Agraria, Schicchi: “Gli alberi monumentali sono i migliori conoscitori dei nostri paesaggi”
“Gli alberi monumentali: conoscenza, conservazione, valorizzazione” è il titolo della lezione del secondo seminario del ciclo online “open green: il verde oltre lo schermo” promosso dalla Biblioteca di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Nel corso dell’evento Rosario Schicchi (Ordinario di Botanica sistematica presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università di Palermo, nonché direttore dell’Orto botanico di Palermo), ha tenuto una lezione dedicata agli alberi monumentali.
Schicchi ha innanzitutto chiarito cosa si debba intendere per albero monumentale: “È un concetto che si è andato precisando nel tempo e che nella sua formulazione compiuta si fa risalire ad Alexander von Humboldt, il quale nei resoconti della sua spedizione scientifica compiuta nell’America del Sud tra il 1799 e il 1804 usa il termine ‘monumenti arborei’, implicando la necessità di tutela”. Si può dire che la Sicilia da questo punto di vista sia stata all’avanguardia. Nel 1745, il principe Corsini, allora Vicerè di Sicilia, dispose con un editto la tutela istituzionale di alcuni “alberi di castagno la cui portentosa grandezza arreca a tutti stupore”, ricadenti sull’Etna nel bosco di Carpineto (Mascali, CT).
Si fa particolare riferimento al Castagno dei cento cavalli che, con la sua età stimata di tremila anni, è l’albero più antico d’Europa. “Lo status di albero monumentale”, ha precisato il prof. Schicchi, “oggi non è attribuito soltanto secondo criteri dimensionali. Altri criteri devono essere presi in considerazione, così come sono stati definiti dalla L.10 del 2013: la vetustà, la forma e il portamento, la rarità botanica, l’architettura vegetale, il valore ecologico, il pregio paesaggistico; le valenze storico-culturali e religiose”. Anche lo stesso criterio dimensionale, secondo Schicchi, andrebbe a sua volta rapportato, per comprenderne l’importanza relativa, sia alla specie sia al territorio dove l’albero si trova.
I dati ufficiali del registro nazionale degli alberi monumentali oggi ce ne restituiscono una consistenza sottostimata: “In Italia, tenendo conto degli ultimi aggiornamenti, risultano censiti circa 3400 alberi monumentali, 295 per la Sicilia, 460 per la Calabria. Ho fatto una mia stima del patrimonio, su base oggettiva, tenendo conto dei vari censimenti locali e di diversi studi scientifici pubblicati: in Italia dovremmo avere almeno 13500 alberi monumentali, mentre in Sicilia circa 1900”.
Schicchi ha quindi offerto una rassegna del patrimonio dei grandi alberi di Sicilia, attraverso immagini suggestive degli esemplari più significativi. Tra le piante di interesse agrario l’olivo ha meritato una particolare attenzione. In Sicilia alcuni olivi hanno dimensioni notevoli, come quello di Predica in territorio di Caronia, che presenta una circonferenza massima di quasi 13 metri. Sui Nebrodi, in agro di Pettineo (ME), troviamo un olivo che ha quasi 900 anni di vita e reca inciso nella corteccia il monogramma del proprietario: “È un retaggio del marchesato dei Ventimiglia (XVI-XVII sec) – racconta Schicchi - dove i contadini potevano avere in proprietà singoli alberi, come proprietà distinta dalla terra”.
Agli alberi monumentali si legano antiche leggende, come nel caso del cipresso che sorge in prossimità del Convento di S.Maria di Gesù a Palermo. Si crede che esso si sia sviluppato da un bastone che San Benedetto il Moro aveva infisso nel terreno: “Al di là della credenza popolare, con analisi dendrocronologiche si è attribuita all’albero un’età di circa 450 anni, compatibile con la leggenda, essendo la morte di Benedetto avvenuta nel 1589”.
Schicchi è poi passato a presentare le caratteristiche degli alberi forestali più rilevanti della Sicilia, a partire dal cerro-sughera di Serra Travetto, la sughera monumentale di Bosco Cava (Geraci Siculo), le sughere di Bosco Sugheri, tutti nel territorio delle Madonie. Nell’isola si trova il leccio più grande d’Italia, nell’ambito del Parco delle Madonie, in località Piano Zucchi (Isnello, PA). “Quercus ilex è la pianta forestale più straordinaria del Mediterraneo - ha detto Schicchi - si adatta molto facilmente e la trovate ovunque, radicata in tutti i tipi di suoli e in una fascia altimetrica molto ampia. In alcune aree della Sicilia ha spesso grandi dimensioni, grazie anche ad usi civici che ne vietavano il taglio”.
Alcuni alberi si distinguono per il portamento e l’architettura della chioma, come l’ilice di Carrinu, sito a Zafferana Etnea (CT) nel Parco dell’Etna, la roverella del Vallone del castello della Pietra, nel territorio di Trapani, o il tasso monumentale del Bosco della Tassita (Caronia, Parco dei Nebrodi). In Sicilia, dimensioni imponenti sono raggiunte anche dagli aceri: l’esemplare più grande d’Italia è proprio l’Acerone delle Madonie, con una circonferenza massima di oltre 16 metri.
Qui si trova anche un bosco che non ha uguali in Europa: quello degli agrifogli di Piano Pomo, di cui Schicchi racconta: “Vi osserviamo l’unica forma di innesto naturale, quella per approssimazione. Battuti dal vento i fusti si sfregano reciprocamente fino a portare a nudo il tessuto cambiale. Quindi si formano calli di cicatrizzazione che saldano in diversi punti le piante tra loro. Più di trecento agrifogli scambiano linfa e si comportano come un unico grande albero”. La monumentalità deve esser vista anche in termini di rarità botanica, come è per l’Abies Nebrodensis, specie endemica presente in Sicilia da 9000 anni, a grave rischio di estinzione. Ne esistono solo 30 individui, tutti nel Vallone Madonna degli Angeli in territorio di Polizzi Generosa.
Gli orti botanici sono altri luoghi privilegiati dove poter osservare gli alberi monumentali. Proprio nell’Orto botanico di Palermo, diretto da Schicchi, si trova l’albero più grande d’Europa: un ficus macrophylla f. columnaris la cui circonferenza misura oltre 48 m, con una chioma che copre una superficie di circa 3000 metri quadrati. Schicchi sottolinea come non sempre si intraprendano azioni adeguate per la salvaguardia dei nostri patriarchi vegetali. “Il MIPAAFT nel 2019 ha pubblicato delle Linee Guida per gli interventi di cura e salvaguardia degli alberi monumentali. È un testo per gli specialisti – ha detto Schicchi – ma dobbiamo fare un passo avanti, anche dal punto di vista normativo. Abbiamo una legge specifica che ha un impianto prescrittivo-sanzionatorio. Dobbiamo invece imparare a incoraggiare le buone pratiche e a rivolgerci ai veri protagonisti della cura e della manutenzione, che sono le persone comuni che possiedono le piante, le visitano, intraprendono le varie attività che in qualche modo le riguardano”.
La lezione è partita con i saluti del Direttore del Dipartimento di Agraria, Giuseppe Zimbalatti, che ha poi evidenziato l’intimo legame dell’iniziativa con le attività formative proposte nei corsi di Scienze forestali e ambientali, nonché con l’attività professionale.
Introducendo il tema del Seminario, Salvatore Di Fazio (delegato ai Servizi di Biblioteca) ne ha sottolineato l’attualità, ricordando come lo scorso aprile il MIPAAFT abbia dato ampio risalto ai risultati di un primo censimento nazionale degli alberi monumentali. È quindi passato a presentare Schicchi, studioso di notevole competenza sul tema, le cui ricerche, internazionalmente apprezzate, si sono focalizzate in modo particolare sul patrimonio dei grandi alberi di Sicilia, con studi di dettaglio riguardanti i Monti Sicani e i Parchi Regionali dei Nebrodi e delle Madonie.