Zone umide, Legambiente: “Governo intervenga a loro tutela”
"Il Governo, rispettando gli impegni della strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 e della Nature Restoration Law, intervenga tutelando il 30% degli ecosistemi acquatici e zone umide, proteggendone il 10% in maniera integrale entro il 2030 e ripristinando il 20% di quelli degradati. Non sprechi l’occasione del secondo tempo della COP 16 (a Roma dal 25 al 27 febbraio) per un accordo comunitario sul finanziamento della protezione della natura nei Paesi poveri e le risorse per la biodiversità". È quando chiede Legambiente, in occasione della Giornata Mondiale delle Zone Umide che si celebra il 2 febbraio. Per l'occasione, l'associazione ambientalista ha pubblicato il focus sugli ecosistemi acquatici (QUI) evidenziando l'elevato livello di siccità ed la progressiva perdita di corsi d'acqua in tutta Italia.
Diversi gli "osservati speciali" a livello nazionale, come il Delta del Po ed i laghi Trasimeno, San Giuliano e Pergusa: ad oggi sono le realtà più minacciate dai cambiamenti climatici, ai quali si aggiunge l'area di Castelporziano, che avrebbe subito una riduzione del 43% dal 2000 ad oggi. Situazione che mette a rischio numerose specie di "crostacei, pesci d'acqua dolce e odonati", molte delle quali già a rischio di estinzione.
"Una minaccia importante se si pensa che l’Italia – che conta 57 zone umide d’importanza internazionale, distribuite in 15 Regioni – secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature, negli ultimi 300 anni (dal 1700 al 2000) ha già perso il 75% delle zone umide" denuncia dunque Legambiente. "A livello globale, il report IPBES stima che l’85% delle zone umide è oggi a rischio scomparsa e con esse 4.294 specie su 23.496 animali d’acqua dolce iscritti nella Lista Rossa IUCN, tra cui il 30% dei crostacei decapodi (gamberi, granchi, gamberetti), il 26% dei pesci d’acqua dolce e il 16% degli odonati (libellule, damigelle)"
Tra le numerose zone umide italiane una si trova in Calabria: è il Bacino dell'Angitola, in provincia di Reggio Calabria, che rientra - purtroppo a pieno titolo - nelle aree a criticità medio-alta. In particolare, l'area è sempre più soggetta ad elevati livelli di siccità accentuati da scarse piogge, che provocano un inevitabile abbassamento del livello dell'acqua.
"Ricordando i ritardi dell’Italia nell’applicazione della strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 e della Nature Restoration Law, Legambiente chiede al Governo un serio impegno non solo nella messa a punto di risorse economiche e interventi su prevenzione, mitigazione e adattamento alla crisi climatica, ma anche nella protezione e nel ripristino degli ecosistemi acquatici e delle zone umide" si legge in conclusione.