Legge regionale sulla caccia. Sbottano le associazioni venatorie: finora solo chiacchere
Dopo l’annunciata disponibilità del governatore della Calabria ad iniziare una discussione con tutte le associazioni venatorie per definire il testo finale della nuova legge sulla caccia (LEGGI), il Coordinamento Regionale delle AAVV - ricordando come da ben quattro anni attenda di mettere sul tavolo un confronto “continuo, serio e costruttivo” con la Giunta sulle tematiche faunistico-venatorie – denuncia uno pseudo “silenzio” istituzionale
“Abbiamo ricevuto … solo risposte incomplete alle questioni e ai problemi che sottoponevamo alla loro attenzione; problemi peraltro affrontati non in modo organico, ma sull’onda delle diverse emergenze” spiegano dall’associazione.
Un esempio, tra i più recenti, sarebbe il Regolamento sulla caccia al cinghiale (entrato in vigore con la pubblicazione sul BURC del 21 novembre 2017) “sul quale – affermano dall’AAVV - ancora attendiamo una risposta, dopo i ripetuti inviti e le istanze da noi rivolte, in ultimo, proprio al Presidente alla Regione, al fine di sanare quelle che sono vere e proprie violazioni di principio, non solo della materia, ma anche e soprattutto di ordine generale (vedasi la nostra ultima istanza di riesame inviata il 20 gennaio di quest’anno)”.
Per quanto riguarda l’annunciata nuova legge sulla caccia, il Comitato ha voluto poi ricordare che un confronto fra le parti interessate si è già svolto e che una condivisione è stata raggiunta da almeno due anni: “il documento scaturitone – sbottano - è rimasto però lettera morta e giace evidentemente dimenticato in qualche cassetto della Regione”.
Se un nuovo confronto deve esserci, le AAVV di dicono pronte a riprenderlo ma, e “per pari rispetto”, chiedono chiarezza e impegno da parte della Regione a la concreta volontà ad arrivare all’adeguamento di uno strumento normativo fondamentale “che va ben oltre gli aspetti ludico ricreativi della pratica venatoria, andando a interessare la pratica agricola, la gestione faunistica, la tutela della biodiversità e dell’ambiente, la pubblica sicurezza dei cittadini calabresi”.
Nel frattempo, oltre alle correzioni del regolamento sulla caccia al cinghiale, i cacciatori richiamiamo quelle che ritengono tre criticità a cui va posto urgentemente un rimedio, sempre attivando il confronto, ovvero: l'urgenza dell'adozione e approvazione del Piano Faunistico Regionale, tenendo conto che la Regione ha già acquisito i Piani Faunistico-Venatori delle cinque province approvati e che hanno ottenuto la VAS.
Inoltre: l’approvazione delle modifiche alla Legge 9, “dove deve trovare definizione anche il conferimento delle funzioni in materia di caccia alla Città Metropolitana di Reggio Calabria, dato che la legge 14 del 2016, ha finito di dispiegare i suoi effetti, già dal momento di transizione tra i due Enti (Provincia-Città Metropolitana dal 1 marzo 2017)”.
Infine, la ricomposizione dei Comitati di Gestione degli ATC, “dopo il doppio grave errore – spiegano - compiuto dalla Giunta Regionale per via del mancato rinnovo prima - avendone titolo ai sensi della Legge regionale 14/2015 - e del Commissariamento dopo, nonostante già dall'anno scorso avevamo con più istanze e in più occasioni sollecitato e formalmente richiesto la ricostituzione”. Il Tar accogliendo i ricorsi delle stesse associazioni, con le ordinanze del 28 febbraio, ha sospeso i provvedimenti della Giunta Regionale e i relativi decreti, disponendo la ricomposizione degli organi con termini perentori.
L’ultimo incontro tenutosi con il Delegato Mauro D'Acri risale al 20 aprile 2017, ormai un anno fa, e il documento sottoscritto da tutte le Associazioni venatorie calabresi riconosciute, contenente una serie di proposte operative definite “concrete e facilmente eseguibili” per dare impulso e affrontare e risolvere le problematiche del settore è anch’esso rimasto senza seguito.
O, meglio, sarebbe stato seguito dai già ricordati commissariamenti degli ATC e da provvedimenti improntati a tamponare situazioni di emergenza ma “non a risolvere e programmare strutturalmente il sistema caccia regionale”.
“Apriamo una breve parentesi per sottolineare come, in questo panorama di assenza pressoché totale della politica – sbottano ancora le Associazioni - si debba dare atto per il poco che si è riusciti a fare esclusivamente all’impegno del Dipartimento Regionale Agricoltura, e dell’Ufficio di Gabinetto della Presidenza”.
Le AAVV lamentano però che non sia più sostenibile che un settore importante e sempre più gravoso sia affidato a un ufficio e a un Dipartimento che si regge solo su poche unità, “pur volenterose” e suggeriscono alla Giunta di rafforzare il Dipartimento con l’incremento di personale “motivato e qualificato”.
Per quanto riguarda il progetto di istituire un Osservatorio Faunistico-Venatorio regionale, poi, i rappresentati dei cacciatori calabresi concordano sull’importanza, ma ribadiscono che non accetteranno “soluzioni predefinite soprattutto in relazione alle competenze, che tale organismo deve garantire”.
“Per fornire il migliore contributo su questo punto ed anche sulle questioni, che implicano valutazioni di profilo tecnico e scientifico, dove ci sia la disponibilità della Regione – assicurano le associazioni - non faremo mancare il supporto delle nostre strutture tecnico-scientifiche, che in questi anni hanno condotto varie attività di ricerca conseguendo fondamentali risultati anche in Calabria, che hanno contribuito a determinare anche gli ultimi orientamenti dell’Ispra, come ad esempio è avvenuto con al prelievo dei turdidi.”