Università: convegno e mostra sul design della facoltà di architettura

Reggio Calabria Attualità
La locandina

La Facoltà di Architettura della Mediterranea di Reggio Calabria ha organizzato per mercoledì 12 maggio dalle 9,30 un convegno sul ruolo sociale del design, intitolato Design responsabile. L'iniziativa si colloca nel solco dell'approccio organico alle esigenze della società e del territorio che la Facoltà persegue da tempo: non solo formazione, ma anche interazione con la realtà sociale locale, in un processo di reciproca valorizzazione e scambio di saperi. L'insegnamento del design, in particolare, non va concepito come semplice trasferimento di competenze tecniche al servizio dell'industria, ma come linguaggio e mezzo espressivo che può, da una parte, attivare /recuperare e integrare risorse sociali inutilizzate, dall'altra, proiettare tali iniziative in uno scenario più ampio, che travalica la realtà locale e le inserisce nel contesto di cooperazione internazionale.
Il Convegno su Design responsabile ha in programma la testimonianza di Riccardo Varini, docente di Design industriale all'IUAV di Venezia e promotore di numerosi progetti di cooperazione in Italia e in realtà difficili quali l'Africa, nell'ambito dei quali l'insegnamento del design diventa strumento di attivazione di saperi tradizionali per produzioni economicamente e socialmente sostenibili. Segue l'intervento di Salvatore Politi, direttore della cooperativa sociale ASTU, che relaziona su alcune recenti esperienze socialmente innovative nel Terzo settore, tra cui quella dell'ASTU di Barcellona Pozzo di Gotto (ME). Gli interventi di Carmine Quistelli e Flavia Martinelli, docenti rispettivamente di Disegno industriale ed Economia del territorio presso la Mediterranea, esplorano le implicazioni sociali ed economiche che si collegano alla cultura del progetto e alle risorse imprenditoriali ed innovative del territorio. Conclude Francesca Fatta, preside della Facoltà di Architettura, la quale mette in evidenza il forte legame tra progettualità didattica e progettualità sociale.
A supporto e dimostrazione del potenziale sociale del design, già a partire da martedì 11 maggio e fino a venerdì 14 maggio, la Facoltà di Architettura ospita, nel Foyer dell'Aula Magna, una mostra di prodotti di design realizzati dalla cooperativa sociale ASTU nell'ambito di un progetto coordinato da Varini. L'ASTU di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) è una cooperativa sociale che dal 2002 gestisce presso l'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona P.G. un laboratorio per la produzione di arredi e oggetti di complemento, promuovendo la socializzazione e l'indipendenza economica di persone che provengono da esperienze di grave malattia mentale, attraverso percorsi di riabilitazione psichiatrica e reinserimento socio-lavorativo. Il nome a s t u, di derivazione greca, significa "città": luogo di incontro, occasione di contaminazione, sede di attività quali quelle artigiane e commerciali che pongono l'uomo in relazione con il suo intorno. L'ASTU opera a partire dal presupposto che la bellezza, la libertà di pensare il bello, e di trasformare la materia in oggetti tangibili sono i fili conduttori della nostra ragion d'essere. I soci-lavoratori della cooperativa sono fieri di partecipare alla creazione di nuove idee e nuove forme, di reinventare e ricombinare a partire da concetti. Per questo sono liberi. Per questo, ogni giorno, imparano a migliorare l'abilità manuale, applicano l'ingegno, condividono la fatica e la responsabilità. Per questo sono uguali a tutti gli altri.
Gli oggetti presentati nella mostra sono stati realizzati dall'ASTU nell'ambito del concorso "Lo spazio di un sorriso" promosso dal corso di Laurea in disegno industriale dell'Università degli Studi di San Marino nel 2008. Si tratta di elementi di arredo e arredo-gioco per bambini ricoverati in reparti ospedalieri di pediatria. Tra gli obiettivi dell'iniziativa era la sdrammatizzazione dell'ambiente ospedaliero: l'ambiente stesso diventa motivo ispiratore per gli oggetti progettati, mentre il disegno degli oggetti porta ad una lettura diversa dell'ambiente ospedaliero.