Tentato omicidio a Cassano, arrestato il cugino della vittima
Si chiude il cerchio sul tentato omicidio avvenuto a Cassano allo Ionio lo scorso 2 giugno (LEGGI). I carabinieri di Corigliano Calabro hanno infatti arrestato un 29enne accusato appunto di tentato omicidio ma anche di lesioni aggravate e detenzione e porto illegittimo di arma da fuoco.
Quel due giugno i militari vennero allertati per dei colpi di arma da fuoco esplosi in strada. Una volta sul posto non trovarono però alcun ferito, ma solo tracce della scena del crimine: un’ogiva incastrata all’interno di una porta, e sottoposta a sequestro penale.
Avviate le indagini sono stati così identificati e sentiti alcuni testimoni che avevano assistito all’episodio e sono state localizzate le telecamere e installate in zona, acquisendone le immagini.
Proprio hanno permesso di risalire alla tipologia di auto utilizzata dal responsabile dell’agguato, una Fiat Uno bordeaux, e di determinare l’abbigliamento.
Contestualmente gli investigatori hanno cercato negli ospedali limitrofi eventuali feriti da arma da fuoco, scoprendo poche ore dopo, che un 31enne cassanese si era presentato al pronto soccorso di Castrovillari con ferite da arma da sparo alla caviglia.
Si dunque accertato che l’uomo fosse la vittima dell’agguato avvenuto poche ore prima in zona Cappuccini e le indagini hanno condotto alla vettura usata e in uso al cugino di quest’ultima.
Per questo i militari hanno effettuato una perquisizione domiciliare nell’abitazione dell’uomo, dove vi hanno trovato e sequestrato parte dell’abbigliamento indossato e ripreso dalle telecamere. Sulla Fiat Uno, invece, sono stati eseguiti tutti utili a verificare la presenza di polvere da sparo.
Il 29enne, però, vistosi ormai scoperto, alla presenza del suo avvocato ha confessato le proprie responsabilità nel ferimento del cugino, anche se il movente non è ancora stato scoperto.
Il gip ha quindi ritenuto sussistenti le esigenze cautelari nei confronti dell’indagato poiché, come scrive lo stesso magistrato “bisogna considerare la gravità del reato commesso, un agguato a colpi di pistola, perpetrato in pubblica piazza” che svelerebbe la personalità incline a condotte criminali. I domiciliari sono stati ritenuti pertanto “unica misura cautelare adeguata alle esigenze”.