Cono Cantelmi su vicenda della Fondazione Tommaso Campanella
«Finisce in dramma la vicenda della Fondazione Tommaso Campanella. La politica degli ipocriti ha buttato in strada centinaia di lavoratori e famiglie, a fronte dei milioni incassati abusivamente da politici e dirigenti calabresi». Lo dichiara Cono Cantelmi, candidato M5S alla presidenza della Regione Calabria, che aggiunge: «I carnefici della Campanella non sono i soggetti chiamati dal governo a ripianare i debiti derivanti da sprechi e ruberie di palazzo. I boia sono tra coloro che hanno sfilato con i lavoratori per chiedere ad altri la soluzione del problema creato da loro stessi».
«L’art. 7 dello statuto della Fondazione Campanella consentiva a Comune e Provincia catanzaresi di contribuire alle casse con proprie quote. Nonostante certe lacrime fasulle, i due enti non hanno messo un solo centesimo. Ridicola la giustificazione di Wanda Ferro, che ha affermato che sarebbe finita alla Corte dei Conti, se avesse finanziato la Fondazione». «Ancora – evidenzia il candidato governatore dei Cinque Stelle – il rettore dell’Università di Catanzaro ha utilizzato la vicenda Campanella per ottenere benefici per l’azienda Mater Domini.
Ai tavoli, poi, ha preteso di discutere dei posti letto in cardiochirurgia e del finanziamento all’Università, aspetti che non riguardavano la Fondazione. L’ateneo sta incamerando illecitamente 20 milioni all’anno, cifra che avrebbe risolto per sempre il problema Campanella».
«Piuttosto che in nove mesi – tuona ancora Cantelmi – il vertice del Dipartimento salute avrebbe potuto concludere al volo il trasferimento alla sede originaria delle unità operative non oncologiche della Campanella. Se non avesse subito la politica stracciona dei rinvii, il problema di oggi sarebbe scoppiato al più nel dicembre 2013, quando giunta e consiglio regionale in pieni poteri avrebbero potuto risolvere». Conclude Cantelmi: «È auspicabile che insieme al commissario per il rientro la nuova giunta regionale riprenda con serietà la vicenda, per recuperare quanto legittimamente sia possibile».