“Tentare di prevedere il futuro è come cercare di guidare in una strada di campagna, di notte, senza luci e con lo sguardo fisso allo specchietto retrovisore”, sosteneva Peter F. Drucker. In altre realtà, forse, ma non a Crotone. Crotone, che non è solo la terra di Milone, di Alcmeone, di Pitagora, solo per citare tre dei suoi personaggi più illustri. È anche una città di grandi vaticini, dove, cioè, si riesce a prevedere il futuro e ci si indovina, spesso.
di Sr* l’impertinente
In questa città, infatti, si è sviluppata, e anche molto, la pratica del vaticinare, cioè, del prevedere in anticipo come andranno a finire le cose, anche senza dover ricorrere, come in passato, a strani rituali.
Forse perché, questa pratica, trae le sue origini in tempi antichissimi, che risalgono addirittura alle civiltà mesopotamiche per passare poi alle grandi culture greca, etrusca e romana; ed a Crotone ha trovato terreno assai fertile.
Un anonimo diceva: “non direi che il futuro è necessariamente meno prevedibile rispetto al passato – penso che il passato non era prevedibile quando ha avuto inizio”. In terra crotoniate, invece, le cose si aggiustano in modo che possano poi accadere proprio come le si voleva.
Ieri, ad esempio, è stata annunciata la nomina da parte della Regione di Sergio Arena a direttore generale dell’Asp locale. Un incarico questo che, però, era ampiamente previsto, anche senza leggere i fondi del caffè.
Certo, i soliti giornalisti malpensanti hanno cominciato a dire che il bando è stato aggiustato in corso d’opera, perché, inizialmente, tra i 150 pretendenti lo stesso Arena non c’era, rientrando solo quando i criteri sono stati modificati. Che, in fondo, è come dire che, a partita praticamente cominciata, si sono cambiate le regole per stabilire chi doveva scendere in campo e chi no e per far giocare (e vincere) anche chi prima non doveva neanche partecipare.
Il noto attore comico Pino Caruso sosteneva che “il passato non mi preoccupa: i danni che doveva fare li ha fatti; mi preoccupa il futuro, che li deve ancora fare”. Un motto, questo, che ben si adatta a diverse scelte fatte dall’Amministrazione guidata da Ugo Pugliese.
Come, ad esempio, la nomina del neo assessore all’Urbanistica, De Luca, anche questa, prevista da mesi, anche se, per vederla concretizzata, il buon Rori, da sportivo sempre allenato, ha dovuto attendere a bordo campo e scaldarsi per parecchio, forse troppo tempo.
Così come era stato previsto che le postazioni di sottogoverno, tipo quelle nel Cda di Akrea, avrebbero, alla fine, “risarcito” candidati nella coalizione di maggioranza che non hanno raggiunto l’agognato scranno.
Tutto previsto, anche senza leggere le carte. Anche perché, se nel Comune le carte le avessero lette veramente, si sarebbero accorti, come hanno fatto tutti, che forse esisteva davvero un problema di incompatibilità del già citato De Luca, tanto che, alla fine, si è richiesto perfino un parere al Ministero dell’Interno.
Per Sant’Agostino “un fatto è ora limpido e chiaro: né futuro né passato esistono. È inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro”.
In molti, nella coalizione del governo cittadino, sia dentro che fuori il palazzo di piazza della Resistenza, devono essere degli accoliti del Santo d’Ippona, perché non aspettano di vedere mantenute le promesse ricevute nel futuro, ma le vogliono vedere concretizzate nel presente.
È passato solo un anno ma si sono già messe in marcia le truppe cammellate di coloro che vorrebbero passare all’incasso delle cambiali che sono state loro firmate, in cambio di una vittoria in questa consiliatura e non nella Prossima.
E come è ormai noto, per far cessare i mal di pancia nella maggioranza, esiste una ricetta facile facile, come nella migliore tradizione crotonese: le “vrasciole”, da intendersi come prebende.
“La gente si preparava sempre al domani. A me sembrava assurdo. Il domani non si stava certo preparando per loro. Non sapeva neppure che esistessero”: così scriveva, nella sua epoca, il buon Cormac McCarthy. E sembra proprio calzante, la frase, con quello che sta accadendo anche in Provincia, con Nicodemo Parrilla, sindaco di Cirò Marina e presidente dell’ente intermedio, che dice di disconoscere l’Italia del meridione alla quale era stato avvicinato, insieme a Pugliese.
Peccato, però, che l’Idm, nelle fattezze dell’ex senatore Nicodemo Filippelli e dei suoi candidati, siano stati determinanti per la vittoria di Parrilla al Comune e, di conseguenza, per la candidatura alla presidenza dell’ente intermedio.
In fondo, i voti sono come i soldi, quando entrano in tasca, non puzzano più e, parafrasando un vecchio adagio popolare, si può tranquillamente affermare: “Agosto, alleato mio non ti conosco” … anche se mi hai fatto eleggere.
* Simbolo dello stronzio