“Giovani e Lavoro” al centro del convegno promosso da Arcidiocesi e CCIAA, presenti 400 ragazzi
Arrivano alla spicciolata gli oltre quattrocento studenti delle scuole superiori reggine coinvolti nella seconda edizione dell’iniziativa Cerco il lavoro che mi invento promossa congiuntamente dalla Arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova e dalla Camera di Commercio di Reggio nella mattinata di giovedì scorso. Non è un’occasione da manuale per marinare un giorno di scuola come tanti, c’è l’aria dell’opportunità da cogliere alla Sala Calipari del Consiglio regionale e lo capisci sin dalla prima ora.
Ci sono gli attori del mondo imprenditoriale, quelli del mondo accademico, della magistratura, della Chiesa e le scuole. Ci sono i rappresentanti dell’azienda speciale Informa della Camera di Commercio, che segue molti percorsi di avvio d’impresa.
L’introduzione spetta all'arcivescovo di Reggio Fiorini–Morosini, particolarmente a suo agio in mezzo ai giovani. Sorride, incalza gli studenti e chiede ai relatori di garantire un rapido fluire della mattinata, lasciando spazio ai laboratori. Parla di felicità Morosini, felicità in questa terra, trovando le soluzioni per tamponare l’emorragia – più che la fuga – di cervelli dal Sud e dalla Calabria. E invita tutti a riscoprire le possibilità che offre questa terra. Come farlo? «Uscendo fuori da quell'atteggiamento passivo che ci contraddistingue, dobbiamo dircelo». È il richiamo per nulla velato al clientelismo, a quel modo di fare – di cui non solo i calabresi per la verità hanno il copyright – per cui si bussa alla porta di questo o di quello per chiedere “per favore” quanto invece rappresenta un diritto: il lavoro. A proposito di diritto, Attilio Gorassini, ordinario di diritto privato all'Università “Mediterranea”, ha voluto ricordare il valore della Costituzione e della storia in cui ogni cristiano può trovare un proprio posto, una dimensione anche lavorativa e una vocazione senza necessariamente dover emigrare per andare incontro al dio denaro, al guadagnare di più. Sempre di più. Gorassini cita Steve Jobs: «L’unico modo per essere veramente soddisfatti è fare un gran bel lavoro ovvero amare quello che si fa e se ancora non lo si è trovato, beh… continuate a cercare!».
Il meccanismo occupazionale lo conosce piuttosto bene Pasquale Melissari, esperto di politiche del lavoro, che ha scomodato le nostre origini greche: «Portiamo nel Dna la voglia di conquistare, conoscere e trovare nuove possibilità che ci deriva da lì e non sempre è un obiettivo da guardare in senso negativo». Parla agli studenti di oggi, possibili imprenditori di domani «o possibili disoccupati, dipende da voi» tuona secco Melissari. E ricorda che ogni uomo debba metterci la buona volontà accompagnata dalla volontà di Dio. A chi si aiuta, Dio lo aiuta, ha chiosato Melissari.
L’incipit dell’intervento del magistrato Roberto Di Palma, della Direzione distrettuale antimafia, ha lo stile perentorio di una requisitoria e non lascia spazio a fraintendimenti. «Che c’entro io col mondo del lavoro? Ve lo spiego subito». E cita le intercettazioni – pane quotidiano del suo lavoro – di qualche ‘ndranghetista nella provincia di Reggio: «Con il consenso della gente, la criminalità organizzata si sostituisce allo Stato nell'avviamento al lavoro. Alcune persone si avvicinano e scendono a patti con la ‘ndrangheta per avere soldi, trovare un lavoro, pensando che questa sia una soluzione – ricorda Di Palma –. È un patto col diavolo». Il messaggio è chiaro: cosa volete fare nella vita, cercare una strada semplice, apparentemente, oppure essere liberi e camminare a testa alta? «È sempre una questione di scelte» evidenzia il Pm.
La Sala Calipari si fa attenta e silenziosa quando prende la parola un signore con la barba bianca e l’accento spagnolo. È Alfonso Molina e la sua storia inizia con l’esilio dal Cile negli anni 70 fino all'arrivo in Gran Bretagna. Da rifugiato che ha perso famiglia, amici, università, la sua lingua. Ha dovuto (ri)costruire l’ecosistema personale: ciò che siamo dentro e ciò che ci circonda. L’esilio non è stato facile per lui. Nella Scozia delle cornamuse e dei gonnellini, ha trovato il riscatto fino a diventare docente presso l’Università di Edimburgo e direttore scientifico della fondazione Mondo Digitale, che tra gli altri ha finanziato alcuni laboratori presso l’istituto scolastico Telesio di Reggio Calabria. Molina guarda alle sfide già presenti, ai grandi cambiamenti a cui tutti, soprattutto i giovani, devono prepararsi. «Le opportunità vanno conquistate, quindi meglio parlare di grandi sfide» ricorda. Sfide globali da vincere. A cui anche questi studenti sono chiamati a rispondere. Alcuni temi su tutti: l’ambiente, la diseguaglianza e la povertà non possono essere trascurati. Insieme alla scienza e la tecnologia, propone un mondo complesso. Il mondo di questi ragazzi, a cui parla con franchezza.
Molina chiama gli studenti presenti a mettersi insieme, ad arricchire le competenze (quindi studiare) ed essere creativi. Ingredienti fondamentali prima di dare spazio ai laboratori in cui i ragazzi hanno parlato di loro aiutati da alcuni imprenditori: gli studenti, infatti, non hanno ascoltato solo relatori, ma hanno anche vissuto esperienze dirette di confronto con realtà imprenditoriali.
Suddivisi in quattro gruppi per aree tematiche – agroalimentare, turismo, innovazione tecnologica, servizi alle imprese – i ragazzi hanno potuto dialogare con alcuni esponenti del mondo imprenditoriale reggino. Silverio Spinella, amministratore della Smart Srl, ha spiegato il reale significato del termine “innovare”. I servizi, invece, sono stati il focus del laboratorio tenuto da Giuseppe Quattrone della Saxesfull; Daniele Perrone dell’Oleificio Perrone ha tenuto un coinvolgente dibattito sul settore agroalimentare, con diversi studenti che hanno manifestato il desiderio di avviare un’impresa e occuparsi, per esempio, di trasformazione dei prodotti. Antonio Muià di Dafne Srl ha animato il laboratorio sul turismo. Soddisfatto Ninni Tramontana, presidente della Camera di Commercio di Reggio: «Puntiamo sul capitale umano in un territorio che offre tante opportunità di impresa. Il protocollo con l’arcidiocesi nasce perché abbiamo entrambi a cuore le sorti dei giovani. Quotidianamente orientiamo le scelte di molti, spiegando come si fa impresa» ha detto Tramontana.
In ognuno dei laboratori, gli studenti si sono interrogati sulle proprie capacità, sui talenti che possiedono e potrebbero mettere a disposizione per un futuro lavorativo nemmeno troppo lontano. Le loro parole in conclusione dei lavori di giornata garantiscono più di una ragionevole speranza. Hanno usato termini come «Tutto qui è meraviglioso», «Voglio impegnarmi per questo territorio e non abbandonarlo». Se lo dicono loro, i giovani, che in genere hanno grandi sogni, c’è da crederci. Almeno ci proveranno.