Presunta truffa all’Ue, sequestrato opificio nella sibaritide

Cosenza Cronaca

E' corso dalle prime luci dell’alba di stamani un’attività di polizia giudiziaria a cura dei finanzieri del gruppo di Sibari. Un consistente numero di militari, su delega della procura di Castrovillari, è impegnato in queste ore nel sequestro preventivo di un opificio, e del relativo impianto industriale, con sede nella sibaritide ed oggetto di un piano d’investimento finanziato dalla comunità europea, i cui costi sarebbero stati giustificati attraverso l’utilizzo di false fatture.

12:21 | I finanzieri di Cosenza, a seguito di indagini a tutela della spesa pubblica che hanno avuto per oggetto contributi pubblici, richiesti ed erogati nel periodo 2011-2013 a favore di un consorzio agricolo della sibaritide, ritenuti indebitamente percepiti, hanno sequestrato l'opificio industriale ed i relativi macchinari utilizzati nella linea di produzione per la lavorazione e trasformazione del pomodoro, per un valore complessivo pari a circa 7 milioni di euro.

Nel corso delle attività investigative sarebbe emerso "da un lato - spiegano gli investigatori - l’interposizione fittizia di società e dall’altro la sovrafatturazione di operazioni imponibili" che avrebbero consentito al consorzio di documentare alla Regione Calabria, una spesa superiore rispetto a quella effettiva ottenendo, sempre secondo gli investigatori, l’erogazione di un contributo superiore del 150% rispetto a quello spettante.

Sulla base delle risultanze investigative, il tribunale di Castrovillari, in totale adesione alla corrispondente richiesta della Procura della repubblica, ha emesso il decreto di sequestro preventivo dell’intero opificio industriale interessato dai lavori di ristrutturazione ed oggetto del finanziamento, per un valore stimato di 4 milioni di euro e dell'impianto industriale, completo di macchinari ed attrezzature per la lavorazione e trasformazione del pomodoro, del valore di altri 3 milioni.

Il meccanismo presumibilmente posto in essere "per frodare la Regione Calabria - spiegano ancora i militari della Gdf - disvelato grazie alla minuziosa e costante attività di intelligence ed investigativa svolta dai finanzieri, può essere così sintetizzato: il consorzio agricolo, attraverso il personale interessamento del suo legale rappresentante, avrebbe acquistato direttamente presso fornitori nazionali i macchinari industriali, compresi nel programma di investimento finanziato, facendoli transitare solo cartolarmente - concludono - per il tramite di una società a responsabilità limitata con indicazione di prezzi notevolmente superiori".

In questo modo sarebbero state condotte le preseunte operazioni illecite: da un lato l’interposizione fittizia della società interposta che, attraverso la sovrafatturazione delle operazioni, avrebbe permesso al consorzio di documentare alla Regione una spesa superiore rispetto a quella effettiva, con l’ottenimento di un contributo, accordato in percentuale all'investimento, specularmente superiore; dall'altro, la stessa società, ritenuta dagli inquirenti solo figurativamente acquirente dei beni in argomento, avrebbe omesso di versare le imposte dovute all'Erario.

Infine, sempre la società interposta, apparente fornitrice dei macchinari industriali, avrebbe restituito la differenza mediante assegni e bonifici bancari che, "attraverso una complessa rete di fittizie partecipazioni societarie - secondo la tesi dei finanzieri - artatamente costituita allo scopo di rendere estremamente difficile, in sede di eventuali controlli, ricostruire l’arzigogolato circuito finanziario a cui erano soggetti i capitali interessati, ritornavano nella piena disponibilità delle casse del consorzio agricolo".