Amoruso: “4° scalo a Sibari? Uno spreco di soldi”
"Chiudere l’aeroporto di Crotone in cambio di 60-70 chilometri di collegamento stradale, comodo e veloce, fino allo svincolo autostradale di Simeri Crichi, in modo da poter così raggiungere almeno l’aeroporto di Lamezia Terme, in tre quarti d’ora circa dal crotonese! Altrimenti, che si investa seriamente sul S.Anna. Altro che quarto scalo a Sibari! In questa delicata fase nazionale e ragionale sarebbe come buttare i soldi. Un autentico spreco. Perché la Calabria, con appena 2 milioni di abitanti, non può permettersi e sostenere 4 scali aeroportuali. Manca l’utenza necessaria.
È, questa, la provocazione lanciata ed il ragionamento complessivo fatto da Nando Amoruso, vicesindaco di Cirò Marina e presidente del noto comitato spontaneo pro SS106, nel corso di una luna intervista, disponibile integralmente su Youtube, sulla duplice questione infrastrutturale, da una parte della SS106 e dei suoi diversi interventi e progetti di ammodernamento (citati e spiegati nell’intervista), dall’altra del taglio dei treni a lunga percorrenza."
Noto anche fuori regione per il suo impegno ormai quasi decennale a sostegno dell’elementare e fondamentale diritto alla mobilità dei calabresi, protagonista di numerose e plateali proteste con croci, muli, carrozze e cavalli su strada, nel crotonese ma anche presso i Ministeri romani, per rivendicare l’esigenza di una SS106 normale, Amoruso parte dall’ultima riunione dei sindaci del territorio svoltasi, lo scorso venerdì 16 marzo, a presso la sala consiliare del Comune di Crotone. All’ordine del giorno, l’indiscriminato tagli dei treni a lunga percorrenza subìto da un territorio definitivamente condannato all’isolamento: dal mare, dall’aria, da strade e dunque anche dalle ferrovie!
"Su quest’ultima questione postami da comitati di pendolari, cittadini e personale viaggiante – dichiara il presidente del Comitato pro SS106 – abbiamo anzi tutto rivendicato un’esigenza di metodo: e cioè capire chi fosse il destinatario delle nostre richieste. Trenitalia? Se sì, lo sapremo meglio – continua Amoruso – al prossimo incontro che si terrà a Roma, facendo sedere ad uno stesso tavolo Ministero delle Infrastrutture e Trenitalia. Vogliamo capire – scandisce – quale delle diverse società funzionalmente derivanti delle ex Ferrovie dello Stato è quella alla quale spiegare e dimostrare che, così facendo, tagliando tutto sul versante ionico, questa parte dell’Italia resterebbe del tutto isolata. Così come è oggi. Il che è inaccettabile da tutti i punti di vista – chiosa. Il crotonese in particolare – aggiunge Amoruso – è la rappresentazione plastica del fallimento di un’idea di sviluppo industriale. Qui oggi si fa la fame e non decolla nessun progetto. Con un porto – precisa – che non si sviluppa e che è anzi è stato logisticamente superato da quello di Corigliano e con un aeroporto che non si potenzia, essenzialmente per mancanza di utenza per mancanza di infrastrutture di servizio e collegamento (non servono – dice – finanziamenti periodici alle compagnie aeree!).
Questa parte della Calabria – scandisce – è stata forse svenduta in tanti anni, in cambio di cosa, tuttavia, non è dato sapere. Ma è da qui, da questa constatazione locale in un contesto più ampio di difficoltà, con un elenco quotidiano di aziende che qui chiudono moltiplicando la disoccupazione, che mi chiedo come si possa continuare a parlare in astratto – conclude il vicesindaco di Cirò Marina – addirittura di un quarto scalo calabrese. Progetto fantasioso – dice – che sarebbe insostenibile in una regione con appena 2 milioni di abitanti. Investire sull’aeroporto a Sibari, oggi, sarebbe come buttare i soldi. Uno spreco di risorse, in una fase di crisi. La mia provocazione? Chiudiamo il S.Anna, ma in cambio di 70km di collegamento veloce fino all’autostrada per raggiungere almeno il S.Eufemia. Una provocazione – tiene a precisare Amoruso – che potrebbe essere però girata anche agli amici della Sibaritide! Infine, un passaggio sulle polemiche per la TAV. Noi che subiamo da sempre l’isolamento non capiamo come si possa dire di no ad opere già avviate e che sono destinate a ridurre gli attuali gap tra quei territori ed il resto d’Italia e d’Europa".