A Tiriolo far memoria della memoria con una nuova e autentica narrazione della Shoah
“Far memoria della memoria” per dare un senso al futuro, per custodire e per rielaborare il ricordo, le storie, il dolore, la sopravvivenza, rendendoli elementi fondanti del nostro agire quotidiano. “Far memoria della memoria”, fra gli errori del passato e gli orrori del presente.
Sabato scorso, 27 gennaio, a Tiriolo, nel catanzarese, nell’ampia e affollata sala della Casa della Cultura, alcune pagine della nostra Storia hanno ripreso vita, grazie a due studiosi d’eccezione, Milly Curcio (critico e storico della Letteratura) e Luigi Tassoni (semiologo e critico).
I due ospiti della Giornata della Memoria hanno acceso i riflettori su temi spesso trattati, dalla stampa o nelle pagine social, in modo superficiale, inadeguato o malamente velato da una coltre negazionista.
È necessaria una nuova e autentica narrazione della Shoah, sulla base di una memoria che oggi sia anche testimone del nostro essere ed esserci, tra il naufragio delle idee e il peso insostenibile dell’Olocausto. La lettura e la letteratura diventano pietre miliari di un percorso, scandito dai tempi della vita e quelli della narrazione, da seguire e riscoprire passo dopo passo.
In un freddo pomeriggio invernale, le pagine d’autore si sono legate a racconti di vita, in un vincolo invisibile che unisce chi ha perso il diritto di esistere a chi ha il dovere di ricordare e testimoniare.
Un’iniziativa promossa dalla Cooperativa di comunità Scherìa, nell’ambito del progetto di gestione “TirioloAntica”, con il contributo prezioso di Felice Scozzafava e Mariagrazia Merigelli e il patrocinio del Comune di Tiriolo.
Alla presenza di un nutrito numero di partecipanti, si sono avvicendate le pagine d’autore, accuratamente scelte e poi interpretate dagli allievi della scuola di Teatro “Enzo Corea” (Claudia Vergata, Andrea Biamonte, Costanza Cubello, Antonio Rotella), sapientemente guidati da Pasquale Rogato.
Un viaggio tra parole e libri, arricchito dagli studi, dalle esperienze di viaggio e dagli incontri, condotti in prima persona dai due relatori. Luigi Guzzo, Presidente del Consiglio Comunale, ha sottolineato l’importanza che eventi di tal genere rivestono per la comunità di Tiriolo (e non solo) che da sempre ha portato avanti iniziative culturali, di studio, di dibattito e di confronto su temi legati al passato e al presente, con uno sguardo rivolto al futuro.
Elisa Chiriano, che ha coordinato l’evento, ha intrecciato fili e parole in un dialogo fecondo e ricco di spunti di indagine e di riflessione.
L’intervento del professor Tassoni, denso e senza sconti, è partito dai punti salienti di un libro memorabile, “Il secolo infelice”, del Nobel ungherese Imre Kertész.
Non tutti possono comprendere lo spirito di Auschwitz, che è quello di un mondo nel quale gli individui vengono depredati giorno per giorno del proprio destino, e anche se per i giochi del caso riescono a sopravvivere, non riavranno ciò che hanno ormai perso, consumato, perché risucchiato in un luogo infernale, né lo riceveranno mai in dono da quella verità che potrebbe riportare a un sentimento comune divenuto dolorosamente impossibile.
In mezzo c'è la Shoah, c'è la frattura dai margini sempre aperti inferta dai carnefici, che perdura nella storia e disegna ogni giorno la nostra memoria, cioè il sentimento bruciante del nostro confronto con quel sottosuolo incommensurabile, improponibile, irrappresentabile.
Nel libro più noto di Kertész, tradotto in italiano come “Essere senza destino”, il filo conduttore è l’assurdità della vita, della morte e la paradossale sopravvivenza della felicità. Forse proprio per capire le tracce di tante perdite, ha sottolineato Milly Curcio, nei primi anni Sessanta, uno scrittore atipico come Mario La Cava decise di raggiungere Gerusalemme per assistere al controverso processo di Eichmann, del quale La Cava ha raccontato nel suo “Viaggio in Israele”.
Proprio negli stessi anni, in un libro perplesso e limpido, Hannah Arendt ci ha parlato di “banalità del male”. E ancora, qualche anno fa un uomo di teatro, Luigi Alcide Fusani, ha messo in scena una pièce, intitolata “Pécs 1944”, interamente ispirata a una storia vera, quella delle quattromila vittime della cittadina ungherese di Pécs, i cui sopravvissuti furono soltanto quattro.
Fra questi, una signora anziana che, osservando il sapone custodito in un involucro, sa che lì dentro ci sono i resti forse di suo padre o forse di sua madre.
E ancora la testimonianza della scrittrice Edith Bruck, di cui la prof.ssa Curcio è esperta studiosa, trova esempi emblematici nelle vicende del romanzo Il pane perduto, fino a una lettera finale a Dio (lettura toccante nella serata), in cui la scrittrice mostra senza reticenze i suoi dubbi, le sue speranze e il suo desiderio ancora intatto di tramandare alle generazioni future un capitolo di dolore e il volto disumano della storia novecentesca, da raccontare ancora e ancora.
Agli aspetti attuali di una memoria irrinunciabile, Luigi Tassoni ha dedicato pagine importanti nel suo libro recente “Diario di lettura e di letteratura” (alcune lette dai giovani attori a Tiriolo), e ha sottolineato che la memoria appartiene in particolare ai giovani, non può che essere una conquista delle nuove generazioni, quelle che, forti del loro percorso consapevole, a nessun carnefice consentiranno mai di derubarle del loro destino.
Incontrarsi tutti insieme per testimoniarlo e per riflettervi nella città di Tiriolo ha rappresentato, nella Giornata della Memoria 2024, un momento di grande civiltà, con l’auspicio che gli incontri si rinnovino come la coscienza comune e la comune appartenenza a un mondo che concretamente rifiuta guerre, stermini, genocidi, disumanizzazione e discriminazioni di ogni genere.