di Vito Barresi
Money and safety? First, first... risponde in coro il pool d’esperti provenienti da otto paesi dell’Eurozona, agli ordini di Europol e Olaf, da mesi incessantemente all’opera contro l’impressionante attacco dei nuovi hacker della moneta cartacea, sulle tracce dei virtuosi del conio metallico alias perfetto, muniti di armi tecnologiche sempre più incisive, più raffinati e precisi nell’arte della clonazione, ben destri di una maestria mai vista, impeccabilmente applicata su formati di monetazione stilisticamente evoluti ed avanzati, introdotti proprio dall’Euro, a seguito di varie pezzature di moneta unica europea.
Proprio così, prima di tutto la sicurezza, la certezza dei soldi in mano. Ma vuoi perché la raffinatezza del conio e delle banconote riprodotte, vuoi per la colossale valanga di ‘bad money’ che carsicamente sta infestando, talvolta fin quasi a intasare i circuiti valutari continentali, la lotta adesso si fa dura. Anzi ormai è tempo di guerra senza quartiere agli spacciatori di euro falsi. A quelli che le leggi nazionali non sanno più come punire severamente, quasi catalogati alla stregua di nuovi terroristi, attentatori della buona valuta bancaria e finanziaria, accusati di cospargere di falsi e tarocchi piazze affari globali, mercati di scambio europei, fiere di paese e borse commerciali, spaccando con mezzo di pagamento illecito la purezza del medio circolante vero, autentico e ufficiale. Un virus molto più pernicioso dell’influenza di tipo A che rischia di far salire la febbre al sistema monetario europeo, mettendo di fatto sotto scacco e in massimo stato d’allerta le più importanti centrali d’allarme della Bce.
La neo emergenza è prepotentemente risalita in primo piano durante le feste del solstizio invernale, allarmando gli istituti di credito dell’intera Unione, tutti pronti a impedire che il conio europeo cada preda di una spirale contro corrente, un piano parallelo di scambio denaro-merce-denaro simile non già della convenzionale e prevedibile trappola della liquidità di keynesiana memoria, quanto facile vittima di un più pericoloso tranello, ordito in grande stile dai nuovi e famigerati falsari ‘unlimited’ della contraffazione monetaria globale.
Tutto sullo sfondo di un teatro intricato di storie complicatissime che si espandono e si slargano fin nei remoti recessi dei bassifondi sociali, tracimando in tante zone d’ombra, estese e lontane dagli algidi fortilizi, le tombali casseforti e i sepolcrali depositi delle vecchie zecche di stato, delle passate banche centrali, per diramarsi a incroci casuali e passaggi cruciali in aree urbane marginali, comunitarie ed extra nazionali. Tra la Campania e il quartiere storico Ballarò nel centro di Palermo, Shangai e la Cina comunista, insomma quelle periferie della globalizzazione dove ancora gira la moneta di resto del decaduto impero aureo di Bretton Woods. Il traffico compulsivo sembra si sviluppi sopra inconfessabili retroscena tipo omicidi di gay e prostitute, sordide reti internazionali di pedofilia, con il concorso d’imprese in mano alla ‘ndrangheta calabrese, leste a gestire in copertura lucrosi import dall’Estremo Oriente.
Gli affari corrono lungo la linea di un traffico di tubolari in metallo, spezzoni sagomati di cilindri d’acciaio made in China, fabbricati in opifici sommersi della riproduzione tecnologica, ottimi involucri capaci di nascondere ‘a stecca’ mille pezzi di ‘spiccioli’ sonanti, poi imbarcati in navi portacontainer, con scali variabili e comunque a rendimento fisso, tra il porto di Genova, quello di Napoli e di Gioia Tauro. Tutt’altro che metafisico il mondo dei falsari. In questa terra di nessuno resa impenetrabile dagli esperti malviventi del ramo criminale, rendendola rigidamente secretata e occultata a investigatori e ‘intelligence’, vigono parametri ferrei, una sorta di ‘gold change’ della malavita per cui ogni foglio di 20 euro viene rivenduto allo spacciatore a due euro e mezzo di quelli veri, in maniera da permettere introiti esponenziali a ogni soggetto della filiera.
Ne sa qualcosa il colonnello dell’Arma Francesco Ferace, stellette e alamari che hanno fatto storia nei cataloghi dei delitti efferati avvenuti nei circondari agricoli di Cosenza. Da quando ha lasciato la Calabria per più alto incarico di Comandante del Nucleo Antifalsificazione dei Carabinieri, ha contribuito a sgominare ben 11 associazioni a delinquere specializzate nella falsificazione di soldi, smantellare una stamperia ad Arzano in provincia di Napoli, dove in soli due anni sono stati sequestrati 5.500 esemplari contraffatti per un valore di un milione di euro. Di fronte a copie di altissima perfezione che poi non sarebbero un dozzinale calco, davanti a riproduzioni esemplari dove il falso rischia di essere più quotato e valutato dell’originale, è scattata la caccia alla localizzazione di una zecca clandestina, probabilmente situata in qualche sub way della sterminata megalopoli di Shanghai. Un compound dove si fabbricano clandestinamente milioni di euro falsi in taglio di varie dimensioni, comprese le monete da uno e da due euro che riescono a superare agevolmente anche il filtro dei distributori automatici di sigarette.
Euro cinese falsario di se stesso? Neanche a pensarci. Se tutto fosse solo arte, passaggio d’epoca dalla ‘trans avanguardia’ alla ‘trans moneta’, allora che si dovrebbe dire della Banca centrale europea, che all’avvio del 2015 è ancora in cerca del coraggio di stampare moneta per far fronte all’espansione incontrollata del debito pubblico degli stati membri?
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