e di Carlo Scuderi che ha curato i rilievi. I primi restauri ed i montaggi sono stati curati dall'Associazione Archeologica Lametina con la preziosa guida di Enza Purri Siviglia e la collaborazione di Paola Caruso e Valeria Failla. Il gruppo tecnico si è avvalso dell'architetto Nicola Purri per la progettazione e della collaborazione di Vittorio Scardamaglia, Fabio Butera, Luigi Calimeri e Antonio Cantafio, quest'ultimi della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. Le riprese fotografiche e il filmato sono di Domenico Critelli che ha curato la realizzazione dei pannelli.