di Giuseppe Romano
Chi non ricorda la tela di Penelope, che per non addivenire a nuove nozze, aveva subordinato la sua scelta alla realizzazione di una tela, che intesseva di giorno e ne scioglieva i nodi di notte? Questo celebre stratagemma è stato messo in atto dalla Soprintendenza ai beni archeologici della Calabria, nel procedimento autorizzativo avviato per l’ampliamento dello stadio comunale “Ezio Scida”, in occasione della promozione del Crotone in serie A.
Una storia iniziata in aprile e preannunciata a gennaio dal presidente della Lega di serie B, Andrea Abodi: “c’è la necessità di non sprecare il bene prezioso che la città sta conquistando”. Il riferimento non era alle risorse finanziarie, ma al momento magico vissuto dai calabresi sul piano sportivo, per opera della squadra pitagorica. Si era al termine del girone di andata e le premesse per la promozione alla massima serie erano concrete, mentre lo “Scida” diventava sempre più piccolo e poco accogliente.
“Comunque vada, questa Società merita uno stadio migliore” premetteva il presidente di Lega. “Quindi - ribadiva - si pensi al futuro, al di là della categoria, consapevoli che la serie A è un obiettivo raggiungibile”. Così è stato. A promozione avvenuta, iniziava la sfida contro il tempo, a partire dalla scelta dell’allenatore. Occorreva pure dimostrare di essere tutti, società e intero territorio, all’altezza della notorietà che la squadra di calcio continuava a generare mese per mese, non solo in Italia ma anche all’estero.
“Nelle prossime settimane si vedrà il frutto di questo lavoro e la giusta volontà, partendo dalle piccole cose” diceva Abodi, osservando la gabbia dei tifosi ospiti e il disagio delle barriere che dividono i distinti dal rettangolo di gioco. Cose semplici che esortavano ad un intervento immediato per allargare il margine di miglioramento dello stadio, senza pensare a grandi opere.
Invece, la Fc Crotone fa il grade salto in serie A. Ed ecco di nuovo l’eco delle parole di Abodi: “… ci vuole un progetto su cui convergano le responsabilità di tutti per garantire la sicurezza, il decoro ed la necessità di trasmettere la propria immagine televisivamente in Italia e non soltanto, perché Crotone va anche in giro per il mondo. Da qui la necessità di uno stadio che sia all’altezza di quello che succede in campo”.
Quindi, la decisione di mettere a disposizione della città uno stadio accogliente, moderno e senza costi esorbitanti, rimodulando lo “Scida”, che è lì dal 1930.
L’impresa non appare impossibile: si pensa subito ad un ampliamento con strutture modulari leggere, col grande vantaggio della rapidità con cui si può integrare la capienza, aspetto fondamentale per il campionato di serie A. Una scelta politico-amministrativa e della Fc Crotone condivisa pienamente, senza pensare, però, ai conflitti di competenza con la Soprintendenza archeologica pronta a ribadire che “le aree sono sostanzialmente di particolare interesse archeologico”.
La strada da imboccare, perciò, diventa sempre più difficile: si progetta, si rigetta, si riprogetta più volte, bruciando il tempo utile per realizzare un ampliamento di settemila posti, entro l’inizio di campionato. La Soprintendenza prima dice “sì”, poi “ni”, infine “no”. Nell’ultima riunione congiunta il soprintendente, Mario Pagano, detta chiaramente le linee da seguire con i relativi divieti assoluti, concessioni, vincoli e scadenze.
È imposto il divieto assoluto di scalfire la superficie esistenze; l’obbligo di rimuovere le strutture aggiunte al termine dei due anni e, con la stessa tempistica, si confida sulla demolizione dell’attuale Stadio Comunale, per una riqualificazione urbana. Sono queste le condizioni sulle quali il Consiglio Comunale è chiamato a deliberare il 30 luglio alle 10. Intanto, in città si accendono polemiche e rabbia, nella consapevolezza che in trenta giorni è possibile realizzare uno stadio da ventimila posti, con strutture leggere assemblabili.
LE “PRESCRIZIONI” DELLA SOPRINTENDENZA
L’atto deliberativo del Consiglio Comunale, secondo le disposizioni della Soprintendenza dovrà garantire l’impegno assunto dall’Amministrazione pitagorica di smantellare tutte le installazioni entro due anni dalla data dell’autorizzazione e a condizione che si presenti la copia conforme dei contratti biennali di noleggio della tribuna metallica e dei contener e l’impegno finanziario per lo smontaggio o una polizza fideiussoria che garantisca lo smontaggio stesso nel termine previsto (due anni); “un crono programma delle installazioni e delle disinstallazioni -ribadisce la Soprintendenza - è quanto mai auspicabile … redatto: si tratta di cronoprogramma tecnico o amministrativo, formulato e approvato congiuntamente dal Comune proprietario dell’impianto sportivo e dalla FC Crotone, “titolare dell’impianto sportivo e utilizzatrice dello stesso in cui si evincano i rispettivi impegni assunti, azioni, tempi, fasi attuative e attive…”.