Meeting contro la violenza di genere: rilanciato il reddito di libertà e mozioni a sostegno delle donne
Di grande rilievo lo stream meeting di carattere nazionale, svoltosi nei giorni successivi alla Giornata Internazionale contro la violenza di genere, a sostegno della Signora Maria Antonietta Rositani e di tutte le donne che subiscono la prevaricazione e la violenza maschile.
L’iniziativa ha puntato i riflettori sui modelli culturali, i linguaggi della comunicazione e le strategie d’intervento dirette a prevenire e a contrastare i crimini odiosi e diffusi, legati alla violenza di genere.
L’iniziativa è stata promossa da un cartello di realtà sociali ed istituzionali che quotidianamente si impegnano per l’eliminazione del fenomeno e che compongono il Comitato Rositani.
Lucia Lipari, vicepresidente del Centro Comunitario Agape, ha aperto e moderato il dibattito, rimarcando l’importanza di dare seguito alla proposta di legge regionale, sostenuta dalla Procura e dal Tribunale per i Minorenni di RC, che prevede l’istituzione di un fondo di solidarietà e d’urgenza volto all’autonomia personale, sociale ed economica delle donne vittime di violenza di genere, dei loro figli e familiari.
“Se la proposta di legge si concretizzasse - ha detto l’avvocato - consentirebbe alle donne ed i prossimi congiunti la fuoriuscita dal nucleo originario viziato, mediante l’elargizione per un anno di contributi finalizzati a soluzioni alloggiative alternative, la copertura di spese necessarie per interventi chirurgici o cure mediche, spese di viaggio e di soggiorno e altre spese rese necessarie a seguito degli episodi di violenza subita”.
Presa la parola l’On. Lucia Annibali, deputata alla Camera, ha ringraziato dell’invito e affermato che: “numerosi passi avanti sono stati condotti grazie anche all’entrata in vigore della Legge 69/2019, che prende il nome di Codice Rosso. Da tempo sto portando l’istituzione di un reddito di libertà per le donne vittime di violenza, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di un progetto di vita autonomo, in questa direzione ho presentato un emendamento al decreto rilancio approvato, che istituisce un fondo per il reddito di libertà di 3 milioni di euro e di cui si è in attesa del decreto attuativo”.
Lirio Abbate, vicedirettore dell’Espresso, profondo conoscitore delle mafie, ha posto l’accento invece su un segmento particolare: cos’è che lega la violenza di genere, la prevaricazione maschile alle mafie. “Penso a Lea Garofalo, di cui pochi giorni fa è ricorso l’anniversario della morte, ma mi vengono in mente i nomi di molte donne, di cui ho parlato in un libro anni fa. Donne e mafie non riguardano solo il Meridione d’Italia, purtroppo questa relazione non ha latitudine”.
Centrale l’intervento di Luca Telese, giornalista autorevole ed autore televisivo che ha condiviso lo sgomento riguardo la vicenda della diciottenne milanese, abusata nel corso di una festa alla Terrazza Sentimento dall’imprenditore Genovese. “La violenza di genere passa a volte dalla gogna pubblica dei giornali, un buon giornalista – ha aggiunto Telese - dovrebbe approcciarsi a temi così delicati ponendosi diversi dubbi, ad esempio su cosa scegliere di velare e cosa no, per cercare di non scadere mai nello scabroso e per non lasciare sepolta nell’impunità vicende di questo tipo. Questo è uno sforzo psicologico che il giornalista deve fare. Deve avere sensibilità”.
Nel corso dei lavori, è stata di particolare impatto la testimonianza commossa di Maria Antonietta Rositani, che ha ringraziato la Procura ed il Centro Comunitario Agape per la vicinanza dimostratale, e la riflessione brillante di Giuseppe Smorto. Il giornalista di Repubblica è partito dalla riflessione che la violenza di genere non va normalizzata nella narrazione collettiva, per sottolineare le responsabilità dei mezzi d’informazione, del giornalismo mainstream, nella costruzione di modelli culturali e linguaggi non ostili. Smorto ha ammesso che: ”Riguardo il linguaggio di genere, spesso i giornali hanno sbagliato. La storia di Maria Antonietta Rositani è una storia di grande solidarietà, che ha visto un lavoro di rete tra Agape, Banca Etica e altri partners. Quando si parla di prevenzione dobbiamo riflettere sul ruolo delle Istituzioni e sull’importanza dell’indipendenza economica e lavorativa per contrastare questi reati”.
Cinzia Leone, senatrice e vicepresidente della commissione parlamentare d’inchiesta contro i femminicidi, ha ripercorso inoltre cos’è attualmente al vaglio della commissione, battendo sul fatto che: ”Si deve lavorare sul piano della prevenzione. Ci dobbiamo ispirare ai dettami della Convenzione di Istanbul. Insieme agli Avvocati Marianella Garcia stiamo studiando i testi di alcune mozioni da presentare fra qualche giorno e che hanno l’obiettivo di sostenere i minori e le loro mamme”.
Nella carrellata di interventi si sono susseguite diverse voci, tra cui quella del Procuratore Bombardieri, secondo cui: ”Alla violenza fisica e psicologica, si unisce la violenza economica, che si assesta tra gli aspetti più allarmanti, perché la vittima ha timore di non riuscire a provvedere a sé e ai propri figli. La Procura interviene in un momento in cui le situazioni sono già degenerate. Occorre intervenire prima, cogliere i segnali negativi. Abbiamo la necessità di impattare un fenomeno devastante nella maniera più comprensiva possibile, secondo un lavoro di rete. E’ fondamentale anche formare gli agenti di polizia giudiziaria, che devono interfacciarsi alla vittima con molta attenzione e cura”.
Patrizia Surace, giudice del Tribunale per i minorenni, si è in seguito soffermata sulla violenza domestica, correlata alla violenza assistita da parte di bambini e bambine, portando l’esperienza dei numerosi casi trattati. “Prevedere una legge regionale è molto importante e deve tenere conto dell’urgenza degli interventi. La violenza assistita genera gravi traumi nei bambini. La giustizia minorile su ricorso della Procura ha il potere di agire tempestivamente, ma la decadenza della potestà genitoriale non può bastare da sola, servono anche altri strumenti di tutela”.
A chiudere la rosa di interventi Francesca Mallamaci, responsabile del Centro Antiviolenza della Piccola Opera, e Mario Nasone, portavoce e anima del comitato Rositani, che insieme hanno mappato la rete di aiuti concreti attraverso cui è possibile tutelare le donne vittime di questi reati ed hanno ribadito che”Sono inaccettabili i ritardi dello Stato. La storia del femminicidio di Mary Cirillo è emblematica, i suoi 4 figli ricevettero gli aiuti dopo 4 anni. Al prossimo Consiglio Regionale chiederemo con forza l’adozione di una legge in linea con i provvedimenti di altre regioni”.