Prima che venisse ristrutturato l’Ezio Scida, si era pensato di costruire un nuovo stadio, sull’entusiasmo di una promozione che resterà alla storia per mille sfaccettature. Anche Andrea Abodi, presidente Lega B, aveva suggerito all’Fc dei fratelli Vrenna di voltare pagina e dare al “Crotone” e ai crotonesi una stagione ricca di nuovi motivi e d’interesse attraverso la realizzazione di una struttura sportiva polivalente per una vasta platea di pubblico.
di Giuseppe Romano | Trasferta Libera
Un messaggio importante messo in pratica solo con l’ampliamento dello “Scida”, tra polemiche e difficoltà dovute ad ampiezze di visioni diverse, a volte opposte, con ritardi imperdonabili e ancora non assorbiti in maniera del tutto indolore.
A riproporre, al Sindaco della città, Ugo Pugliese, l’idea del “nuovo stadio” è Gianni Vrenna, chiamato a reggere le fatiche dell’Fc Crotone dopo le dimissioni del fratello Raffaele e l’acquisizione dell’altro 50% delle quote societarie.
Gianni-presidente, vuole: “una struttura bella, moderna, confortevole, accogliente, destinata ad ospitare le gare degli squali e i grandi eventi e ad accogliere squadra e città in un percorso di crescita collettiva, all’insegna dello sport e della partecipazione”, suggerendo l’affiancamento tecnico di B Futura in questo complesso percorso.
La delocalizzazione del nuovo stadio è un problema che il dirigente del settore Lavori pubblici, ambiente e patrimonio del Comune di Crotone, l’ingegnere Gianfranco De Martino, aveva sollevato nella fase di ristrutturazione dell’Ezio Scida, dopo le oggettive difficoltà emerse dalle prescrizioni della Soprintendenza ai beni culturali. Ecco la necessità di trovare un’area su cui edificare una nuova struttura che possa soddisfare le esigenze della città approdata al calcio di Serie A.
“L’esigenza di cambiamento - spiega De Martino - è sorta in considerazione alle difficoltà che abbiamo avuto sul sito attuale, posto al centro cittadino e che pone dei problemi di compatibilità archeologica; di un sito adiacente alla struttura ospedaliera che ci obbliga a delocalizzare lo stadio. Siamo nella fase di redazione del Psc, il nuovo piano regolatore, che oggi si chiama piano strutturale, all’interno del quale bisogna individuare un’area che sia esente da vincoli archeologici, paesaggistici, idrogeologici, ambientali d’inquinamento e, possibilmente, sia in una posizione strategica con viabilità di accesso facile”.
Quali potrebbero essere le aree dotate di tali caratteristiche, considerata la natura del territorio ed il patrimonio di beni archeologici che si espandono a dismisura su tutto il territorio crotonese?
“Niente di eccessivamente complesso, nel senso che l’area potrebbe essere individuata a Nord della città, sulla base del profilo tracciato dagli esperti, nella pianura dopo Passovecchio. Per meglio intenderci, nell’area adiacente alla statale 106 e 107, dove sono già attivi gli svincoli per uno smistamento facile della viabilità, nonché i servizi: acquedotto, impianto fognario e di pubblica illuminazione. Ci riferiamo ad un’area agricola, libera da ogni vincolo, vicino al complesso Pitagora”.
Quali difficoltà per acquisire l’area disponibile e quali i tempi tecnici per la realizzazione della struttura?
“Va solo inserita nel nuovo Piano urbanistico. Fatta l’esatta localizzazione dell’area, si predispone la variante e si esegue il vincolo preordinato all’esproprio con l’area pronta per essere oggetto di progetto definitivo. È chiaro che in questa operazione sono coinvolti i proprietari catastali dei terreni. Una volta individuata l’ubicazione della struttura, vanno caratterizzate le risorse finanziarie: utilizzare un progetto-finanza oppure se la società intende impegnare risorse proprie da utilizzare con cofinanziamenti insieme all’Amministrazione comunale. Come ci insegnano tutte le società di calcio, se non si fa una struttura polifunzionale, che abbia la possibilità di abbattere i costi, non si riesce a gestire strutture di una certa dimensione. Il campo di calcio deve essere complementare ad un’attività principale che consenta di avere reddito per abbattere i costi di una gestione molto onerosa. Tenuto conto che la Fc Crotone opera in un territorio che ha un bacino di utenza tra i 170-250 mila abitanti è facile capire quali sono i limiti. Tra l’altro, I dati statistici dicono che nell’attuale stadio, realizzato per 16mila posti, la media di presenze sugli spalti è di 8.700 spettatori. Questa nuova struttura rispecchierebbe la stessa linea, ma con un centro commerciale di richiamo”.
Nell’ipotesi che la Società decida di realizzare la struttura in proprio?
“Noi possiamo aiutarla, intanto, indicando lo spazio di ubicazione e che il terreno sia preordinato all’esproprio, consentendo alla Società di programmare in quel luogo la realizzazione del nuovo stadio. L’Amministrazione Comunale potrebbe anche collaborare nell’acquisizione dell’area necessaria. Sono cose che vanno discusse. I tempi tecnici per la realizzazione dell’intera struttura, tra finanziamento ed appalto, richiedono almeno due anni”.
L’attuale stadio “Ezio Scida”, ristrutturato da appena sette mesi, con la capienza di 16mila posti, con l’investimento di oltre 2,5 milioni di euro, che fine farebbe?
“È un problema condizionato dal programma di riqualificazione urbana, comprensivo di finalizzate campagne di scavo archeologico sull’area vincolata dalla Soprintendenza, che ha interesse su quel sito. È chiaro che il Ministero dei Beni Culturali deve presentare un progetto di inizio lavori con la regolare copertura per il proseguo, altrimenti si continua a servirsi dell’attuale struttura in modo razionale. Considerando, pure, che il rettangolo di gioco dello stadio resta fuori da ogni interesse sul possibile ritrovamento di reperti perché, nel passato, è stata realizzata la vasca di drenaggio, e i reperti rinvenuti sono già in possesso della Soprintendenza, le aree interessate a nuovi scavi restano quelle adiacenti alla tribuna coperta, che sarà rimossa fra due anni, e dove posano le giostre".
"Quindi, prima di decidere cosa fare dello “Scida”, bisogna conoscere la volontà e le risorse necessarie per eseguire i lavori di scavo e di recupero, altrimenti lo Stadio rimarrà disponibile per altre attività sportive o di spettacolo. Non si può pensare, oggi, di demolire l’ospedale o lo stadio perché costruiti su zona archeologica. In un nuovo progetto, la struttura dello “Scida” potrebbe far parte integrante del Parco Pignera, ad esso confinante. Aree sostanzialmente occupate, organizzate ed in uso al Comune-proprietario da molto tempo”.