Il Comitato Cambiare Reggio scrive al ministro Lanzetta: “Quale futuro per la città metropolitana?”

Reggio Calabria Politica
Il Comitato

Il direttivo del movimento Cambiare Reggio Cambia, composto dal Presidente Filippo Bova, dal suo Vice Paolo Marcianò, dal Tesoriere Mimmo Idone, dal Responsabile del Terzo Settore e Pari Opportunità Tiziana Romeo e dal Responsabile degli Enti Locali Gino Palesandro, su proposta di Enzo Tromba ha approvato la seguente lettera aperta al ministro per gli Affari Regionali, Maria Carmela Lanzetta.

“Gentile Sig. Ministro, conosciamo l’impegno da Lei profuso sul tema delle Città Metropolitane, quanti sforzi stia compiendo affinché questa riforma dell’architettura amministrativa italiana produca i risultati attesi a favore dell’intero Sistema Paese.

E’ per questi motivi che rivolgiamo a Lei preoccupato appello, affinché intervenga tempestivamente, ponendo in atto adeguate misure per scongiurare il rischio di fallimento determinato da un’errata impostazione di alcuni provvedimenti. In particolare, crediamo si debba intervenire sul “Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane” che, dall’esame condotto dai nostri consulenti, risulta incoerente rispetto alle logiche e alle strategie che hanno dato vita alle Città Metropolitane.

Al momento, l’attuazione di questo Programma risulta affidata, per quanto concerne la città di Reggio Calabria, a soggetti dotati solo di buona volontà, ma prive di specifiche e necessarie competenze in materia.

Volendo essere più chiari ed espliciti, sia sul metodo che sui contenuti, rappresentiamo quanto segue: la legge istitutiva delle Città Metropolitane individua come ambito del nuovo “organismo istituzionale” l’intero territorio provinciale. Questa impostazione appare condivisibile, perché è sempre più evidente che solo proficue sinergie tra aree urbane e rurali possono far ripartire “la macchina dello sviluppo”; logica vorrebbe, quindi, che gli strumenti di programmazione favorissero l’attuazione di tali sinergie, allocando le risorse necessarie secondo un’ottica di integrazione (che è poi uno dei princìpi fondamentali nell’utilizzo dei fondi europei, oltre che nelle corrette prassi programmatiche);

invece, gli ideatori del PON individuano come territorio-obiettivo per tali risorse il (solo) Comune capoluogo, contraddicendo clamorosamente l'impostazione del Legislatore; come movimento cittadino potremmo anche egoisticamente plaudire a questa scelta, ma è del tutto evidente che o la Città Metropolitana si costruisce secondo una logica inclusiva o alla fine sarà danneggiata anche l’area urbana, incapace di assumere il ruolo che le compete, a causa della mancata attivazione delle sinergie con le aree interne; basti pensare che uno dei temi prioritari è quello dell’accessibilità. E cosa fa il programmatore? “Coerentemente” con questa impostazione, disarticola la mobilità in urbana ed extraurbana, destinando le risorse del PON esclusivamente alla mobilità urbana e rinviando la realizzazione della mobilità extraurbana ad altri strumenti indipendenti o avulsi dal progetto di città metropolitana".