di Vito Barresi
Podemos? Sì ma non troppo. Perché se è proprio vero che può girare forte come la vita ‘chula’, se lo lasci andare così com’è, orgoglioso, maschio e femminile, connotato dai nuovi generi non solo politici e culturali… insomma e in breve, giovane, post marxista, tutto scienza politica e militanza, il contrario del cafonal, uno stile coerente con il Desigual di marca e moda, questi poco candidi nipotini di Paolo Pietrangeli che cantano in coro al ritmo rap, El pueblo Unido jamas serà vencido, l’evergreen dei mitici Inti Illimani, disturbano alquanto, certa intellighenzia di stampo assistenziale con stipendio garantito, i post comunisti del welfare state, tutto ordine, progresso, massoneria e banche, imprenditori e Confindustria.
Mi stia pure bene madama la Contessa tanto questi fanno chiasso a Madrid, a Barcellona, a Siviglia… Poi non sia mai che lo dici, lo sogni, lo progetti o lo pronunci in italiano stò Podemos. Fate pure intanto che per l’erre moscia dell’arcifariseo che volle la rifondazione del suo personale comunismo, Pablo Iglesias nelle sezioni si può pure confondere come il figlio spurio di Iulio che invece incantava non Giovanna ma Valeria Marini. Anche a Milano che fu spagnola, come pure nella Napoli dei Vicerè, a due passi da via Toledo, trovi subito gli Angioini che son pronti a insorgere contro gli Aragonesi. E quel che rischi de minimis è una storta di naso in faccia, uno sbuffo mediatico di fumo negli occhi, perché questo spagnolismo che scuoterebbe le piazze e indignerebbe i bamboccioni, disturba assai e inorridisce punto, quel che resta, dopo la rottamazione colossale lavata insieme ai panni sporchi nell’Arno, della sinistra becera, sempre corretta, qualche volta corrotta, comunque costretta per atavica tristizia a rosicare malcontentezza sotto la soglia elettorale dei prefissi telefonici.
Il conato anti Podemos a cui si assiste dopo il voto alle comunali della Vuelta è in certe forze politiche (dai grillini ai renziani, dai vendoliani ai demagistriani), un vero e proprio paradigma della miseria morale e culturale della vecchia sinistra italiana. Quella che ha svenduto ai mercatini delle pulci la propria storia e la propria identità. Una prova pasoliniana sul set del porcile della casta di sinistra a prova di citrosodina, che arriva persino all’avvertenza, sui soffietti della propaganda stalinoide, di evitare nella Milano Renzi Expo 2015, osare il vagheggio di un Podemos Italiano che la vita qui non è chula come in mezzo ai tornanti don chisciotteschi dei Pirenei e delle Sierre. Lì significa bello, cool ma a Porta Romana, come da Vespa a Porta a Porta con Civati, il bel ragazzo rosso con il papà che fa di conti nelle banche svizzere a Zurigo, quella stessa pronuncia, passa che offendi il prossimo tuo come te stesso, con un grant, gross, pussè ciula che baloss, tradotto alla Nanni Svampa, grande, grosso, più fesso che furbo.
Vallo a spiegare agli italiani dilaniati dalla crisi economica che la risposta sta proprio nelle piazze. Che la differenza ricercata tra le strade di Madrid e Barcellona, ricolme quotidianamente di migliaia di giovani indignati, e quella stanca e noiosa regressione politica italiana, si riduce sempre in un gioco di polizia, la solita favola dei terroristi, degli anarco insurrezionalisti, i pronti all’uso oscuri e ambigui, mai visti di faccia a faccia ma sempre in formato fumetto Diabolik, delizia fresca sul mercato della strumentalizzazione, i misteriosi eterodiretti e teleguidati fantomatici black block, appunto con il Rolex a portata di mano. Sta di fatto che gli spazi politici a disposizione di Renzi, Grillo, Salvini e Berlusconi con questi chiari di luna ormai si stringono come nel famoso film Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi.
Per la narrativa, l’inconciliabilità politica tra Podemos e il Pd di Matteo Renzi ci sta tutta. Il Pd di Renzi, e prima ancora quello matrigno di Bersani e Civati, ha costretto milioni di elettori a rinunciare al proprio diritto di esprimere il cambiamento, la democrazia e l'alternanza, accettando supinamente le regole di un bipartitismo corrotto, oligopolista, falso e ingannatore. Negli ultimi anni per colpa del Pd e di certa cosiddetta sinistra la protesta contro la corruzione della “casta” è stata costretta a snaturarsi e incanalarsi nella proposta astuta e interessata, persino perfida del comico Beppe Grillo, creando ad arte il pretesto del partito dell'ordine contro le forze antisistema.
Podemos Italiano altro non potrebbe che riconoscersi nel sistema legittimo e costituzionale del pluralismo e della democrazia proporzionale contro la legge elettorale truffaldina di Matteo Renzi e del suo partito stato, partito banca, partito fiscale. Un sistema politico impacchettato ad arte per consentire a un solo partito narcotizzato dai super poteri economici di instaurare un regime in spregio al popolo sovrano, servendosi di un bipartitismo truccato per soli fini autoritari e di potere.
E poi c’è l’inconciliabilità politica tra Podemos e Sel, vale a dire l’incubo di quel Landini che si veste con le stesse felpe taroccate e reverse alla Salvini. Una tamarrata senza confini di magliette che fa rimpiangere la meravigliosa eleganza della Classe Operaia va in Paradiso di Gian Maria Volontè.
Tra Podemos e Sel la contraddizione risulta evidente e insormontabile per via di quella specifica, antidemocratica gestione ancillare, talvolta persino greve e servile, al potere personale di Matteo Renzi e a quello burocratico, partitocratico, fiscalista e antipopolare del Pd. Un atteggiamento reiterato e politicamente condannabile espresso dalla condotta politica della maggiore esponente del partito di Vendola, vale a dire la presidente della Camera Laura Boldrini, vero baluardo della casta politica e dell'antico regime della partitocrazia italiana, appositamente scelto e voluto dal presidenzialismo autocratico di Giorgio Napolitano.
Dicono che Bertinotti questa volta non aspetterà più che Prodi vada dal fruttivendolo di Montecitorio ma al nuovo negozio che va forte a nella sua Bologna, al banco popolare di ‘Verdura’. Magari lì potrà intonargli un malinconico refrain: “Se mi lasci non vale (se mi lasci non vale) se mi lasci non vale… dentro quella valigia tutto il nostro passato non ci può stare (Se mi lasci non vale)…
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