Lamezia, grande partecipazione al dibattito su disabilità e sessualità

Catanzaro Salute

Provare a saltare il fosso del pregiudizio nei riguardi di affettività e sessualità di persone che presentano disabilità, questo l'obiettivo formativo del Corso che si è tenuto a Lamezia Terme organizzato dal Centro di Riabilitazione della Comunità Progetto Sud e strutturato in collaborazione con la Scuola del Sociale e indirizzato a medici, psicologi, operatori socio sanitari e assistenti sociali con crediti di categoria, ma anche alle famiglie e agli educatori professionali e non.

Il corso che si è snodato lungo una sezione intensiva del sabato ed una tavola rotonda che ha coinvolto genitori, educatori, insegnanti la domenica mattina che ha visto come testimoni e relatori, di questo che sembra essere ancora un tabù sia dal punto di vista della legislazione che dal punto di vista dell'approccio medico socio sanitario, Fabrizio Quattrini psicoterapeuta sessuologo, Maximiliano Ulivieri promotore del comitato lovegiver e Nunzia Coppedè presidente Fish Calabria, moderati dalla coordinatrice del Centro di Riabilitazione Anna Maria Bavaro.

Punti di vista diversi si sono alternati nel corso della mattinata “la Fish Calabria, – dice Nunzia Coppedè – non prende posizione sulla proposta di legge che vuole regolamentare la figura dell´assistenze sessuale ma, in questa sede lancia la proposta che la sfera affettivo sessuale di persone con disabilità venga inserita in una branca della riabilitazione”.

Un dibattito conoscitivo e coraggioso, fatto di testimonianze a voce rotta, è partito invece con i numerosi genitori presenti che hanno rivolto domanda di aiuto sul come gestire gli istinti naturali, dei propri figli che presentano disabilità cognitive e/o fisiche. Con particolare e delicata attenzione ci si è confrontati anche sull´approccio femminile alla sessualità e alla gestione nel tempo definito “Dopo di noi”.

Il sasso è stato lanciato nel mondo della disabilità e sessualità e certamente la sfida a porre sul tavolo una tematica poco battuta, più per un senso di “cultura chiusa” che per altre dimensioni, è stata vinta, aprendo così la strada ad una opportuna formazione orizzontale che abbracci il tessuto sociale e che trova nelle famiglie le prime interlocutrici che, come è accaduto grazie a questo convegno, si sono dimostrate attente e consapevoli “a dover e voler essere traghettate nel mondo adolescenziale e poi adulto dei loro figli, arrivando preparate a quelle che sono le dinamiche di crescita affettiva e sessuale”.