Crotone, assessore Giungata sul fenomeno del femminicidio

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"La morte della povera Fabiana di Corigliano Calabro, che pure ha generato dolore e sgomento in tutto il paese, sembra non avere purtroppo messo la parola fine alla sequela di episodi che vedono le donne oggetto di brutalità da parte di pseudo compagni che mistificano la violenza con l’amore". E' quanto scrive l'assessore comunale alla cultura di Crotone, Antonella Giungata.

"L’ultimo episodio nella nostra terra si è verificato a Cirò Marina - continua la nota - ma è soltanto quello che emerge rispetto ad un mondo sommerso di violenza a livello familiare che spesso non conosciamo perché resta chiuso all’interno della mura domestiche o peggio perché non si ha più fiducia nella giustizia.

Chiuso perché si ha paura di parlare, di denunciare, di essere giudicati; anche per questa reticenza occorre una scossa di natura culturale.

Alla famiglia di Fabiana esprimo la mia personale vicinanza come alla giovane vittima di Cirò Marina.

Tuttavia mi rendo conto che indignarsi non basta più. Serve una vera rivoluzione, una rivoluzione di tipo culturale.

Ecco dunque che alle parole bisogna sostituire le azioni ed essere vicini, il più possibile, a quante sono oggetto di quotidiana violenza, soprattutto a coloro che vivono nel più totale isolamento perché sono fragili.

Non possiamo ignorare il fatto che in un paese civile con l’Italia non si è ancora ratificato in Parlamento la Convenzione di Istanbul che riconosce e persegue come reato il femminicidio.

Certo, il si della Camera dei giorni scorsi è già un passo in avanti in questo senso che servirà a colmare un vuoto legislativo pericoloso non degno di una Repubblica democratica.

Occorre tenere presente che la pari dignità tra i sessi non è solo un precetto costituzionale ma è un comportamento di civiltà da garantire con adeguata tutela legislativa.

Quella contro le donne è ormai una strage che urla giustizia perché gli episodi di violenza sulle donne sono all’ordine del giorno.

La violenza si maschera d’amore e colpisce proprio quando, in nome dell’amore, la donna lascia cadere le sue difese.

Bisogna dunque lavorare, lavorare tanto per affermare la pari dignità tra i generi, per far capire, anche ai bambini, che il rispetto dell’alterità è una condizione fondamentale per rendere civile la nostra società.

Una società - conclude la nota - in cui troppo spesso di guarda alla provenienza, all’estrazione sociale, al ruolo delle persone più che al valore ed ai valori che ognuno porta dentro di sé".

E’ la cultura del rispetto la vera rivoluzione, quella che deve essere impartita già in età scolare, non delegando però solo alla scuola, quelle regole del vivere civile che, in modo prioritario, devono essere respirate in famiglia".