Con la Piccola Banda Ikona si viaggia nel Mediterraneo

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Il palco del Lungofiume ha ospitato la Piccola Banda Ikona. Una bella performance che, in poco più di un’ora, ha fatto attraversare il Mediterraneo, nei suoi suoni e nelle sue culture, alla ricerca di un linguaggio musicale e lirico che unisce tanti popoli diversi che si affacciano sullo stesso mare. E questa è anche l’idea che, nel 2005, ha fatto nascere la formazione per mano del polistrumentista Stefano Saletti che ha pensato bene di mettere insieme alcuni dei più prestigiosi musicisti della world music italiana, come Barbara Eramo, Ramya, Gabriele Coen, Mario Rivera, Leo Cesari, Carlo Cossu, Desirè Infascelli. Tutti presenti sul palco di Invasioni. Il loro concerto, che saluta una prima parte di Invasioni, che da mercoledì vira verso altre sonorità, quelle jazz del Peperoncino Festival, è stata una delle tappe del tour “FOLKPOLITIK”, dal titolo del loro ultimo lavoro discografico. L’album, presentato interamente nel concerto di venerdì, affianca a composizioni originali, la rilettura di brani, ri-arrangiati, di autori del Mediterraneo che hanno raccontato in musica la lotta contro il potere, subendo persecuzioni, arresti, violenze. Un viaggio nella memoria per riscoprire le tante musiche dell’assenza che hanno raccontato le sofferenze e le passioni dei popoli mediterranei. Dalla cacciata degli ebrei sefarditi dalla Spagna alla diaspora palestinese, dall'inno sardo figlio della rivoluzione francese contro lo strapotere dei baroni, fino ad arrivare a quegli autori che hanno scritto musiche e ballate, spesso dolcissime, e sono stati oggetto di persecuzioni, arresti, violenze da parte del potere politico. Un gruppo mediterraneo e multilinguista la Piccola Banda Ikona, che utilizza anche il Sabir, la lingua franca che marinai, pirati, pescatori, commercianti, armatori, parlavano nei porti del Mediterraneo: da Genova a Tangeri, da Salonicco a Istanbul, da Marsiglia ad Algeri, da Valencia a Palermo. Saletti & C hanno ripreso questa sorta di esperanto marinaro, formatosi poco a poco con termini presi dallo spagnolo, dall'italiano, dal francese, dall'arabo, e l'hanno fatto rivivere scrivendo brani intensi, che attraversano i suoni e le culture del Mediterraneo e si uniscono alle atmosfere della tradizione popolare del sud e a melodie balcaniche, greche, sefardite.